Il Rosario. Teologia in ginocchio

Mons. Florian Kolfhaus, officiale della Segreteria di Stato, ci offre un buon modo per recitare il Rosario con frutto, in questo volume intitolato Il Rosario. Teologia in ginocchio (Cantagalli, Siena 2014, pp. 120, € 9,00). L’autore svolge edificanti meditazioni all’insegna di un “massimalismo mariano” davvero encomiabile, come denota, tra l’altro, il sostegno dato alla tesi “immortalista”: «Maria non è morta. […] Il suo ritorno a casa era così come Dio lo volle per Adamo ed Eva, se non avessero peccato» (p. 103).
Mons. Kolfhaus spiega brillantemente che il cattolico non può non essere mariano. Nell’amore a Maria Santissima, come insegna san Massimiliano Kolbe, non si esagererà mai abbastanza, perché mai l’uomo potrà amarla quanto suo Figlio Gesù. Per diventare santi e arrivare a Cristo è necessario andare a scuola dalla Madonna, che ci istruisce proprio con il Rosario: «Chi lo recita – scrive mons. Kolfhaus – studia la teologia in ginocchio» (p. 11).
Attraverso la ripetizione regolare dell’Ave Maria viene rafforzato e affinato il sensus fidei, si ottengono grandi grazie e si vincono tante battaglie. In effetti, «le crociate sono state vinte con il Rosario in mano: la battaglia di Lepanto, in ricordo della quale fu istituita la festa della Madonna del Rosario, la vittoria contro l’assedio turco di Vienna, che ancora oggi festeggiamo come Santissimo Nome della Beata Vergine Maria, e il ritiro pacifico delle truppe russe dall’Austria, per il quale i credenti avevano recitato pubblicamente il Rosario ogni giorno» (pp. 13-14).
De Maria numquam satis, di Maria non si dirà mai abbastanza e dunque non si può non essere “massimalisti”. Solo alla Madonna infatti si deve il culto di iperdulia, perché è l’unica, tra tutte le creature, a potersi fregiare del titolo di Madre di Dio. E per questo a Lei si attribuiscono i titoli cristologici: Maria è la nuova Eva, la Regina, la Mediatrice, la Salvatrice e (perché no?) la Corredentrice, associata in modo unico all’opera di Gesù. Ciò che Cristo è e possiede (de condigno), grazie alla sua natura divina unita con quella umana, ha voluto comunicare a sua Madre per alzarla sul Suo stesso trono.
Il libro di mons. Kolfhaus «è con speranza un contributo alla competizione “massimiliana”, cioè di massimalismo mariano, riguardo all’aumento sempre maggiore della lode per Maria» (p. 34). «Voglia Dio che si prenda parte con ardore alla gara bandita da San Massimiliano Kolbe e che insieme a lui si aspiri a superarsi gli uni gli altri nell’amore per Maria» (p. 35). È l’augurio che ci facciamo anche noi.
Questo testo di Gianandrea de Antonellis è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it