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I sette di monte Senario

Storia19 Ottobre 2018
Testo dell'audio

La “Legenda” nel Medioevo era uno scritto degno di essere letto. Non aveva quindi quella connotazione di fantasia che il termine acquistò dopo. La fonte storica dei sette fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria si trova appunto nella Legenda de Origine Ordinus, scritta a cavallo fra il Duecento e il Trecento, probabilmente da san Filippo Benizi, che conobbe l’ultimo dei setti, Alessio, deceduto – in quei tempi! – a 110 anni.

Affari con spirito cristiano

I sette erano mercanti laici nella ricchissima Firenze del sec. XIII. A margine dei loro affari – cosa assai frequente all’epoca – essi appartenevano a una confraternita – specificamente la Societas Sanctae Mariae – che si riuniva per far penitenza e per curare poveri e malati.

Uniti da un particolare vincolo di amicizia, seguivano insieme un tipo di spiritualità mariana che era quella tipica del secolo che vide innalzarsi al cielo grandi cattedrali e ospedali in onore della Madre di Dio in tutta Europa.

Il dolce nome di Maria è la sinfonia che riempie con le sue note sia quel periodo storico che la vita dei nostri fondatori. Maria è ritenuta la serva per eccellenza di Gesù e servire Lei è servire Lui, secondo quanto già aveva scritto Sant’Ildefonso di Toledo nel sec. VII: «Gesù, Dio mio divenuto figlio dell’uomo, concedimi di servire tua Madre e che tu possa accettare questo servizio come fatto a te. Voglia Maria disporre tutto in modo che io sia fiducioso di compiacere te. Che Ella mi guidi in questa vita perché tu sia il mio Signore per tutta l’eternità». Cioè, quella era la via maestra da seguire, secondo il celebre motto Ad Jesum per Mariam.

Un patto feudale

Nel 1233 i nostri sette mercanti, alcuni scapoli altri vedovi, dopo una prodigiosa comunicazione della Madonna, decidono intensificare la loro pratica di preghiera, pietà e penitenza ritirandosi a vita eremitica sul Monte Senario, 18 km. fuori Firenze. Non ricusavano tuttavia l’incontro con le persone che, spinte dal dubbio e dall’angoscia nella Firenze opulenta ma lacerata in fazioni, cercavano il conforto della loro parola.

Verranno chiamati perciò “Servi di Maria”. «Esercitavano infatti la professione di mercanti e compravano e vendevano i beni terreni. Ma quanto trovarono la perla preziosa, non solo donarono ai poveri quanto possedevano, ma diedero se stessi con gioioso slancio a Dio e alla Nostra Signora, servendoli con somma fedeltà», ci racconta la Legenda.

A Maria, che è modello di amore e servizio a suo Figlio, volevano i nostri sette amici affidarsi completamente al fine di ottenere l’unione con Lui nel modo più perfetto per così poter scongiurare le proprie debolezze e imperfezioni.

Il modello era quello feudale, in cui il vassallo fragile messo davanti a predoni e criminali offre i suoi servizi al potente signore in cambio di protezione e sicurezza. La Madre di Dio sarà la loro protettrice e avvocata contro le insidie delle proprie insufficienze.

Servitù, concetto che può urtare oggi

L’uomo contemporaneo – commentava Plinio Corrêa de Oliveira a proposito dei sette fondatori – fa fatica ad ammettere le parole servitù o schiavitù adoperate a questo scopo. L’esempio dei sette fondatori raggiunse il suo culmine con la dottrina di san Luigi Grignion de Montfort espressa nel celebre Trattato della Vera Devozione alla Vergine. L’espressione totus tuus del santo francese si riferisce a una consacrazione come “schiavo di amore” alla Madonna.

Tuttavia, secondo il pensatore brasiliano, queste parole cozzano con la mentalità egualitaria della società secolarizzata che concepisce ogni dedizione a un superiore gerarchico come avvilente e disumana.

I santi, consacratisi servi (o schiavi) di Maria, hanno invece scelto questi termini proprio per riconoscere umilmente l’immensa differenza posta da Dio fra sua Madre e il resto delle creature, angeli e santi compresi. I Papi non ebbero del resto alcun problema ad approvare ben due volte un ordine religioso che portava tale nome e a canonizzare i suoi grandi santi, a partire dai sette fondatori, ma anche altri che vennero di seguito, come san Filippo Benizi, dottore alla Sorbona e quasi eletto Papa egli stesso, san Pellegrino Laziosi, Santa Giuliana Falconieri, fondatrice del ramo femminile (le Mantellate): tutti costoro si fregiarono del titolo di servi di Maria.

Nasce l’Ordine

Subito dopo il loro ritiro sul Monte Senario, i sette fondatori cominciarono a incontrare molte persone che volevano imitarli: «Ivi si resero conto che la Nostra Signora non li aveva riuniti soltanto per attendere alla propria santificazione, ma anche allo scopo di aggregarsi altri e allargare così il nuovo Ordine, che essa aveva iniziato per mezzo loro» (Legenda). Dovettero quindi adottare una regola, quella di sant’Agostino, e un abito per ottenere l’approvazione pontificia. Fu l’ultimo Ordine riconosciuto dalla Chiesa.

A Monte Senario un unico sepolcro raccoglie insieme le spoglie mortali di coloro che la comunione di vita aveva resi un cuor solo e un’anima sola. La storia li conosce più come una sola comunità di sette persone.

Poco si parla di loro come individui, tuttavia i loro nomi sono noti. San Bonfiglio è stato il loro primo capo e la sua statua si trova nella basilica vaticana. Gli succedette alla morte san Bonagiunta. Poi appartenevano al gruppo iniziale anche san Manetto, sant’Amadio, san Sostegno e Sant’Uguccione.

Finalmente, come detto prima, sant’Alessio della famiglia dei Falconieri fu l’ultimo sopravvissuto. Morì nel 1310 e trasmise la grazia specifica di questa fondazione a san Filippo Benizi e alla nipote, santa Giuliana Falconieri, fondatrice del ramo femminile.

 

Questo testo di Juan Miguel Montes è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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