I Vescovi tedeschi “rivogliono” la Messa pubblica

Inutile nasconderselo: l’emergenza Coronavirus, tra le tante questioni poste, ha sollevato con forza anche il problema dell’effettiva autonomia o meno della Chiesa dallo Stato. In Italia si è assistito ad una sorta di inedita resa, non solo totale, ma addirittura preventiva, coi Vescovi, che hanno cancellato qualsiasi funzione religiosa, prima ancora che un decreto lo richiedesse loro. Dubbi e domande sono giunti semmai soltanto dopo. Altrove invece la faccenda pare forse meno scontata.
In Germania, ad esempio, non solo i Vescovi hanno criticato il reiterato divieto, imposto dal Cancelliere Angela Merkel, di praticare il culto pubblico – come rivelato dall’agenzia cattolica tedesca Kna -, ma persino la Corte Costituzionale federale con una propria sentenza ha “certificato” una grave violazione di un diritto fondamentale, quello alla libertà religiosa, calpestata ed umiliata dal potere civile, richiedendo di conseguenza un riesame della questione.
Niente da fare. Parlando ai governatori dei Länder, il primo ministro tedesco, come un panzer, ha di nuovo proibito qualsiasi servizio religioso, Messe comprese ovviamente, sino a data da destinarsi. Ciò, proprio nel momento in cui invece ha autorizzato la riapertura di migliaia di negozi in tutto il Paese. Preannunciando un intervento del viceministro degli Interni, che presto dovrebbe parlare ai leader delle varie confessioni religiose.
Il vescovo Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca, non ha mancato di manifestare il proprio disappunto, dicendo di non capire per quale motivo debbano restare in vigore tali restrizioni solo per la sfera spirituale, nel momento in cui vengano eliminate da molti altri settori della vita civile pubblica. È proprio in tempi di emergenza, come quella del Coronavirus, che le celebrazioni liturgiche e le funzioni religiose in genere, possono rappresentare un importante sostegno a milioni di persone – ha sottolineato mons. Bätzing -, specificando come sia assolutamente possibile fare in modo che nelle chiese vengano rispettate le protezioni, le norme igieniche e le distanze di sicurezza, prescritte per qualsiasi altro spazio pubblico. Per questo, a nome della Conferenza episcopale tedesca, si è detto fiducioso di poter presto trovare un’intesa con il Cancelliere Merkel, per poter presto riprendere una prudente, ma al contempo ordinaria vita religiosa.
Da notarsi, come, per il solo fatto d’aver criticato le misure di contenimento del Coronavirus adottate dallo Stato tedesco, un avvocato di Heidelberg, specializzato in diritto sanitario, Beate Bahner, è stato arrestato dalla Polizia, peraltro proprio la domenica di Pasqua. La donna è poi stata condotta in un centro psichiatrico, internata e rilasciata solo tre giorni dopo, lo scorso 15 aprile, come riferito dall’HuffingtonPost. Nei giorni scorsi, come legale, aveva denunciato pubblicamente, sul suo blog e sui social, il fatto che le restrizioni imposte dal governo, ritenute eccessive e «manifestamente incostituzionali», ponessero «in pericolo la protezione dei diritti umani fondamentali e la tutela dell’ordine libero e democratico nella Repubblica Federale tedesca» in una «misura senza precedenti», suggerendo di promuovere ovunque manifestazioni di protesta. Bahner ha voluto sottolineare come il virus risulti innocuo o facilmente risolvibile per il 95% della popolazione: per questo, non si sarebbe potuta perdonare, ha detto, «se, da avvocato, non avessi assunto provvedimenti per tutelare la legge con tutti i mezzi a mia disposizione».
Sono notizie, che, al di là di tante possibile considerazioni, inducono indubbiamente a riflettere. Tenendo conto di tanti fattori. Ad esempio, il fatto che tali restrizioni non siano state assunte soltanto in Germania. Il fatto che anche altrove, in Europa, siano state approvate norme straordinarie di controllo del territorio, limitanti privacy e libertà personali, come il ricorso ai droni. Il fatto che anche altrove sia stata data facoltà agli organi inquirenti d’accedere con una facilità prima inedita a conversazioni telefoniche private, messaggi WhatsApp, social e web.