Il fondamento filosofico e teologico del nuovo insegnamento

Il fondamento filosofico del nuovo insegnamento consiste in ciò che possiamo chiamare il “Personalismo magisteriale”. La sua motivazione sembra essere il desiderio di stabilire princìpi morali accettabili a tutti gli uomini (di buona volontà).
Per questa ragione vengono portati in primo piano elementi “positivi” come la dignità dell’uomo, mentre si sorvola su elementi “negativi” come il Peccato originale e l’Inferno; anche per questa ragione l’oggettività cede il passo al soggettivismo, e la Fede alla filosofia.
A questo riguardo, una riflessione del futuro Papa Giovanni Paolo II al tempo del Concilio Vaticano II è rivelatrice. In essa egli dice: «Il Concilio e la Chiesa […] considerano la chiamata riguardante la dignità della persona umana come la voce più importante della nostra età […]. La questione della dignità della persona umana […] è certamente un elemento ecumenico, un elemento comune a tutte le persone genuinamente di buona volontà» (On the Dignity of the Human Person).
Dietro il desiderio di stabilire princìpi morali universalmente accettabili c’è il desiderio, o così sembrerebbe, di unire tutti gli uomini di buona volontà. La motivazione più profonda del Personalismo sarebbe dunque un desiderio di unità o, in altre parole, l’amore, dal momento che l’amore ricerca l’unità.
A commento di ciò si può dire in primo luogo che i princìpi filosofici sono indispensabili per stabilire la verità, sia naturale che soprannaturale, ma essi devono essere princìpi sani e non possono essere applicati che all’interno dei loro giusti confini, altrimenti non guidano alla verità.
In secondo luogo, si può dire che l’intera legge morale è riassunta nel comandamento dell’amore (Mt 22, 40 e Gv 13, 34), ma di certo questo amore deve basarsi sulla Verità; altrimenti non lo si potrà dire autentico in alcun modo. L’errore particolare del Personalismo è di accordare al soggetto di una determinata natura la priorità logica su quella natura, nella fattispecie alla persona umana la priorità sulla natura umana.
Nel campo dell’etica ciò significa accordare la priorità all’ordine del bene sull’ordine del vero: al bene della persona (almeno secondo la sua visione soggettiva) sulla sua natura oggettiva – che comprende la legge naturale. In conclusione, il Personalismo risulta difettoso a causa della priorità che esso accorda all’ordine del bene sull’ordine del vero, all’amore sulla conoscenza, all’amore sensibile sulla Carità: ciò è una conseguenza del suo soggettivismo radicale.
Dove arriviamo seguendo questo soggettivismo, questo antropocentrismo radicale fino alle sue logiche conclusioni? Alla divinizzazione dell’uomo a scapito di Dio o, in altre parole, senza la Grazia Santificante. Chiaramente questa tendenza sta divorando la Fede cattolica da dentro.
Ci si può chiedere se essa sia una tendenza meramente distruttiva, oppure se si tratti di un processo che porta a sostituire la Fede con una nuova religione, o pseudo-religione. La risposta è chiara. Questa tendenza distruttiva è nient’altro che l’opera di un parassita nel seno della Chiesa cattolica, quel parassita che è il rivale primordiale della Fede cattolica: il sistema di pensiero e azione conosciuto come la “Gnosi”.
Essa sta per trasformare la Fede cattolica in quella mescolanza amorfa ed indiscriminata di verità e falsità che è lo Gnosticismo. Ha tentato di fare ciò nei primi secoli della Chiesa, fino a quando fu sconfitta dagli uomini della Chiesa stessa: dai suoi santi e dottori. Duemila anni dopo è tornata nella Chiesa in trionfo, ma questa volta su invito di uomini della Chiesa stessa.
Lo Gnosticismo possiede le seguenti caratteristiche del suo sistema genitore, la Gnosi: si oppone alla Grazia ed alla Verità oggettiva, tanto naturale quanto sovrannaturale; attribuisce valore uguale a tutte le religioni e filosofie; è radicalmente soggettivista ed antropocentrico con un accento particolare sull’esperienza e la sensualità; proclama come suo dogma primario ed essenziale l’autodivinizzazione dell’uomo.