I Vangeli e le Epistole

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.
Confrontiamo adesso i Vangeli e le Epistole delle domeniche e delle feste di precetto nel Nuovo rito con quelli del Rito antico. L’intenzione del Concilio Vaticano II (SC 21) era quella «di apparecchiare più riccamente la tavola della Parola di Dio». I membri del Consilium hanno realizzato questa intenzione, aumentando il numero di letture da due a tre ed aumentando il ciclo di Vangeli ed Epistole di un anno ad un ciclo di tre anni.
Nel processo, essi abolirono una struttura liturgica di letture, che datava al IV e V secolo, manifestando ancora una volta la loro preferenza per la biblicità sulla Tradizione, aspetto che abbiamo già visto riguardo ai cambiamenti relativi alla formula di Consacrazione. Come mons. Bugnini rivela nel cap. 26 della sua Riforma Liturgica, la riforma delle letture è stata fatta in consultazioni con non-cattolici e, come osserva mons. Gamber (nella foto), è il lavoro di esegeti piuttosto che di liturgisti [137]. La riforma, in breve, è di ispirazione protestante e come tale sbagliata: 1) in quanto presenta le letture della Messa solo come veicoli di istruzione; 2) in quanto oscura; 3) in quanto fuorviante.
1) Il nuovo ciclo di letture, che comprende una quantità molto più grande di passi biblici, si propone di istruire, mentre le vecchie letture erano al servizio dell’essenza della Messa: il preparare spiritualmente i fedeli per il sacrificio e la Comunione: poiché nel Vangelo il Signore Gesù Cristo che parla ai Suoi fedeli è lo stesso che in breve diventerà presente sull’altare, sarà sacrificato e poi sarà consumato da loro.
2) Per quanto concerne l’oscurità, mons. Gamber osserva che la maggior parte dei fedeli non ha la conoscenza necessaria per capire molte delle nuove letture [138].
3) Il carattere didattico ed oscuro del nuovo ciclo si vede in ciò che è stato aggiunto; il suo carattere fuorviante si vede piuttosto in ciò che è stato soppresso. In questo, il Consilium segue l’esempio dei riformatori protestanti, che, come afferma dom Guéranger [139], utilizzano i testi scritturali nella liturgia «negativamente, sorvolando in silenzio con scelta abile testi che esprimono dottrine contrarie agli errori che vogliono far prevalere; e positivamente, portando alla luce passi mutilati che mostrano solo un lato della verità, mentre ne nascondono l’altro agli occhi delle folle».
Esaminiamo in dettaglio questo processo di soppressione. Nella transizione dal Rito antico al Nuovo rito, un certo numero di letture è stato mantenuto ed un certo numero eliminato. Delle letture mantenute, un certo numero è stato accorciato o potrebbe essere accorciato, qualora il celebrante lo desideri.
Alla prossima occasione esporremo i principi, che hanno regolato l’eliminazione e l’abbreviazione delle letture, prima nei Vangeli e poi nelle Epistole, sulla base degli studi di Rudolf Kaschewsky «auf der Tisch des Gotteswortes reicher bedeckt werde: per apparecchiare più riccamente la tavola della Parola di Dio», tratti da Una Voce Korrespondenz I 1982 e III 1986, rispettivamente.
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137 «Die neue Ordung ist ganz deutlich von Exegeten und nicht von Liturgikern gemacht». Die Reform der römischen Liturgie: Weitere kritische Benerkungen zum neuen Meszordo und zur Lektionsordung.
138 «den meisten Glaeubigen das Verstaendnis fuer derartige Bibelabschnitte fehlt… wird auch die Mehrzahl der Werktagslesungen aus dem Alten Testament in der neuen Lektionsordnung ueber die Koepfe der anwesenden Glaeubigen hinweg vorgetragen…, la gran parte delle letture feriali dall’Antico Testamento nel nuovo ciclo di letture passano al di sopra delle teste dei fedeli presenti.» (ibid).
139 Institutions Liturgiques 1.398, citato in WHH p. 249.