Il cattolicesimo non è la religione della tristezza

Negli ultimi decenni, si è messa molta enfasi sulla “gioia cristiana”. Sarebbe una cosa buona, se questa gioia non fosse intesa soltanto in senso mondano, come voglia di far festa, come allegria smodata, come senso di euforia che non ha nessuna giustificazione. Non è questa la gioia cristiana. La gioia cristiana è qualcosa di molto più profondo, qualcosa di interiore prima che di esteriore. Abbiamo avuto questo problema anche nella musica liturgica, in cui si è creduto di aggiungere una certa “”gioia”, soltanto favorendo dei canti che portavano a una frenesia corporale, ma non ad un senso interiore di adorazione e di apprezzamento per il sacro.
Detto questo, bisogna anche affermare che il cristianesimo, il cattolicesimo, non ci richiamano alla tristezza. Cerchiamo certamente la conversione attraverso la penitenza, ma anche cerchiamo di apprezzare tutto quello che di bello e buono Dio ha creato per noi. Un buon cattolico sa apprezzare il buon cibo, sa apprezzare le cose belle della vita, saprà anche certamente apprezzare la bellezza dovunque essa sia, compresa la bellezza di uomini e donne. Io osservo alcuni uomini cattolici, pieni di compunzione, che pensano che l’essere devoto significhi disprezzare la bellezza femminile. Quando mi capita di incontrare queste persone, e mi vengono fatte certe osservazioni, io subito mi metto in sospetto. Subito penso che c’è qualcosa che non va, qualcosa che è certamente sbagliata in queste persone. Quello non è il cattolicesimo. Il cattolicesimo è quella religione in cui uno dei libri fondamentali è il Cantico dei Cantici, dove la bellezza dell’amore umano, dei corpi, della stessa sessualità, viene esaltata, e anzi viene trasfigurata a livello spirituale.
Certo, la religione pone delle restrizioni, ma non c’è mai disprezzo per le cose belle della vita. A volte ne abusiamo, e questo fa parte della debole natura umana e della nostra tendenza a peccare. Ma ciò non significa che esse siano da rifiutare, anzi: esse sono da coltivare come un dono prezioso che il Creatore ha fatto alle sue creature. Questo, non dovremmo dimenticarlo mai.