Hong Kong oggi, noi domani

Posso assicurarvi, che non sono tra quelli che gioiscono nel parlare non bene della Cina. In realtà, e lo posso dire con molta onestà, io ho un grande apprezzamento per la Cina, una grande ammirazione per la sua cultura e la sua civiltà. Certamente, proprio perché il mio sentimento verso la Cina è un sentimento sincero, non posso evitare di vedere le cose con una certa oggettività, che è propria di coloro che amano disinteressatamente. Alcuni, hanno detto che quello che sta accadendo oggi a Hong Kong potrebbe un giorno accadere a noi.
Cioè questo modo di gestire in senso fortemente autoritario, potrebbe essere un giorno riservato a coloro che dovessero dipendere troppo strettamente dal regime cinese. È un’osservazione sensata. Purtroppo, spesso le persone che hanno a che fare con la Cina, a livello politico italiano o anche a livello ecclesiastico, dimostrano veramente di non conoscere bene quel mondo. Se si parla con coloro che invece quel mondo lo conoscono da tempo e ne conoscono anche i meandri meno visibili, si capisce che bisogna sempre esercitare una grande prudenza, perché ci si trova a trattare con persone che hanno una visione del mondo, delle persone, del modo di vivere, che è molto diversa da quella nostra.
La gente di Hong Kong, vuole semplicemente proteggere le proprie libertà, libertà a cui è stata abituata, libertà non in senso politico ma in senso personale, la libertà di leggere quello che si vuole, di guardare quello che si vuole, di poter dire quello che si vuole sul governo, di viaggiare dove e quando si vuole. Anche la libertà di poter diventare più ricchi e di poter praticare una religione secondo la propria coscienza. Ecco, queste persone non vogliono rinunciare a questa libertà. Certo, sotto gli inglesi Hong Kong era una colonia e come colonia non si poteva autonomamente decidere chi governava.
Ma avevano garantite, almeno in parte, libertà civili, libertà che attengono alla dignità stessa della persona come quelle che ho menzionato sopra. Non credo che a nessuno fa piacere di dover vivere sotto uno Stato che controlla ogni cosa, ogni movimento, che ti dice come devi pensare e che cosa non devi dire, che pur essendo ateo e materialista, regola il fatto religioso. Ecco, questa è la battaglia della gente di Hong Kong. Non basta sollevare milioni di persone dalla povertà, se si fanno passare le stesse dalla povertà alla schiavitù.