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Il miracolo di suor Nazarena

Storia20 Settembre 2018
Testo dell'audio

Nei pressi del Circo Massimo, visse, reclusa in un’umile cella per ben 44 anni, una giovane americana, alta 1,80, musicista, laureata in lettere e filosofia, piena di allegria, equilibratissima, amante della cioccolata e dei dolci…

Poi scopre di essere chiamata alla reclusione per Gesù. Dopo diversi tentavi per realizzare la sua vocazione, che alcuni giudicavano strana, è mandata a Roma dal suo confessore. Ma a Roma niente da fare. Il Carmelo la accetta, ci entra, ma non è la sua vocazione. Solo le Camaldolesi, figlie di san Romualdo capirono le esigenze di questa vocazione.

Giulia Crotta nata nel 1907, in religione Suor Nazarena, scriveva: «La vocazione a una stretta e perpetua reclusione è la chiamata divina alla vita di preghiera e di penitenza, sola con Dio, nel silenzio, nella solitudine e nel nascondimento, spinta agli estremi limiti, per imitare in una cella di reclusione la vita solitaria vissuta nel deserto».

Fu Papa Pio XII a benedire la sua regola nel corso di un’udienza privata: la trovò molto austera per questa ragazza, che si era già ammalata nel Carmelo. Niente tavolo, un paio di zoccoli, un saio, il più rozzo mai visto, un cibo ridotto a quasi niente: quasi sempre pane e acqua e qualche verdura per le feste, un litro d’olio all’anno, un letto con una croce incisa, strumenti di penitenza da fare venire la pelle d’oca: «Credo che lo Spirito Santo continui ad aiutarmi con la sua potenza. Lo farà fino alla fine, per dimostrare che la grazia di Gesù non ha perso la sua efficacia durante tutti i secoli per coloro che hanno più fiducia nella sua azione che nelle proprie forze».

Ogni giorno ricominciava. Un giorno, non si sa come, capitò che un superiore di seminario riuscì ad avere udienza con Suor Nazarena: si parlò essenzialmente della vita interiore. Quando uscì il sacerdote, la religiosa si pentì molto, temeva di aver parlato troppo e chiese di non aver mai più questo tipo di visita.

Un altro giorno il suo silenzio ebbe conseguenze più gravi. La maniglia della porta del bagnetto si ruppe e fu costretta ad aspettare una giornata intera la suora che le portava il cibo.

Quando si allargò la strada che corre attorno al Circo Massimo che vedeva dalla sua finestra, per procurarle più calma le fu proposto di cambiare cella, ma rifiutò: voleva pregare per i suoi fratelli che vedeva passare tutti di fretta al volante delle loro macchine diretti verso i loro affari. Come notava Pio XII: «È l’amore di Dio che riempie i monasteri, non l’amore della Penitenza».

Tuttora due religiose da una decina d’anni hanno ripreso la fiamma di suor Nazarena e vivono recluse, totalmente per Dio. Diceva suor Nazarena: «Vorrei predicare il più breve messaggio che esista: Dio solo è sufficente». Forse è questo il segreto della pace dell’Aventino, il segreto della penitenza cristiana: tutta da riscoprire, come le chiese di Roma.

 

Questo testo di Jacques-Yves Pertin è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. E’ possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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