I ricordi di san Stanislao Kostka a Sant’Andrea al Quirinale

Stanislao Kostka (1550-1568) è un santo un po’ in disparte, per così dire, la cui storia particolare è però custodita intatta nella Chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, in perfetto stile barocco.
Lo ricordano una cappella a lui dedicata nella chiesa, con una splendida tela di Carlo Maratta, e soprattutto le stanze dove il giovanissimo novizio risiedette dal 25 ottobre 1567 al 15 agosto dell’anno successivo.
Nel convento di Sant’Andrea al Quirinale Stanislao, venuto da Vienna (passando per la Germania), svolgeva le mansioni più umili, facendosi benvolere da superiori e compagni, conquistati dalla sua eccezionale bontà. Un noviziato di soli dieci mesi e una vita brevissima di appena diciotto anni, caratterizzati da episodi di carità e fede intensa, testimoniata nell’arredo e nelle reliquie delle stanze che oggi si possono visitare, anche grazie a una bella iniziativa culturale organizzata nella Capitale, ossia la visita alle Case dei Santi, un circuito di visite, anche guidate, alla scoperta di questo straordinario patrimonio artistico-spirituale, spesso del tutto sconosciuto.
Alle stanze di san Stanislao si accede lungo una scala dalla sagrestia della chiesa, ma va ricordato che sono il frutto di una ricostruzione delle originali, realizzata nel 1889, quando l’edificio del noviziato fu trasformato in gran parte nel Ministero della Real Casa al Quirinale.
Tutte ispirate da un intento rievocativo storico-artistico, a cominciare da un vestibolo dove sono esposti dodici acquerelli del pittore gesuita Andrea Pozzo. Raffigurano la vita del futuro santo nel noviziato e tre dei tredici miracoli che convalidarono la canonizzazione; ed è particolarmente emotiva la scena del giovane che si applica sul petto alcune pezze bagnate per lenire le fiamme della cristiana passione.
In una vetrina si conserva il velo che avvolse le spoglie del santo e due suoi messali. Segue la stanza delle memorie, in cui si conserva, tra le altre testimonianze, la lettera della presentazione scritta a Francesco Borgia da Pietro Canisio.
E da qui si passa in un piccolo santuario con una splendida scultura in marmo, opera di Pierre Legros del 1703, raffigurante la morte di Stanislao, un’immagine commovente e convincente di questo passaggio dalla passione della vita terrena alla santità che sfida la morte.
Stanislao è adagiato su un letto color giallo antico con una tunica nera e un’immagine sacra nella mano sinistra, mentre il corpo e i cuscini sono in marmo bianco di Carrara. Sulla parete dietro la statua una tela di Tommaso Minardi raffigura l’assunzione in cielo del santo con la Vergine e le sante Barbara, Cecilia e Agnese. Sull’altare di destra è la più antica immagine di Stanislao, venerata privatamente subito dopo la sua morte, ed esposta al pubblico dal 1605.
Un senso di forza tranquilla, di quotidianità spesa nel silenzio e nella consapevolezza della propria scelta aleggia in questo piccolo spazio. Fuori, la città impazzisce e soffoca, mentre noi pensiamo al lungo cammino del giovane Stanislao, terminato qui, tra queste mura silenziose che non ha mai smesso di abitare.
Questo testo di Caterina Maniaci è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it