< Torna alla categoria

Il Matrimonio secondo la Fede: vincolo, finalità e scopo

Catechesi18 Gennaio 2019
Testo dell'audio

Vediamo come la ragione, più particolarmente secondo la legge naturale, dimostra che la sessualità appartiene solo al Matrimonio. Procediamo dunque ad esporre brevemente la dottrina della Chiesa sul Matrimonio. Il Matrimonio viene definito dal Catechismo di Trento come: ‘l’unione maritale dell’uomo con la donna, contratta fra persone legittime, la quale implica un’inseparabile comunanza di vita’.

 

Vincolo

L’unione viene definita più precisamente ‘vincolo’. Dio non solo istituì il Matrimonio, ma lo rese vincolo. Questo vincolo viene espresso da Adamo con le parole: «Questo è osso dalle mie ossa, e carne dalla mia carne. Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne» (Gen. 2,18).

Questo vincolo viene in esistenza, come abbiamo già detto, tra due persone legittime, ossia, un uomo e una donna giuridicamente liberi di sposarsi: non possono essere troppo strettamente imparentati ad esempio, né già sposati validamente. Esso si realizza mediante il loro reciproco consenso, che costituisce il contratto del Matrimonio.

Osserviamo a questo punto che il termine ‘Matrimonio’ ha due sensi: 1) il consenso: questo è il senso in cui si dice: ‘Partecipo al loro matrimonio’; e 2) il legame: questo è il senso in cui si afferma: ‘Hanno un matrimonio felice’.

Il vincolo (e dunque anche il Matrimonio stesso) ha due proprietà: l’unità e l’indissolubilità. L’unità esprime la monogamia, cioè il fatto che il vincolo unisce solo due persone e non di più; l’indissolubilità esprime il fatto che il vincolo dura fino alla morte. Il Signore Stesso esprime l’unità quando cita le parole di Adamo come pronunciate da Dio: «così che non sono più due ma una carne sola» (Mt.19,5); esprime poi l’indissolubilità quando dice: «Quello, dunque, che Dio ha congiunto l’uomo non lo separi» (Mt. 19,6)2.

Poiché il vincolo è indissolubile, la Chiesa non riconosce la possibilità del divorzio. La dichiarazione di nullità, invece, non è l’annullamento (cioè la dissoluzione) del vincolo, bensì un’affermazione formale da parte della Chiesa che il matrimonio non è mai esistito.

Tra i vari possibili motivi ci può essere il fatto che non si trattava di due persone ‘legittime’ (ossia libere di sposarsi), o che non c’era il vero consenso, oppure che non erano presenti testimoni. La separazione fisica, invece, viene concessa dalla Chiesa per vari motivi, rimanendo salvo il vincolo.

 

Due finalità

La Chiesa insegna che ogni matrimonio valido ha due finalità. La prima finalità è quella che corrisponde alla legge naturale nei termini da noi sopra evocati, ossia la procreazione e l’educazione dei figli´. Questa finalità viene espressa con le parole: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: ‘Siate fecondi, e moltiplicatevi, e riempite la terra’» (Gen. 1,27-28).

Poiché la procreazione è la prima finalità del matrimonio, la Chiesa ha sempre raccomandato ai genitori la generosità nel numero dei figli che si mettono al mondo, insegnando la fiducia nella Divina Provvidenza; per lo stesso motivo ha sempre condannato il controllo artificiale delle nascite e ristretto quello naturale.

La seconda finalità consiste nell’assistenza reciproca degli sposi e viene espressa con la parola: «Non è bene che l’uomo sia solo, facciamogli un essere simile a lui che lo aiuti» (Gen. 2,18); e «Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre, si unirà a sua moglie e saranno due esseri in una sola carne» (Gen. 2,23).

Ora, poiché la prima finalità del matrimonio è dunque la procreazione e l’educazione dei figli, ne consegue che l’assistenza reciproca degli sposi mira in primo luogo ad esso e poi a tutta la loro vita matrimoniale. Questa seconda finalità si descrive anche come ‘amore matrimoniale’. Esso può essere inteso come un tipo di amicizia, profondo e duraturo, che tipicamente ma non essenzialmente possiede un aspetto sessuale.

L’aspetto sessuale viene descritto a sua volta come remedium concupiscentiae. Ciò significa che l’esercizio della sessualità è lecito ed onesto nel matrimonio, anche se il Peccato originale ha staccato essa, insieme ai sensi e alle emozioni, dal controllo completo della ragione e perciò l’ha disordinata. Il remedium concupiscentiae viene espresso da san Paolo con le parole: ‘Per il pericolo dell’incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie, e ogni donna il proprio marito’ (I.Cor.7.2).

 

Uno Scopo divino

La Chiesa insegna, dunque, che Dio stesso ha istituito il matrimonio. Inoltre insegna che il suo fine ultimo è che gli uomini possano conoscere, amare, e adorare Dio quaggiù, e godere di Lui per sempre in Cielo (Casti Connubii 12).

Questo insegnamento fa parte della dottrina della Chiesa secondo cui il fine ultimo dell’uomo è la beatitudine in cielo per mezzo della propria santificazione quaggiù. Ugualmente la Chiesa intende il matrimonio come il luogo per formare l’uomo alla santificazione. Il matrimonio si può dunque descrivere come un luogo di santificazione prima dei figli e poi degli sposi.

Da Facebook