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Il Santo Sacrificio della Messa – Il centro del culto cattolico – Parte VII

Liturgia20 Ottobre 2022
Testo dell'audio

Chi non ha sin dall’infanzia i più dolci e puri ricordi della celebrazione della Messa, anche se vi ha assistito solo in una povera chiesa di villaggio! E questa attrazione magnetica non è di oggi, né di ieri, né morirà forse domani. 

Non è il potere fittizio della novità. Più di quindici secoli fa, il Santo Sacrificio ha attirato i nostri antenati attorno all’altare con un potere che ha vinto tutti i terrori della persecuzione, che spesso irrompeva nella pacifica celebrazione della Santa Messa. S. Dionigi di Alessandria, che visse nel terzo secolo, così racconta: “Pur se cacciati e perseguitati da tutti, anche allora non abbiamo omesso la celebrazione del Santo Sacrificio. In ogni luogo, ovunque ci trovassimo, strappati gli uni dagli altri, sopportando le nostre numerose prove, il campo, il deserto, la nave, le tane degli animali ci servivano come templi per la celebrazione del Santo Sacrificio”. 

Quando la tempesta della persecuzione infuriava in tutto il mondo, il flusso di grazia e benedizione riversava dalla Santa Messa celebrata nelle Catacombe, o in caverne sotterranee; proprio come, in un periodo molto più tardo, questo Santo Sacrificio, perseguitato dal Protestantesimo, trovò rifugio nelle soffitte. Ma anche in queste situazioni di estrema gravità, il potere attrattivo della Messa non si indebolì. I Cattolici scesero nelle tane sotterranee, nelle Catacombe, e si arrampicarono sotto le travi delle case, per pregare per coloro il cui odio aveva spinto ciò che era loro più santo negli angoli più miserabili, e che si davano arie in edifici elevati dalla pietà cattolica”. 

Cosa non dovrebbe essere per noi sacerdoti il Santo Sacrificio, e cosa non dovremmo essere noi sacerdoti per il Santo Sacrificio? Il sacerdozio è stato istituito per l’Eucaristia. La nostra vita sacerdotale è fatta di doveri ad essa connessi. A tal fine siamo stati scelti dal mondo e separati da esso. Il sigillo di Gesù Cristo è impresso su di noi; lo spirito e le vie del mondo, e anche le cose ammissibili del mondo dovrebbero essere per noi quello che non sono per gli altri. Con lo scalpello dello Spirito Santo è stato inciso un carattere invisibile sulla nostra anima, affinché possiamo essere per sempre proprietà del Santissimo Sacramento. Cosa siamo, e cosa dovremmo essere? Solo una volta Maria attirò il Verbo Eterno dal cielo, mentre ogni giorno noi sacerdoti Lo trasciniamo dal cielo alla terra. 

Ella ha portato Gesù tra le sue braccia fino all’età della fanciullezza, ma per noi Egli prolunga la Sua infanzia per tutta la vita. Possiamo guardare il volto di nostra Madre e dirle che in questo senso siamo più grandi di lei, e non pensare alla santità che il nostro maestoso ufficio ci richiede? Oh, quanto sarebbe felice il lungo martirio della nostra vita spirituale, se solo aspirassimo alla santità sacerdotale! L’attrazione dell’Eucaristia dovrebbe essere la nostra vocazione, il nostro spirito ecclesiastico, la nostra gioia. I fuochi dell’inferno non possono in tutta l’eternità bruciare il carattere sacerdotale impresso sulla nostra anima nell’ordinazione; ma gli splendori del cielo faranno risplendere quel carattere sacro con tanto più splendore.

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