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I frutti dello spirito santo: la gioia (Parte I)

Spiritualità19 Febbraio 2019
Testo dell'audio

In nomine Patri, et Filii, et Spiritus Sancti.


Ludovico Blosio (benedettino del XVI secolo) asserisce che il considerare il leggere qualunque cosa della Passione, apporta più bene che ogni altro esercizio devoto. Sant’Agostino dice persino che vale più una sola lacrima sparsa, meditando la Passione di Nostro Signore, che un pellegrinaggio a Gerusalemme, o tutto un anno di digiuno a pane ed acqua. Il valore di queste meditazioni è soprattutto l’amore che ci guadagnano per Nostro Signore Gesù Cristo +.

Chi poi potrà non amare Gesù, chiede sant’Alfonso, vedendoLo morire fra tanti dolori e disprezzi alfine di ottenere il nostro amore? Un devoto solitario pregava Dio di insegnargli che cosa potesse fare per amarLo perfettamente, gli rivelò il Signore che per giungere al Suo perfetto amore non vi fosse esercizio più adatto che meditare spesso la Sua Passione.

Similmente fu rivelato da Dio ad un santo anacoreta che non vi è esercizio più alto ad infiammare i cuori del Divin Amore quanto il pensare alla morte di Gesù, e san Bonaventura parlando delle piaghe del Crocifisso le chiama “piaghe che impiagano i cuori più duri ed infiammano le anime più fredde”, Vulnera dura corda vulnerantia, et mentes congelatas inflammantia.

Il primo punto è che il Signore ha sofferto la punizione dovuta da ogni peccato (da Lui)mai commesso. Sant’Ambrogio quando parla della Passione del Signore dice che Gesù Cristo ha dei Discepoli, ma nessuno uguale: discipulos habent, ares non habent.

I Santi hanno provato di imitare Nostro Signore nelle loro sofferenze per rendersi come Lui, ma chi ha raggiunto una sofferenza uguale a Lui? Davvero ha sofferto per noi più di tutti i penitenti, gli anacoreti, i martiri hanno sofferto, perchè Dio ha fatto ricadere su di Lui il peso di una soddisfazione rigorosa alla giustizia divina per i peccati degli uomini.

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