Gli angeli e i Padri della Chiesa

La concezione degli angeli come custodi delle nazioni presente nella Bibbia, specialmente nel libro di Daniele, fu mantenuta anche nell’antichità cristiana. Origene volle in questo modo cristianizzare la credenza ellenistica, secondo la quale diversi dei proteggerebbero differenti popoli, attribuendo agli angeli la funzione che i pagani conferivano agli dei. Anche per Origene la distribuzione dei popoli fra i diversi angeli ha luogo nel momento della dispersione delle genti dopo l’episodio della torre di Babele. Si può dire che l’idea degli angeli ai quali si affidano i popoli è condivisa fra i Padri. Si incontra anche in Pseudo-Dionigi. Grazie ad essi ha acquistato grande autorità nel pensiero cristiano posteriore.
Vediamo altri testi. Teodoreto dice: «Che ogni nazione abbia il proprio Angelo custode lo afferma la Bibbia». San Basilio afferma: «Alcuni angeli sono a capo delle nazioni, altri accompagnano ognuno dei fedeli». Clemente di Alessandria definisce «prefetture» come «dei distretti amministrativi degli angeli sui popoli e le comunità».
Origene, interpretando la visione notturna di San Paolo, considera l’uomo della Macedonia come il suo angelo protettore. «Ogni popolo ha il suo angelo a capo» dicono San Gregorio, Cassiano e S. Isidoro. San Cirillo di Alessandria fa eco alla generale credenza per la quale ogni regno ha un angelo specificamente incaricato di guidarlo. San Gregorio Nazianzeno, quello di Nissa e San Giovanni Crisostomo insegnano che ad ogni nazione è stato dato un angelo custode, che la protegge e ispira santi pensieri a quelli che guida.
San Girolamo, sant’Ilario e sant’Ambrogio descrivono l’angelo di ogni regno nell’atto di intercedere per i suoi figli e di custodirli con la sua protezione. San Giovanni Damasceno dice di loro: «Messaggeri e ministri di Dio eseguono la sua volontà, delle volte si mostrano agli uomini, sono destinati ad essere custodi di certe regioni della terra, di certe nazioni; si occupano dei nostri interessi e ci prestano soccorso».
San Tommaso d’Aquino (1225-1274) attribuisce la missione di «angelo della nazione» al coro degli Arcangeli. Così come ci sono governatori visibili, ci sono anche governatori e principi invisibili, che amministrano il creato di Dio. Per spiegare la gerarchia angelica dice che gli Arcangeli si occupano della custodia delle nazioni.
San Francesco Saverio, apostolo gesuita del Giappone, non esitava a raccomandare il suo apostolato agli angeli custodi del Giappone: «Non mi aspetto nulla da me stesso, poiché ho riposto tutta la mia fede in Gesù Cristo, nella Santissima Vergine Maria e nei nove cori degli angeli, fra i quali ho scelto come protettore, principe e paladino della Chiesa militante San Michele. E ho tutta la speranza in questo arcangelo, al quale ho affidato la protezione speciale del gran regno del Giappone. Mi rivolgo ogni giorno a lui e a tutti gli angeli custodi del Giappone».
Anche Origene sosteneva l’opinione che Dio avesse destinato angeli alla custodia delle comunità: «Ogni diocesi è guidata da due vescovi, uno visibile e l’altro invisibile, l’uno uomo e l’altro angelo».
Il santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, venerò in modo particolare l’angelo della diocesi. San Francesco di Sales cita le esperienze di san Pietro Favre: «Lui era abituato a salutare l’angelo custode di ogni parrocchia, in quanto entrava in essa e raccontava di avere sperimentato il suo aiuto per allontanare gli eretici e renderli docili per ricevere la dottrina della salvezza». San Francesco di Sales dice anche che ognuno dovrebbe onorare l’angelo della propria diocesi, per un aiuto temporale e spirituale. L’idea degli angeli protettori speciali sembra molto logica, ragionevole. È solamente l’applicazione del principio generale di una gerarchia nel governo dell’universo, dove gli angeli agiscono in una catena di eventi.
Papa Giovanni Paolo II, durante le sue catechesi sugli angeli, affermò: «seguendo il libro di Daniele si può affermare che le funzioni degli angeli come ambasciatori del Dio vivo non solo si estendono ad ogni uomo e a quelli che hanno funzioni speciali, ma anche a intere nazioni» (Giovanni Paolo II, udienza generale del 30 luglio 1986).
Il Direttorio vaticano sulla Pietà Popolare e la Liturgia afferma al n. 216: «Lungo i secoli i fedeli hanno tradotto in espressioni di pietà le convenzioni di fede riguardo al ministero degli angeli: li hanno presi come patroni di città e protettori di gruppi; hanno eretto santuari famosi in loro onore come Mont-Saint-Michel in Normandia, San Michele della Chiusa in Piemonte e San Michele del Gargano in Puglia, hanno stabilito giorni festivi, composto inni ed esercizi di devozione».
Questo testo di don Marcello Stanzione è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. E’ possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it