I 100 anni di Giovanni Paolo II

Il 18 maggio di 100 anni fa nasceva Karol Wojtyla, che diverrà nel 1978 papa Giovanni Paolo II e che nel 2014, a pochi anni dalla sua morte, sarà canonizzato da papa Francesco. Il suo pontificato durerà per 27 anni.
Io dico sempre che Giovanni Paolo II è il Papa della mia vita. Egli è stato il primo Papa che ricordo chiaramente, anche se dovrei aver visto di persona Paolo VI, in almeno due occasioni, ma ero troppo piccolo per ricordare nitidamente. Giovanni Paolo II sarà Papa in un arco di tempo che si estende dai miei 10 anni alla soglia dei miei 40, un lasso di tempo importantissimo nella vita di ognuno e in cui sono sempre stato accompagnato dall’idea che il Papa era lui, questo vigoroso uomo polacco. Senza dimenticare che poi sono stato organista incaricato per l’udienza settimanale del Santo Padre per gli ultimi 4 anni della sua vita, quindi mi era dato di vederlo tutti i mercoledì, anche se a distanza, e ho potuto testimoniare il suo declino fisico.
Giovanni Paolo II è stato un Papa importante, in un periodo storico delicato. Delicato anche nella storia della Chiesa, in quanto nel 1978 eravamo nel pieno della tempesta postconciliare. Il Pontefice venuto da lontano tentò di arginare le tante deviazioni pastorali, teologiche e dottrinali, ma malgrado il suo grande impegno, l’ideologia dello “spirito del Concilio” sarebbe stata destinata a divenire endemica, e ancora oggi ne paghiamo le conseguenze nella vita della Chiesa. Giovanni Paolo II tentò di limitare i danni del dopoconcilio senza mai intaccare la forza del Concilio stesso, un’impresa non sempre facile.
Le luci furono molte nel Pontificato di Giovanni Paolo II, ma anche le ombre. Penso per esempio allo spazio forse eccessivo dato ai movimenti ecclesiali, che hanno portato poi ad una sorta di “balcanizzazione” della Chiesa. Ha fatto bene questo alla Chiesa? Non sembra, visto che la crisi della stessa prosegue inarrestabile. Certo i movimenti possono essere una risorsa, se ben guidati, ma non dovrebbero essere l’unica. Lo spazio e il potere che hanno avuto e che in parte hanno ancora, ha messo in secondo piano una fede vissuta senza la necessità di dover appartenere ad una declinazione particolare del cattolicesimo.
Devo dire che però Karol Wojtyla era senz’altro una personalità straordinaria, su questo non ci sono dubbi. Uomo di enorme carisma personale e da cui certamente traspirava una profonda spiritualità. Fece molto per la Chiesa, assecondando però a volte collaboratori che, come sempre accade, non sempre lo hanno servito per il meglio. Cercò di frenare gli abusi liturgici che nel tempo avevano perso l’iniziale ab-, per divenire “usi”. Non ci riuscì e non poteva riuscirci, in quanto l’ideologia modernista che aveva guidato lo sconvolgimento della vita della Chiesa, si era fortemente saldata con il progressismo in campo politico, sociale e culturale, un progressismo orfano del comunismo ma divenuto ancora più pericoloso, proprio perché non facilmente identificabile. Il resto è storia.