< Torna alla categoria

Il Sacro Cuore e Montmartre

Tesori del Mondo19 Giugno 2021
Testo dell'audio

«Non ci basta un aiuto ordinario. Occorre un atto eclatante di misericordia divina e non crediamo di poter trovare una protezione più efficace di quella che otterremmo rivolgendoci al Sacro Cuore di Nostro Signore Gesù Cristo»: in questo modo un umile commerciante francese motivò la scelta di investire tempo e ingenti risorse in un grandioso progetto, la costruzione di una chiesa votiva dedicata al Sacro Cuore. Ciò accadde in un tempo di gravi tumulti, tanto sul fronte politico (la Francia era da poco uscita sconfitta dalla guerra franco-prussiana) quanto su quello ecclesiale (con l’interruzione del Concilio Vaticano I, a seguito della breccia di Porta Pia e della conseguente annessione di Roma al Regno d’Italia).

Il commerciante si chiamava Alexandre Félix Legentil ed era proprietario dei grandi magazzini di tessuti Au Petit Saint-Thomas, a rue du Bac. Era inoltre presidente della Società di San Vincenzo de’ Paoli. Insieme a suo cognato, il pittore Hubert Rohault de Fleury, fu promotore di un voto nazionale al Sacro Cuore in riparazione allo spirito rivoluzionario, che aveva insanguinato la Francia dell’epoca. Erano anni in cui la devozione al Sacro Cuore trovava sempre maggiore terreno ove attecchire, all’interno della Chiesa, anche in forza della recente beatificazione di Margherita Maria Alacoque.

Nel progetto di costruzione della chiesa voluta da Legentil e da suo cognato ebbe un ruolo importante anche mons. Joseph Hippolyte Guibert, da poco investito della carica di arcivescovo di Parigi. Questi pure si trovava in una posizione, per così dire, “scomoda”: ben tre fra i suoi più recenti predecessori erano andati incontro a morte violenta.

Fu l’arcivescovo Guibert, comunque, ad approvare, il 18 gennaio 1872, il testo del voto proposto dalla coppia di devoti laici e fu sempre questi a scegliere la collina di Montmartre quale sede del luogo di culto. Optò per questo spazio, in seguito ad una visita pastorale alla parrocchia di Saint-Pierre de Montmartre. Si trattò di una decisione dal potente valore simbolico, per due motivi almeno. Anzitutto, Montmartre era stato reso l’anno precedente deposito di pezzi d’artiglieria per i difensori della Comune di Parigi: si trattava, in definitiva, di un baluardo della fronda rivoluzionaria nella capitale. In secondo luogo, questo fu il terreno sul quale venne versato il sangue di san Dionigi, primo vescovo di Parigi, decapitato in ragione della propria fede durante le persecuzioni contro i cristiani da parte o dell’imperatore Decio (251) o forse dell’imperatore Valeriano (258).

Una volta scelto il sito, questo divenne in poco tempo meta di pellegrinaggio. Il cantiere era stato aperto da poco e ci sarebbero voluti decenni, prima che l’opera si potesse dire conclusa. Tuttavia, l’arcivescovo dispose la costruzione di una cappella temporanea, in grado di ospitare oltre un centinaio di fedeli per volta. Essa avrebbe dovuto aiutare i pellegrini a conoscere e apprezzare Montmartre come nuova possibile tappa per i loro viaggi a scopo votivo o penitenziale.

La costruzione fu completata alla vigilia della prima guerra mondiale e fu consacrata nel 1919. Nel sesto anno di pontificato, Benedetto XV firmò l’epistola Amor ille singularis, destinata al card. Leone Adolfo Amette, arcivescovo di Parigi. Vi si leggono queste parole: «L’amore assolutamente speciale che la Sede Apostolica ha sempre nutrito per la Francia fa sì che, mentre si avvicina la solenne consacrazione, a Montmartre, della basilica dedicata al Santissimo Cuore di Gesù, tale solennità Ci appaia come una festa di famiglia e vogliamo inviare costà un Nostro Legato che Ci rappresenti durante il sacro rito».

 

Questo testo di Rino Zabiaffi è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it

Da Facebook