Gli elemosinieri

L’elemosiniere – o “scatola di Dio” – era una sorta di cassaforte, utilizzata per secoli per raccogliere le offerte destinate ai bisognosi ed alle necessità della Chiesa. L’imperatore bizantino Romano Lecapeno le espose per soccorrere gli infermi durante un rigido inverno, Innocenzo III invece per sostenere la nuova Crociata; i Cavalieri Templari vi raccolsero le decime, gli Ordini mendicanti la questua per le esigenze del convento.
Chiamati anche “scatole di Dio”, gli elemosinieri possono essere considerati storici predecessori delle casseforti. Le cronache narrano che nel 932 l’inverno fu così rigido da ricoprire la terra di neve e ghiaccio per quattro mesi interi, cagionando carestia, fame e malattie a Costantinopoli. L’imperatore bizantino Romano Lecapeno (920-944), a quel punto, fece chiudere i portici con tavolati per ricoverare gli infermi e fece porre esternamente, di tratto in tratto, cassette chiuse con pertugio per accogliervi le elemosine, con cui fornire aiuti ai tanti miserabili che avevano riempito la città, colpita anche da un incendio, che distrusse vari quartieri.
Circa trecento anni dopo e, più precisamente, nella seconda metà del 1213, Innocenzo III, eletto Papa nel 1198, bandì una nuova Crociata. La colletta per far fronte ai preparativi fu promossa con l’installazione di cassette per le elemosine in tutte le chiese, in modo che i fedeli potessero disporvi le loro offerte.
In chiese, confraternite, negozi e case
In origine quindi servivano a raccogliere l’obolo per la sussistenza della Chiesa e si trovavano non soltanto negli edifici sacri, bensì anche nelle sedi delle arti, delle Confraternite e presso le stesse abitazioni dei parrocchiani; erano costruiti quasi sempre in lamiera o in ferro battuto e dotati di una o più serrature di sicurezza. Divenne in seguito un oggetto indispensabile, in cui mettere tutto quanto facesse comodo avere a portata di mano; pendeva dalla cintura, cui era legato, dapprima (sec. XI) per mezzo di un nodo scorsoio, di forma quadrata o trapezoidale. Successivamente il lato superiore si inarcò: aveva all’imboccatura un cerchio metallico sorretto per mezzo di un piccolo anello per tenerlo attaccato alla cintura.
L’elemosiniere fu introdotto in Europa e particolarmente in Francia dopo le Crociate, col nome di elemosiniere alla saracena. Tra il XII e il XIII sec. nacquero gli Ordini monastici mendicanti: Eremiti di sant’Agostino, Domenicani, Francescani e Carmelitani. La regola primitiva imponeva il voto di povertà, non solo per gli individui, ma anche per i conventi; unico modo di sostentamento era costituito dalla raccolta delle elemosine (questua). Anche a causa della forte penetrazione fra i ceti più umili della propaganda pauperistica dei catari e dei valdesi, alcuni Ordini religiosi, perseverando all’interno della Chiesa, cercarono di realizzare l’ideale evangelico dell’imitazione di Cristo nella semplicità, nella purezza, nella carità, tramite una vita genuina fatta di povertà e penitenza, predicazione e opere di carità. Il sostentamento derivava unicamente dalla raccolta delle offerte e del lavoro.
Il questuante
In tali Ordini era presente la figura del questuante, un frate addetto a girare per città e campagne per raccogliere le offerte dei fedeli. Nel 1475 papa Sisto IV abolì la mendicità come forma unica di reddito e il Concilio di Trento (1545-1563) permise agli Ordini mendicanti di possedere, collettivamente, delle rendite.
Le scatole parlanti dei Cavalieri Templari erano invece scrigni per le decime, incise con smalti colorati, con appiccagnoli forati a cerniera, munite di perno e catenaccio, usate tra la fine del XIII e gli inizi del XIV sec. Agli Ordini religiosi regolari si affiancarono le Confraternite, che operavano anch’esse con forme di assistenza pubblica e slancio caritatevole, pur essendo di natura secolare.
Esistono elemosinieri di vari tipi, diversi per forme, materiali, colori, decori. Due sono le tipologie principali: elemosiniere a cassetta, sia in legno – più frequente – sia in ferro ed elemosiniere cilindrico a bussolotto, spesso con maniglia superiore, rinforzato con cerchi di ferro borchiato; sul coperchio è praticata una fessura per le offerte in monete; la serratura a chiave è più frequente nell’elemosiniere a cassetta, mentre la chiusura a lucchetto, con ardiglione (staffa, bandella, moraillon), nell’elemosiniere a bussolotto. Tipici del nord Europa sono gli elemosinieri da terra, a forma di parallelepipedo, in legno, in ferro o anche in pietra, con piastre metalliche chiodate, rinforzi in ferro e grossi lucchetti, saldamente ancorati al pavimento o sigillati alla parete.
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Questo testo di Domenico Lalli è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it