Il monastero di Santa Chiara

Ai margini nord-ovest del centro urbano di Acquapendente, sul colle un tempo denominato “poggio del Massaro”, è ubicato il monastero di clausura di santa Chiara. Sul posto era eretta probabilmente un’antica fortezza a difesa della città: per tale motivo la località era nominata anche “La Cittadella”. Nel 1333 l’autorità pontificia concesse a fra’ Tommaso d’Acquapendente, Padre Provinciale dei Minori Conventuali, la facoltà, a sue spese, di costruire sul colle il monastero, adattando il maniero e destinandolo a sede della comunità religiosa delle Clarisse.
A fine ’700/inizi ’800 le truppe napoleoniche in transito in zona allontanarono le monache dalla struttura, per adibirla a caserma. Solamente nel 1815 poterono reinsediarvisi. Purtroppo nel 1870 i beni immobili del monastero, come quelli degli altri enti religiosi, subirono la confisca da parte dello Stato Italiano, ma all’inizio del ’900 cinque monache superstiti della comunità delle Clarisse acquistarono in proprio dal Comune di Acquapendente il complesso del loro monastero, al quale poi con decreto del Presidente della Repubblica del 18 giugno 1952 venne riconosciuta la “personalità giuridica”. Da alcuni anni la comunità monastica delle Clarisse ha aggiunto alla professione religiosa il voto di consacrazione all’Immacolata, per conformarsi a Cristo attraverso la Santissima Vergine, nell’impegno apostolico di farla conoscere, amare, imitare e glorificare con la preghiera continua, l’offerta di sé e il sacrificio di lode.
La vita delle Clarisse dell’Immacolata all’interno del monastero è basata sulla liturgia quotidiana, con la celebrazione della Santa Messa conventuale e l’ufficio divino in lingua latina secondo la Tradizione, la preghiera personale, il silenzio, ma non viene trascurata la comune legge del lavoro tramandata da san Francesco e santa Chiara. Le monache di Acquapendente, come Clarisse, sono infatti delle autentiche professioniste nella realizzazione di finissimi lavori di ricamo, confezioni di arredi sacri, lavori di uncinetto e rammendi, senza trascurare i pregevoli lavori di restauri e riporti di ricami ecclesiastici e lo stiro della biancheria per diverse parrocchie di Roma. Come attività secondaria, le monache provvedono anche alla produzione di statuine sacre e presepi in gesso, dipinti a mano.
Questo testo di Giulio Geronzi è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it