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Il genderfluid in un liceo di Bergamo, escluse le famiglie

Zoom: una notizia alla settimana14 Marzo 2022
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Certo, guerra in Ucraina e Covid distraggono l’attenzione dalla cronaca spicciola, ma è bene non abbassare la guardia, per evitare che quanto capitato a Bergamo passi inosservato. Qui il Liceo di Scienze Umane intitolato alla contessa Paolina Secco Suardo Grismondi si è recentemente aggiunto al risicato elenco degli istituti superiori – una decina in tutta Italia – disposti ad attuare la proposta «Carriera_Alias».

In cosa consiste? Nel permettere agli studenti di richiedere, all’interno della scuola, d’esser chiamati con i pronomi personali preferiti, a seconda della percezione ch’essi hanno di sé stessi, specie nel caso volessero valutare o avessero già deciso un percorso – cosiddetto – «di cambiamento di genere». Ciò che – oltre tutto in assenza di linee-guida ministeriali – non solo è totalmente privo di valore legale, ma contrasta le stesse norme vigenti, che non consentono il ricorso a profili “alternativi”, per quanto temporanei, né a nomi o pronomi diversi da quelli anagrafici, tanto meno su quadri dei voti, libretti e registri elettronici. Ma soprattutto crea nelle aule le premesse sociali e culturali idonee allo sviluppo ed alla promozione dell’ideologia genderfluid e del «transgenderismo», senza che peraltro le famiglie degli alunni ne fossero state neppure informate.

«La proposta “Carriera_Alias” – ha dichiarato Filippo Bianchi, consigliere comunale di Fratelli d’Italia nella città orobica – non è stata preventivamente esposta con tempi congrui a genitori e docenti per un’adeguata riflessione; il progetto è giunto ai soli docenti il 4 aprile e portato all’approvazione del Consiglio d’Istituto l’8 aprile in tempi strettissimi, evitando accuratamente un dibattito aperto e franco, al fine di maturare una decisione ponderata, consapevole e partecipata di tutta la comunità educativa». Anche «tra i docenti si registra un palpabile malcontento per la gestione dell’istituto».

Quello del Liceo «Secco Suardo» è il primo caso tra le scuole superiori della provincia di Bergamo, ma «il timore – afferma Barbara Mazzali, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, invocando provvedimenti da Roma – è che faccia da apripista ad altri istituti lombardi. Gli studenti delle scuole superiori sono in un’età delicatissima e una proposta del genere non giova alle loro scelte e alla loro tranquillità. Ancora una volta i genitori, primi responsabili dell’educazione dei propri figli, non sono stati coinvolti, ma espropriati del loro diritto di conoscere e valutare il progetto con i tempi ed i modi necessari».

Ciò avrebbe già indotto alcune famiglie, che avevano iscritto i propri figli presso il liceo «Secco Suardo» per il prossimo anno scolastico a rivalutare ed eventualmente a cambiare la propria scelta: «L’aria che tira è che dopo il crollo delle iscrizioni degli ultimi anni, coinciso con l’attuale dirigenza – prosegue il consigliere Bianchi – ce ne sia un altro, consistente, in arrivo». Di certo, iniziative come questa non aiutano ad incrementare la popolazione studentesca. Per modalità, certo, ma soprattutto per contenuti.

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