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Idaho: no al traffico di aborti; Oregon: sì al turismo eutanasico

Zoom: una notizia alla settimana03 Aprile 2023
Testo dell'audio

Buone nuove sul fronte pro-life: è stato approvato, infatti, con 57 “sì” e 12 “no” dalla Camera dei Rappresentanti dell’Idaho (USA) un disegno di legge, per far cessare il “turismo abortista” di minori verso altri Stati della federazione senza il consenso dei genitori, più o meno sulla falsariga di quanto già varato nel Missouri. L’obiettivo è quello di scoraggiare gli abusi, contemplando anche un nuovo reato, quello di «traffico di aborti», che prevede una pena da 2 a 5 anni di carcere per «l’adulto, che, con l’intento di nascondere un aborto ai genitori o al tutore di una minorenne incinta non emancipata, procuri un aborto o ottenga un farmaco, che induca l’aborto» oppure «recluti, ospiti o trasporti» la ragazza, anche solo da un punto qualsiasi dell’Idaho fino al confine con questo intento. Purtroppo sono già stati segnalati casi di questo tipo.

La normativa, codificata come HB 242, passa ora all’esame del governatore Brad Little. La deputata repubblicana Barbara Ehardt, che ha votato a favore, ha dichiarato: «Stiamo solo cercando di continuare a proteggere i nostri bambini e i nostri diritti di genitori». Nell’Idaho l’aborto è una pratica illegale.

Intanto, nella contea di Galveston, in Texas, Marcus A. Silva ha fatto causa per omicidio colposo nei confronti di tre donne di Houston, che hanno aiutato la sua ex-moglie ad abortire, offrendole gli spazi necessari e procurandole illegalmente le pillole. L’uomo, a nome del figlio ucciso, ha chiesto a ciascuna delle imputate un risarcimento danni pari ad un milione di dollari, per un totale quindi di tre milioni. Non appena identificato, verrà accusato anche il produttore della pillola abortiva, utilizzata dalla donna incinta, nonché il suo distributore.

Peter Breen, vicepresidente esecutivo e responsabile del contenzioso per conto della Thomas More Society, specifica, infatti, come «l’aborto non danneggi solo i bambini non nati, bensì anche i genitori, che siano stati derubati della loro paternità». L’ex-moglie, che non è stata chiamata in giudizio, avrebbe nascosto la gravidanza al marito ed avrebbe deciso di uccidere il bimbo nel proprio grembo, senza che lui ne fosse a conoscenza.

Brutte notizie, invece, sul fronte eutanasico: l’Oregon è ufficialmente divenuto, infatti, il primo Stato Usa aperto al cosiddetto «turismo per suicidio assistito». A renderlo possibile, è stata la cosiddetta «Legge sulla morte con dignità». Già centinaia i candidati, che si sono recati qui, per ottenere la prescrizione di farmaci letali, vietati nei loro Stati d’origine, e togliersi così la vita, il tutto nel giro di cinque settimane soltanto. Ciò è permesso, da quando l’Oregon ha eliminato il requisito della residenza, per poter accedere a queste modalità eutanasiche. La notizia si è ormai diffusa ed ora vi sarebbero anche organizzazioni no-profit, pronte ad organizzare questa sorta di “viaggi verso la morte”.

Secondo il rapporto annuale, stilato in Oregon, ben 2.454 persone, dal 1997 ad oggi, da quando cioè è stata introdotta la «Legge sulla morte con dignità», avrebbero deciso di avvalersene, pari al 66% del totale rispetto ai 3.712 soggetti, aventi i requisiti necessari. I candidati devono avere 18 anni, essere in grado di esprimere il proprio consenso ed aver ottenuto la diagnosi di una malattia, che preveda il decesso entro sei mesi. Almeno per ora. Ma chissà se presto anche su tali requisiti non si decida di chiudere più di un occhio…

L’Oregon rappresenta purtroppo un esempio “contagioso”… Così, anche il Vermont ed altri sei Stati americani starebbero mettendo a punto proposte di legge analoghe. Anziché dare la morte, che non è mai una risposta bensì una fuga, sarebbe bene che i legislatori perfezionassero le modalità per prendersi cura dei pazienti terminali o affetti da disabilità tali da comprometterne l’autonomia ed accompagnarli, perché no?, anche spiritualmente nell’ultimo tratto di percorso terreno, concesso loro dal buon Dio.

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