< Torna alla categoria

Il significato dell’incenso

Liturgia15 Agosto 2019
Testo dell'audio

L’elevarsi in nubi di gradevole fumo, conferisce all’azione liturgica una maggiore dignità, magnificenza e solennità. Perciò la Chiesa ha onorato molte esecuzioni liturgiche con l’uso dell’incenso; tra queste, la più alta e la più nobile, particolarmente profonda e significativa, è la celebrazione del S. Sacrificio della Messa.

Le chiare nubi dell’incenso che si librano verso il cielo avvolgono l’altare e riempiono il santuario con il loro amabile profumo, sono ancora più appropriate per marcare e far risaltare meglio la maestà di un tale Sacrificio, e così rendere più visibile l’altare terreno come simbolo dell’Altare Celeste (Ap. 8,3).

L’incensazione si trova all’inizio della funzione liturgica, cioè tra l’introito ai piedi dell’altare e l’introito vero e proprio, così come anche quando inizia il Sacrificio con l’oblazione. Vengono adornati e glorificati, inoltre, altri due punti salienti: il Vangelo, dove il Signore è presente come Maestro, e la consacrazione, quando Egli è sull’altare come Agnello sacrificato.

Le nubi d’incenso sono qui il simbolo dell’apparizione e presenza del Signore nel SS. Sacramento e nella Sua parola. Già nell’Antico Testamento la Gloria del Signore appariva nel Tabernacolo; e nel gran giorno dell’Espiazione il Sommo Sacerdote avvolgeva il Santo dei Santi in una nube d’incenso come segno della Rivelazione di Yaveh in questo venerabile luogo. Una nuvola avvolgeva la Sacra Tenda che Mosè aveva eretto e ordinato, e la Gloria del Signore la riempiva, tanto che Mosè non osava entrarvi.

Durante tutta l’attraversata del deserto, questa nuvola miracolosa rimase presso la Sacra Tenda. Durante il giorno appariva scura su di essa e durante la notte infuocata (Es. 40,34-38). Anche nel Santuario stesso permaneva la benevola presenza del Signore, poiché Egli troneggiava sempre in una nuvola sopra l’Arca dell’Alleanza; e ogniqualvolta Mosè voleva interpellarLo, veniva qui per sentire la Sua volontà. “Apparirò sulla nuvola sopra il luogo delle sentenze” (Lev. 16,2). 4.

Si può considerare la prima incensazione nel rito della Messa come la solenne conclusione della preghiera dell’introito ai piedi dell’altare: il rito è semplice e viene eseguito senza essere accompagnato da preghiere. Il celebrante mette tre volte dell’incenso sui carboni incandescenti, mentre dice: “Ab illo benedicaris – in cuius honore – cremaberis. Amen” (“Sii benedetto da Colui in onore del quale verrai bruciato. Amen”). Dopo queste parole egli fa il segno di croce sui chicchi d’incenso che bruciano. Questa formula della benedizione dice quale sia il primo scopo dell’incenso: la glorificazione del Nome divino.

L’incenso non viene usato nella liturgia per gratificare, col suo amabile profumo, l’odorato dei fedeli [p. 324], ma piuttosto per infondere un profondo timore reverenziale verso Misteri così grandi. Per primo si venera dovutamente, tramite l’incenso, la croce dell’altare, ossia il SS. Sacramento. Se il Santissimo Sacramento non è esposto, allora s’incensano le reliquie 4 dell’altare o le immagini dei santi.

Questa incensazione è, in primo luogo, segno di venerazione verso i Beati del Cielo che come il cinnamomo e il balsamo danno un odore dolce e come la preziosa mirra offrono un fragrante profumo (Sir. 24,20); con l’ossequio di cui è segno, inoltre, essa deve muovere i santi affinché, con la loro potente intercessione davanti al trono di Dio, ci ottengano misericordia e accondiscendenza alle nostre suppliche.

In questo momento il sacerdote, sostenuto dall’intercessione dei santi, ha pregato Dio per una perfetta purificazione del cuore: le nuvole d’incenso profumato che avvolgono l’altare sono simbolo di quelle preghiere e dei meriti dei santi; ed esprimono in questa forma simbolica le preghiere appena recitate, cioè la richiesta d’intercessione dei santi.

L’altare, dotato delle reliquie dei santi, consacrato solennemente dal vescovo, è il luogo del Sacrificio da contemplare con religioso e venerabile fremito: è il nostro Santo dei Santi. Tramite l’incensazione si vuole rendere presente alla memoria l’alta sacralità dell’altare. Le nubi d’incenso benedette, poi, non sono una semplice esortazione, ma esse mediano, anche, il necessario aiuto dall’Alto per entrare con retta intenzione nel Santo dei Santi e stare all’altare con cuore devoto a celebrare il Santissimo Sacrificio.

Allo stesso tempo, le nuvole profumate indicano che il Sacrificio eucaristico è un “odore amabile” che sale verso il Cielo ed è, per noi, la fonte di tutti i profumi spirituali della Grazia. Infine, lo stesso sacerdote celebrante – e lui solo –, come rappresentante visibile dell’invisibile Sommo Sacerdote Gesù Cristo, riceve tre volte l’incenso, in segno di venerazione dovuta al suo nobile ufficio.

L’incensazione all’inizio della messa si applica soprattutto all’altare. Esso, tramite la misteriosa e celeste atmosfera che suscitano le nubi d’incenso, viene caratterizzato come il luogo eccelso del Sacrificio e dell’adorazione. La nostra cerimonia, così solenne, così significativa e tanto edificante, deve indurre tutti i presenti a una sacrale disposizione d’animo e, contemporaneamente, richiamarli al pensiero che – come l’incenso si consuma nella brace incandescente – così anche essi possono offrire la propria vita nel fuoco e nelle fiamme dell’amore, come prezioso olocausto a gloria e servizio di Dio.

Da Facebook