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Il Beato Carlo d’Asburgo nel giorno della sua memoria liturgica

Santi: ritratti di fede21 Ottobre 2018
Podcast "Santi: ritratti di fede" di Cristina Siccardi | Radioromalibera.org
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L’ultimo Imperatore d’Austria con il nome di Carlo I, che regnò come Re con il nome di Carlo IV d’Ungheria, Croazia, Slavonia, Dalmazia, come Re Carlo III di Boemia, come monarca della Casa d’Asburgo-Lorena e Austria-Este, fu vittima privilegiata dei disegni geostrategici massonici, tesi a sopprimere le monarchie di stampo cattolico in Europa.

Figlio primogenito dell’Arciduca Ottone d’Austria (1865-1906) e della principessa Maria Giuseppina di Sassonia (1867-1944), il beato Carlo era nato a Persenbeug, in Austria, il 17 agosto 1887. Egli risultava quinto in linea di successione, dopo Rodolfo, suo nonno, suo zio e suo padre. Una serie di eventi luttuosi lo portarono al trono: nel 1889 l’Arciduca Rodolfo si suicidò a Mayerling; nel 1896 suo nonno Carlo Ludovico morì; nel 1906, con la scomparsa di suo padre, giunse al secondo posto per il diritto alla corona, dopo suo zio Francesco Ferdinando, il quale venne assassinato a Sarajevo, il 28 giugno 1914, miccia che scatenò la Prima guerra mondiale.

Fu così che il ventisettenne Carlo d’Asburgo divenne erede al trono, per il momento occupato dal prozio Francesco Giuseppe. Egli partì per il fronte e dal 1915 al 1916 fu generale contrammiraglio del 20º Corpo d’Armata. Le zone d’operazione che batteva erano i territori che andavano dall’Altopiano Fiorentini al fondovalle di Arsiero. Trascorse i primi due anni di guerra sul fronte italiano, dove con la sua semplicità, tutta cattolica, conquistò la stima delle truppe italiane.

San Pio X, subito dopo l’assassinio dell’Arciduca a Sarajevo, inviò a Carlo, attraverso un alto funzionario vaticano, una lettera in cui lo pregava di far presente a Francesco Giuseppe il pericolo di una guerra che avrebbe portato immane sventura sull’Austria e su tutta l’Europa. Il contenuto della missiva venne scoperto da chi, al contrario, favoriva gli eventi bellici; fu così che il funzionario vaticano venne bloccato alla frontiera italiana e l’epistola giunse a destinazione molto tempo dopo.

Proprio in Italia conobbe Zita, diciassettesima dei ventiquattro figli di Roberto di Borbone-Parma. Il fidanzamento avvenne il 13 giugno 1911 e il 21 ottobre si celebrarono le nozze. Il matrimonio fu benedetto da San Pio X, il quale, in un’udienza privata a Zita, predisse il futuro di imperatore del consorte, rivelandole che le virtù cristiane di Carlo sarebbero state di esempio a tutti i popoli.

Alla morte di Francesco Giuseppe, il 21 novembre 1916, fu incoronato Imperatore e nel dicembre 1916 fu incoronato a Budapest «Re apostolico d’Ungheria», con la Corona di Santo Stefano. In un proclama indirizzato ai suoi popoli prima dell’incoronazione, l’imperatore scrisse: «(…) Intendo fare tutto il possibile per bandire, nel più breve tempo, gli orrori e i sacrifici della guerra e restituire ai miei popoli le benedizioni della pace.»

In politica interna pose mano ad un’ampia ed esemplare legislazione sociale, ispirata alla dottrina della Chiesa, cercando di riorganizzare l’Impero secondo un modello federalista.

L’anno successivo avviò una serie di trattative segrete di pace tramite Sisto di Borbone-Parma, fratello della moglie Zita. L’Imperatore fece di tutto per ristabilire la pace. Egli vide nelle relazioni con la Francia la possibilità per un accordo. Ma i nemici erano troppi e troppo forti e i suoi progetti vennero annientati.

Durante gli ultimi mesi di guerra, di fronte alle sempre più drammatiche difficoltà di approvvigionamento, il Beato Carlo si prodigò in tutti i modi per alleviare le sofferenze del suo popolo, in particolare organizzò cucine da campo, impiegò i cavalli di guerra per il rifornimento del carbone a Vienna, combatté con forza corruzione e usura, e generosamente donò dei propri beni. Eppure, senza rispetto e ritegno alcuni, i giornali avevano avviato una campagna denigratoria nei suoi confronti: era diventato un individuo da screditare, allo stesso tempo anche i capi di Stato degli altri Paesi europei lo umiliarono, giudicandolo incapace di condurre una guerra. La situazione era assai critica anche nella politica interna, a causa di pesanti tensioni tra i diversi gruppi etnici dell’Impero austro-ungarico.

L’11 novembre, sempre di cento anni fa, il giorno in cui finisce la guerra, viene presentato a Carlo I il decreto di abdicazione da parte dell’assemblea nazionale provvisoria. L’Imperatore però rifiuta coraggiosamente di abdicare, dichiarando che «Dio stesso gli ha assegnato il trono in sacra fiducia».

Il 12 novembre viene costituito il nuovo Governo della Repubblica austriaca, senza che però il vecchio Governo venga formalmente dimissionato, seppure non svolga più alcuna attività dal giorno precedente. Nei quattro mesi successivi continueranno a esistere due governi contrapposti, a causa della presenza dell’Imperatore in Austria.

Il 4 marzo 1919 Carlo I e la famiglia imperiale, completamente isolati da tutti, vengono caricati a forza su di un treno e spediti in esilio in Svizzera. Il lesivo Governo repubblicano austriaco il 3 aprile scioglie formalmente il Governo imperiale, procede alla deposizione ufficiale di Carlo dal trono, alla confisca dei beni e all’esilio perpetuo della famiglia Asburgo-Lorena.

Carlo I tenta due volte di riprendere il trono d’Ungheria, ma, nel marzo del 1921, viene soffocato dall’opera dissuasiva dell’ammiraglio Horthy; mentre in ottobre, l’ex sovrano viene arrestato dallo stesso Horthy.

Il Beato Carlo e l’amatissima moglie Zita, oggi Serva di Dio, che all’epoca si trovava in stato di gravidanza, furono detenuti alcuni giorni nell’Abbazia di Tihany. Il 1º novembre del 1921 furono condotti presso la città portuale di Baja, da lì furono imbarcati e trasportati fino alle coste del Mar Nero, dove furono trasferiti su un incrociatore. Destinazione: l’isola portoghese di Madera. Arrivarono il 19 novembre. Inizialmente la coppia e i loro otto figli vissero nella cittadina di Funchal a Villa Vittoria.

«Certo, sembra incredibile, ma l’amore tra Carlo e Zita fu veramente bellissimo», ha dichiarato l’Avvocato Andrea Ambrosi, Postulatore della causa di beatificazione dell’Imperatore. «Studiando migliaia di pagine per preparare il processo, ho trovato testimonianze straordinarie e leggendole io stesso mi commuovevo». Ambrosi ha curato un nutrito volume sulle virtù eroiche cristiane esercitate da Carlo d’Austria e in questo approfondito studio emerge una spiritualità eccezionale. Continua Ambrosi: «Non è proprio possibile rimanere indifferenti di fronte all’esistenza di questo giovane imperatore. Carlo condusse un’esistenza integerrima, pur vivendo in un ambiente difficile e pieno di insidie. Fu un fervente cattolico, un marito e padre esemplare ed amatissimo, un figlio fedele della Chiesa e un pugnace avversario dei molti nemici del Papa e della Chiesa stessa».

La testimonianza della consorte agli interrogatori del processo di beatificazione fu fondamentale per conoscere la vita interiore di un monarca che ebbe sempre a cuore il suo popolo. Disse Zita, ricordando i primi tempi della sua conoscenza con Carlo: «Già allora mi pareva un cattolico veramente buono, ma non potevo completamente capire quanto grande e profonda fossero la sua bontà e la sua fede. Sotto l’influsso della santa Comunione dapprima frequente, poi quotidiana, si svilupparono le virtù, che erano nel suo carattere e gli erano concesse dalla grazia di Dio. Questo crescere era così poco appariscente e così naturale, che mi riusciva difficile percepirlo. Non vi era nulla a metà in lui. La mancanza d’ogni presunzione, la sua refrigerante naturalezza e semplicità, si approfondivano in sempre maggiore umiltà. La sua affettuosità di cuore ed il suo desiderio di far felice tutta la gente ricevevano sempre più una impronta paterna ed una profonda, consapevole prontezza al sacrificio. La sua fortezza ed il suo senso del dovere divennero totale dedizione al dovere datogli da Dio».

Il Beato Carlo con la sua sposa aspirarono alla santità matrimoniale, non solo come espressione del sacramento che istituisce la famiglia secondo i voleri divini, ma anche come strumento di perfezione personale e coniugale. Confiderà l’Imperatrice Zita: «Con l’imperatore Carlo condividevamo tutto, gioie e dolori, timori e preoccupazioni, speranza e felicità. I duri colpi ci ferivano insieme, li sopportavamo in due» e «Durante il nostro periodo di fidanzamento egli mi disse una volta: noi ora dobbiamo aiutarci vicendevolmente ad andare in Paradiso. Per lui questo proposito era assolutamente serio.»

Ricco di Fede, Speranza, Carità, il Beato Carlo, teso a soddisfare sempre la volontà del Signore a dispetto dei voleri degli uomini, prendendo esempio da Cristo, migliorò giorno dopo giorno nell’ascesi spirituale.

Nella Postio super virtutibus si legge che malgrado la tragica situazione in cui versava l’Austria e l’Europa intera, l’Imperatore non perse mai la speranza, perché egli sapeva guardare oltre le contingenze del tempo e dello spazio, e ogni sera continuò a recitare il Te Deum, perché «dobbiamo ringraziare Dio, giacché le sue vie non sono le nostre vie».

Fra le testimonianze che portarono Carlo I d’Austria all’onore degli altari il 3 ottobre 2004, sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II, ricordiamo quella di Monsignor Ernesto Seydl, che fu vicino ai sovrani esiliati: «assisteva quotidianamente alla santa Messa, faceva la Comunione e restavo sempre colpito dal profondo raccoglimento con cui l’Imperatore faceva il ringraziamento dopo la Comunione. Si vedeva come, chiuso a tutte le impressioni del mondo esterno, fosse completamente immerso in Dio. La sera tardi tornava sempre ancora una volta con l’Imperatrice per una visita al Santissimo. Ero spesso commosso nel più profondo dell’anima, vedendo inginocchiati davanti all’Eucaristico Dio nel silenzio notturno i due duramente provati, illuminati solo delicatamente dal chiarore della lampada eucaristica».

Ridotto in povertà e costretto a vivere in un ambiente malsano e umido, si ammalò gravemente di polmonite. Calunniato, tradito, spodestato, umiliato, Carlo sopportò senza lamenti le sofferenze, offerte come sacrificio per la pace e l’unità dei popoli. Alle ore 12 e 23 del 1° aprile 1922 spirò all’età di 34 anni, rimanendo cosciente quasi fino agli ultimi istanti di vita. Al capezzale erano presenti la moglie, Ottone d’Asburgo-Lorena e… il Santissimo Sacramento. Il medico che lo curava, miscredente, esclamò: «Alla morte di questo santo, devo ritrovare la fede perduta», infatti si convertì. Ai funerali presenziarono 30 mila persone: non c’erano i “grandi” della terra, ma i “piccoli”.

Nel corso della sua ultima notte aveva detto alla moglie, che gli sopravviverà 67 anni: «Tutta la mia aspirazione è sempre stata quella di conoscere il più chiaramente possibile, in ogni cosa, la volontà di Dio, e di eseguirla nella maniera più perfetta».

Le sue spoglie riposano sull’isola di Madera, nella chiesa della Madonna del Monte, nonostante diversi tentativi di spostarle nella cripta degli Asburgo a Vienna. Il suo cuore e quello della sua sposa sono sepolti nell’Abbazia di Muri, in Svizzera. Santa Romana Chiesa fa memoria del Beato Carlo d’Asburgo il 21 ottobre, giorno delle sue nozze.

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