Il passaggio dalla meditazione alla contemplazione

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.
Il fatto che la contemplazione sia perfetta più della meditazione non significa che occorra abbandonare la meditazione prima che Dio lo voglia, prima che Egli ci dia la capacità di contemplare: se ho in mano un biglietto del treno per Roma, non mi presento all’aeroporto. Ciò che importa in questo, come in ogni cosa, è fare la volontà di Dio.
Come posso sapere che Dio voglia che si inizi a contemplare? San Giovanni della Croce ci fornisce delle indicazioni, di cui la principale è la facilità di pregare in un modo piuttosto che in un altro. Se la meditazione diviene pesante, faticosa, difficile o complicata e la persona non riesce a seguirla né a concentrarsi, questo può essere un’indicazione (negativa) che Dio non vuole che si continui a meditare (a meno che non sia una manifestazione della depressione). Se invece una preghiera più astratta diviene più facile, come per esempio l’adorazione, la pratica della presenza di Dio o il ringraziamento dopo la Santa Comunione, questo può essere un’indicazione (positiva) di come Dio voglia che la persona inizi a contemplare.
Padre Tommaso di Gesù OCD (nella foto) fa notare che l’indole più adatta alla contemplazione è quella calma, tranquilla ed ammiratrice e che una persona entrata nella via dell’orazione risolutamente e coraggiosamente, ben decisa a ‘non abbandonarla mai, qualunque siano le sofferenze, le difficoltà o le tentazioni che si presentano’, raggiungerà la perfetta contemplazione.
Poiché la contemplazione è perfetta più della meditazione, bisogna lasciare da parte la meditazione, quando si riesca a contemplare. Questo non significa però che si debba lasciare da parte gli oggetti che formavano la materia delle nostre meditazioni, come i misteri della Fede e soprattutto il Signore Stesso e la Sua Dolorosa Passione e Morte. Questi possono divenire il tema della nostra lectio divina e della nostra lettura spirituale, che possiamo fare anche in modo meditativo; possono divenire altrettanto l’oggetto della preghiera vocale interna, ogni volta che vediamo il crocifisso o la croce.