Il Santo Sacrificio della Messa – Il centro del culto cattolico – Parte II

- L’opera della redenzione considerata storicamente, cioè, nel suo benevolo inizio, nel suo progresso benedetto e nel suo glorioso compimento, è anche in questo aspetto rappresentata nel Sacrificio Eucaristico, perché essoè un memoriale vivente di tutte le meraviglie e i misteri che l’amore redentore del Dio trino ha operato per la salvezza dell’uomo. Memoriam fecit mirabilium suorum, misericors et miserator Dominus; escam dedit timentibus se (Sal 110, 4 – 5). I misteri gioiosi e gloriosi dell’Incarnazione, vita, morte e gloria del Salvatore del mondo sono posti dinanzi agli occhi della fede nella celebrazione della Messa. Alla presenza del Signore sull’altare, nell’incruento Sacrificio della Messa, si possono applicare le parole del profeta: Ecce Salvator tuus venit: ecce merces ejus cum eo, et opus ejus coram illo. – “Ecco viene il tuo Salvatore: ecco la Sua ricompensa è con Lui, e la Sua opera prima di Lui” (Is 62, 11). Sì, l’Uomo-Dio viene sull’altare per sacrificare Se stesso per noi; ma dove Egli è presente, appare anche l’opera e il prezzo della redenzione da Lui compiuta; – con Lui sono inseparabilmente unite.
Nella Messa, prima di tutto, viene celebrata e rappresentata la morte dolorosa e cruenta di Cristo sulla Croce. Ora, come nella morte sacrificale di Cristo sulla Croce tutti gli altri misteri della redenzione in parte culminano e in parte hanno la loro radice, così devono anche incontrarsi e riunirsi nel Sacrificio incruento dell’Altare, perché è la rappresentazione viva e reale del Sacrificio cruento della Croce. Con la consacrazione separata del pane e del vino, il Corpo e il Sangue di Cristo vengono offerti sotto il segno della morte; quindi, l’altare diventa il Monte Calvario, la Croce satura del Suo Sangue.
Anche le meraviglie dell’Incarnazione, – di Betlemme – si ripetono: l’altare diventa il presepe, il Bambino Gesù vi giace nascosto nell’umile piccola Ostia.
Non di meno si rinnova in misteriosa realtà sull’altare tutto ciò che è accaduto nella vita di Cristo, da Betlemme al Golgatha. Nel frattempo “sono trascorsi tre e trent’anni del pellegrinaggio terreno del Signore, anni mai visti prima sulla terra, anni che brillavano della luce più splendente, risplendente di grazia e benedizione, verità e misericordia, coronata dalla presenza, dalla dimora e dai viaggi del Figlio di Dio quaggiù” (Eberhard). Questa silenziosa, umile, nascosta, obbediente, adorabile vita di preghiera e sacrificio viene continuata dal Salvatore fino alla fine dei tempi sotto il velo delle Specie eucaristiche per l’onore di Dio e il bene dell’uomo. Il Sacrificio Eucaristico, infine, è anche un memoriale della gloria del Signore – della Sua Risurrezione e Ascensione. Come il Salvatore risorto apparve ai Suoi trasfigurato, dicendo loro con fiducia: “Pace a voi; sono Io, non temete”, così ora Egli è e rimane con noi, vicino a noi e in mezzo a noi nella Sua gloria nascosta e con le Sue ferite indolori, per consolarci, per rallegrarci, per benedirci e proteggerci.
Noi vediamo così nel Sacrificio Eucaristico non solo la corona gloriosa della grande opera della redenzione, ma vi abbiamo anche la sintesi e il rinnovamento di quegli adorabili misteri di profondo annientamento e gloria suprema, che Cristo ha compiuto sulla terra per amore nostro e per la nostra redenzione. In un modo semplice e insieme grandioso, la celebrazione della Messa pone davanti agli occhi dei fedeli il modo in cui nostro Signore è disceso dalle altezze del cielo per visitarci, grazie alla misericordia del nostro Dio (Lc 1, 78); come non ha aborrito il grembo della Vergine (non horruisti Virginis uterum – Te Deum) né la dura mangiatoia (Praesepe non abhorruit – Inno ecclesiastico); come Egli simile a un gigante è entrato con gioia e si è affrettato con esultanza attraverso lo spinoso percorso della nostra redenzione (Sal 18, 6); come ha vissuto e camminato tra gli uomini sotto l’umile aspetto di un servo, insegnando, guarendo, facendo del bene, elargendo benedizioni; come Egli, infine, discese nelle più grandi profondità del dolore e dell’ignominia, e dalle ombre del sepolcro si elevò alla gloria più luminosa dei cieli.
Questi santi misteri, contenuti come in embrione nel Sacrificio Eucaristico, sono pienamente sviluppati e splendidamente mostrati nel rito sacrificale della Chiesa; perché nel corso dell’anno le formule della Messa alternandosi nel dovuto ordine, pongono separatamente davanti a noi e rappresentano a loro volta chiaramente i misteri della grande redenzione. Il Sacrificio Eucaristico è intimamente legato alla celebrazione dell’anno liturgico; perché il Santo Sacrificio vi trova la sua piena spiegazione. Il ciclo dei giorni festivi e dei tempi santi getta il suo fulgore e le sue ombre sull’altare: il desiderio silenzioso e le gioiose anticipazioni dell’Avvento, la benedizione del cuore e la deliziosa pace dell’anima della bella notte di Natale, il severo spirito penitenziale e i sentimenti di amaro rammarico della Quaresima, i dolori indicibili, l’oscurità e il lutto della Settimana Santa, la gloria esultante e gli Alleluia di Pasqua, la gioia e la felicità celeste della grazia dell’Ottava di Pentecoste trovano nella celebrazione liturgica della Messa espressioni appropriate e toccanti. All’altare le nostre orecchie sono salutate in un tempo con il suono del lamento dolente, in un altro con i toni della gioia e della lode; là vediamo il sacerdote ora con il colore dell’amore o della speranza, e ancora in quello della gioia o del dolore.