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Il motivo dell’avvicinamento al mondo

Liturgia02 Maggio 2018
Testo dell'audio

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

Nella prima parte di questo saggio abbiamo considerato la motivazione ecumenica per i cambiamenti fatti al Rito antico: in altre parole, la motivazione di avvicinamento al protestantesimo; nella seconda parte consideriamo la motivazione dell’avvicinamento al Mondo.

Si possono trovare prove di tale motivazione nelle opere di mons. Bugnini (La Riforma Liturgica) e dei suoi quattro collaboratori: i padri Augé (sulle collette), Raffa (sulle segrete) Feveretti (sulle Post-comunioni) e Braga (sul nuovo Messale romano e i Propri dei santi): vedi i rispettivi articoli in Ephemerides Liturgicae 84 (1970).

Mons. Bugnini parla di “adattamenti” (La Riforma Liturgica III 25.1 p. 39160); don Augé parla dell’abbreviare testi troppo negativi, moraleggianti o polemici (p. 298); don Braga parla di non voler creare «difficoltà per la psicologia dell’uomo che sperimenta altri problemi, che ha un altro modo di pensare e che vive una situazione materiale e disciplinare differente» (p. 272).

Don Braga, quando giustifica i cambiamenti ai Propri dei santi, parla di necessità ecumeniche, adattamento alle nuove posizioni che la Chiesa ha assunto, il sopraggiungere di «punti di vista devozionali o modi particolari di invocare e venerare i santi […] per portare alla luce nuovi valori e nuove prospettive» (p. 419).

Limitiamoci a discutere due dei concetti principali dei riformatori liturgici: “negatività” e “l’uomo d’oggi”.

Nell’Ampleforth Journal, estate 1971, p. 59 (citato da Michael Davies, MD p. 150) si osserva, riguardo alla “negatività”, che «tentativi di definirla in termini filosofici o teologici tendono a condurre al nulla». Come dobbiamo intenderla allora? Dal punto di vista della Fede, parlare di realtà come il peccato e l’Inferno non è negativo, bensì positivo, perché ci aiuta ad evitarli.

Chiamiamo un faro negativo? O una ringhiera lungo il sentiero di una rupe? O, in altre parole, se noi chiamiamo “negativo” il parlare dell’Inferno, allora è sicuramente più negativo esserci: perciò è positivo parlarne, al fine di evitarlo. Infatti, peccato e Inferno e le altre “parole dure” (Gv 6, 61) di Nostro Signore sono negative solo dal punto di vista del Mondo: dal punto di vista di qualcuno che non ha Fede. Poiché, se non corrispondono alla realtà, chiaramente è solo deprimente pensarci.

Chi è l’uomo di oggi così riverito dai riformatori liturgici? L’uomo, oggi, è lo stesso di sempre: caduto e bisognoso della Grazia e della vita ascetica. La santa Messa secondo il Rito antico si interessa all’uomo inteso in questo modo, si interessa a lui da 2000 anni: si interesserà a lui per sempre. Se l’uomo di oggi non condivide questa visione di sé stesso, allora deve cambiarla perché è falsa: non è la Messa che deve cambiare.

Ma l’uomo di oggi ha, in effetti, una diversa visione di sé stesso? Aveva davvero il desiderio di riformare la Messa? Michael Davies osserva (MD p. 83): «Decisamente non c’era alcun desiderio diffuso di cambiamento liturgico nei Paesi di lingua inglese prima del Vaticano II tra i laici, il clero parrocchiale o i vescovi». Non era desiderato dai fedeli: piuttosto venne loro imposto, prendendo le loro sensibilità in minor considerazione di quello che aveva fatto la riforma di Martin Lutero [161]. Questo spiegherebbe l’alienazione dei fedeli dalla Messa nelle decadi che sono seguite [162].

No, il desiderio di cambiamento venne piuttosto da una minoranza di intellettuali. Evelyn Waugh scrisse sul Tablet [163] riguardo ai proponenti del cambiamento liturgico: «Li guardavamo come bislacchi inoffensivi, che tentavano di fare un artificioso studio di laboratorio delle abitudini dal II secolo… improvvisamente troviamo i bislacchi in autorità» [164].

Sono questi intellettuali che hanno creato l’ideale dell’“uomo d’oggi”: l’ideale dell’uomo che non è caduto, ma è interamente buono: che è, in effetti, il soggetto non della natura lapsa, ma della natura elevata ed hanno adattato la liturgia a lui: al fine di lusingarlo e di confermargli questa falsa visione di sé stesso.

Ora lo spirito dell’uomo caduto è lo spirito del Mondo [165] e l’introduzione deliberata dello spirito del Mondo nella Chiesa è niente meno che una rivoluzione. Facciamo riferimento ai capitoli 2, 3 e 4 del libro di Michael Davies: Pope Paul’s New Mass, che è il terzo volume della trilogia Liturgical Revolution.

I capitoli portano i rispettivi titoli: Revolutionary Legislation, Reform or Revolution? ed A Successful Revolution. Come dichiara (p. 81), «lo scopo di una rivoluzione è di sovvertire l’ordine esistente» e mostra come questo ordine esistente fosse effettivamente distrutto ed un nuovo ordine creato. Riguardo alla distruzione dell’ordine antico [166], la condanna più schiacciante è quella di Dietrich von Hildebrandt: «Veramente, se a uno dei diavoli nelle The Screwtape Letters di C.S. Lewis fosse stato affidato il compito di rovinare la liturgia, non avrebbe potuto fare meglio» [167].

In rapporto alla creazione di un nuovo ordine, ci riferiamo a mons. Bugnini, che scrive che «la riforma liturgica è una grande conquista della Chiesa cattolica con proiezioni ecumeniche… una specie di battistrada» (Notitiae 92, aprile 1974, p. 126, MD p. 81). I riformatori sono rivoluzionari allora, i creatori di un ordine nuovo: nuovi uomini che creano nuove cose, novi homines che creano novas res [168] e uniti nel loro disprezzo per il passato: «non hanno alcun amore», scrive il card. Antonelli [169], «alcuna venerazione per ciò che è stato tramandato. Hanno in partenza disistima contro tutto ciò che vi sia attualmente. Una mentalità negativa, ingiusta e dannosa».

Ci associamo alle parole di Martin Mosebach (nella foto) in questo rapporto, nel suo libro L’eresia dell’informe (Cantagalli, Siena, 2009, cap. 2): «La mancanza di riguardo con cui qualche cosa che è stato venerato e che ora non lo deve essere più, è profanato, eliminato, soppresso, gettato via, liquefatto e svenduto, è volgare» [170]. Essi demoliscono “il vecchio edificio” (nell’immagine citata nell’introduzione al presente saggio), che non era solo un edificio, ma una casa e la casa di Dio: la sua più antica, la sua più gloriosa e più sacra. Essi lavorano in un modo caratterizzato dall’«incompetenza di molti, sete di novità, discussioni affrettate, votazioni caotiche pur di approvare al più presto» (don Nicola Bux, pag. 50, La Riforma di Benedetto XVI, La Liturgia tra Innovazione e Tradizione, che riassume la valutazione del card. Antonelli).

Essi costruiscono una nuova casa, che serve allo stesso scopo dell’antica, ma non è più appropriata ad esso. Poiché, come tutti i rivoluzionari, essi traggono ispirazione non dalla Fede, ma dal Mondo e al centro del Mondo non si trova Dio, ma l’uomo [171].

CONCLUSIONE

La conclusione di questo saggio ha due risvolti: il primo, che la teologia del Rito antico è cattolica e la teologia del Nuovo rito è protestante; il secondo, che la teologia del rito antico è quella del culto di Dio e la teologia del Nuovo rito è quella del culto dell’uomo.

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160 «La tradizione deve inserirsi nel contesto storico di ogni tempo, tenendo fede ai principi dottrinali, ma adattandosi sul piano pratico delle attuazioni».

161 Vedi la citazione di monsignor Gamber nella Parte I sopra.

162 Vedi l’epilogo di questo saggio.

163 «We looked upon them as harmless cranks who were attempting to devise a charade of second-century habits. Suddenly we find the cranks are in authority». 15 febbraio 1964, MD p. 83.

164 Si tratta qua della Corruption Theory, mantenuta da padre Jungmann. A riguardo, Jean Guitton cita nel suo libro Paolo VI segreto, Edizioni paoline, Roma, 1981 (pp. 158-159 della versione francese), la pretesa del Papa che ci fosse una tradizione liturgica antica che «è stata oscurata nel corso dei secoli e sopratutto nel Concilio di Trento: cette tradition (dans la liturgie) a été obscurcie au cours des siècles et particulièrement au concile de Trente».

165 Due caratteristiche di questo spirito particolarmente manifeste nel culto dell’uomo sono la superbia e la pigrizia (o acedia, pigrizia spirituale): esaltando ciò che è soggettivo e sminuendo ciò che è oggettivo — se richiede il minimo sforzo dal soggetto. Abbiamo già segnalato la presenza di questo vizio nel disgusto per il latino. Osserviamo adesso che la partecipazione al Rito antico è più esigente che al Nuovo, non solo per riguardo alla lingua ma anche, ed essenzialmente, riguardo all’oggetto di questa partecipazione, cioè il santo Sacrificio.

166 Nel processo di questa distruzione possiamo distinguere 4 gradi di degradazione sul livello linguistico: I) il testo latino del Nuovo rito; II) le false traduzioni che seguivano; III) la licenza data al celebrante di cambiare parti della Messa (vedi la sezione sulle rubriche sopra); IV) gli “abusi liturgici”.

167 The Devastated Vineyard p. 71, MD p. 80.

168 Il termine latino per rivoluzione.

169 Nel Il cardinale Ferdinando Antonelli e gli sviluppi della Riforma Liturgica dal 1948 al 1970, di N. Giampietro, Pontificio Ateneo, sant’Anselmo, Roma 1988, p. 258, citato in Liturgia pp. 158-159.

170 «Die Ruecksichtslosigkeit, mit der man einst Verehrtes, das nun nicht mehr verehrt werden soll, profaniert, ausrangiert, abschafft, wegwirft, einschmilzt und verhoekert, ist vulgaer».

171 Il professor de Mattei osserva che il giovane Montini vedeva nel “movimento liturgico” «la formulazione ecclesiale dell’umanesimo maritainiano» (p. 569 op. cit.). Quanto al culto dell’uomo, citiamo le parole profetiche (scritte nel 1920) del cardinal Louis Billot S.J. in riferimento a Dan. 9.27 in La Parousie (p. 122): «Quelque nouveau monstre d’idolatrie établi dans nos temples devenus les temples du Dieu Humanité, du Dieu Raison, du Dieu Immanent au monde, triomphant enfin après tant d’efforts de la libre pensée du Dieu Transcendant de la Révélation chrétienne…installé en plein soleil, au lieu et à la place des Tabernacles renversés de Notre-Seigneur Jésus: Qualche mostro nuovo dell’idolatria stabilito nei nostri tempi divenuti tempi del Dio Umanità, del Dio Ragione, del Dio immanente al mondo, trionfante finalmente dopo tanti sforzi del libero pensiero su Iddio Trascendente della Rivelazione cristiana… installato in pieno sole nel luogo e al posto dei tabernacoli rovesciati di Nostro Signore Gesù».

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