Il disappunto del Pontefice regnante alla fine del Sinodo. Perché?

Per quanto possa sembrare strano, il Pontefice regnante non era contento, alla fine del Sinodo dell’Amazzonia, un evento “inventato” per cercare di fare passare alcuni elementi di stravolgimento della tradizione della Chiesa. Mi spiego. Ha organizzato un sinodo locale – che avrebbe dovuto svolgersi localmente, per esaminare localmente eventuali problemi locali di una situazione che coinvolge pochi milioni di fedeli sul miliardo e trecento milioni dell’orbe terracqueo – per far passare, come la punta del cuneo, cambiamenti che verranno afferrati rapidamente da vescovi interessati qui e là, ovunque, e che non sarebbero stati approvati se fossero stati sottoposti all’esame di un “vero” sinodo mondiale.
La conferenza episcopale tedesca, che è la maggior finanziatrice della Santa Sede, e che di conseguenza pensa di poterne dettare la politica, vuole modifiche in diversi punti della dottrina cattolica. Celibato dei preti, ruolo delle donne, laici, matrimonio omosessuale etc.
I tedeschi da decenni sono anche grandi finanziatori della Chiesa in Brasile, e la Teologia della Liberazione brasiliana, poi diventata Teologia India, è nata in Germania, e prospera in Brasile grazie anche a vescovi di origine tedesca: Krautler, per esempio, grande ispiratore del Sinodo (e fotografato a passeggio per Roma tenendo per mano una signora ignota…) che si è vantato di non aver mai battezzato un indio; e Spengler, e Hummes, e altri ancora.
Le modifiche volute dai tedeschi, se sottoposte – come dovrebbe essere, dal momento che si riverberano poi su tutta la Chiesa – a un esame collettivo dei vescovi del mondo, non sarebbero passate. Allora si è inventato l’escamotage del Sinodo sull’Amazzonia, condendolo con un po’ di salsa ambientalista, così di moda oggidì, nel linguaggio dei Padroni del Mondo, e quindi anche nel suo, del Pontefice.
Ma perché a Roma? Qui c’è il trucco: da una parte, essendo un sinodo “locale” la maggioranza dei partecipanti sono “locali”, cioè vescovi della parte favorevole alle modifiche; e quindi sei sicuro che anche se consultive, le proposte passino. Ma se lo fai a Roma hai un immediato upgrade nei risultati, un palcoscenico eccezionale.
Ma qualche cosa è andato storto, almeno in parte. I 41 voti contrari ai Viri Probati, su 181 votanti, possono sembrare pochi, ma in realtà sono moltissimi, in un sinodo manipolato in maniera pesante e in cui la platea dei votanti era scelta in maniera sovietica.
Questo perché c’è stata una chiara opposizione, più o meno velata, più o meno morbida, anche da parte di cardinali e vescovi che fanno parte della “maggioranza” bergogliana, e che però in questa occasione hanno saputo tirare una riga, e farlo capire, e dirlo.
Così come la dilazione in tema di ministeri femminili, così voluti fortemente dai tedesco-brasiliani, rappresenta un altro stop. Tanto che secondo alcuni non è neanche sicuro che il Pontefice prepari un’esortazione post-sinodale. Alcuni cardinali presenti al Sinodo hanno avuto questa impressione. Quindi, se così fosse, il documento finale rimarrebbe lì, ma senza effetti concreti, visto il suo carattere di suggerimento…
Ecco perché il Pontefice, come sempre quando la sua augusta volontà incontra inciampi, ha mostrato il suo disappunto nel discorso finale, e nell’omelia della messa(da cui erano assenti le Pachamama salvate dalle acque come Mosè…). E a farne le spese sono stati, come al solito, i cattolici, alcuni dei quali secondo il papa badano alle cosette e si dimenticherebbero del grande. Come se la fede, la salvezza delle anime, e un po’ di riti pagani nei giardini vaicani, con tanto di frati prostrati a sedere all’aria, fossero cosette.