Giustizia divina

Quando si considera il peccato sotto questo rapporto, bisogna persuadersi che la misericordia di Dio regna perfino nell’Inferno, come dice S. Caterina da Genova, perché mentre il peccatore morto in disgrazia di Dio meriterebbe pena infinita quanto all’intensità e quanto alla durata, Iddio nella sua bontà ha voluto renderla infinita solo quanto al tempo, mentre riguardo all’intensità vi ha voluto porre un limite.
Se la sola giustizia avesse avuto più severo corso, avrebbe richiesto certamente maggior pena! Altrettanto e con più ragione è delle anime purganti, le quali relativamente ai falli commessi in vita, soffrono molto meno di quel che in realtà meriterebbero. In terzo luogo la misericordia divina si manifesta laggiù allorché Iddio abbrevia la durata della pena di qualche anima senza ledere i diritti della sua eterna giustizia, ed ecco come.
In confronto all’eternità il tempo è un nulla, ma considerato in se stesso non è altro che una relazione di atti intimamente concatenati fra loro. Ora moltiplicando gli atti dell’anima Iddio può in un istante dare a questa la sensazione di più secoli, come verosimilmente accadrà a coloro che morranno negli ultimi giorni del mondo, e che dovranno espiare in pochi minuti tutte le colpe della loro vita. Egli è vero che tutte le sensazioni dolorose accumulate in sì piccolo spazio di tempo fanno crescere l’intensità del castigo in una proporzione spaventosa, ma quantunque la giustizia eserciti in ciò i suoi pieni diritti, la misericordia non cessa di guadagnarvi, perché così l’anima viene messa più sollecitamente in possesso della gloria divina.
Secondo le rivelazioni da noi già citate e molte altre ancora, pare che simili abbreviazioni di pena siano concesse specialmente alle anime divote di Maria santissima; ed è così che si spiegherebbero i famosi privilegi della Bolla Sabatina di cui parleremo quando dovremo trattare delle indulgenze. In quarto luogo la misericordia si manifesta nel Purgatorio allorché Iddio permette ad un’anima di uscirne temporaneamente per far conoscere il suo stato ai viventi e implorarne suffragi. Da che esiste il Purgatorio migliaia di anime hanno visto in tal modo abbreviare le loro pene, ed è certo gran segno di misericordia il sospendere che Dio fa le leggi della natura permettendo al defunto di venire a raccomandarsi agli amici lasciati su questa terra. Iddio non fa né sempre né per tutte le anime questa grazia, ma si può dire tuttavia che le apparizioni su questa terra di poche di esse giovano a tutte le altre, perché rianimando la fede nel Purgatorio fanno sì che i fedeli si risveglino dalla loro apatia e dal loro egoismo ed implorino la rugiada della divina misericordia su quelle anime penanti.
Volendo ora dire qualche cosa sulla giustizia che Dio esercita in Purgatorio, non ripeteremo qui ciò che già dicemmo circa la severità di essa, ma studieremo solo una questione di non lieve importanza che ci si presenta, e cioè se Iddio si tenga obbligato per giustizia ad applicare ad un dato defunto i suffragi che per lui vengono fatti dai viventi. I teologi sono discordi su questo punto, e i dottori scolastici inclinano a credere che Iddio si sia in ciò riservato la più gran libertà. Quel che è certo si è che – almeno quanto alle indulgenze – i Sommi Pontefici e la Chiesa, non esercitando più alcuna giurisdizione sulle anime del Purgatorio, non possono essere ad esse applicate per modo d’assoluzione come ai vivi, ma solo per modo impetratorio, che è quanto dire che la Chiesa invece di rimettere direttamente quella tale o tal altra parte di pena dovuta al peccato, si limita a pregare Iddio onde accetti quell’indulgenza e l’applichi Egli stesso nella proporzione che meglio conviene alla sua giustizia.
D’altra parte i teologi mistici inclinando verso l’opposto parere, insegnano che tutti i suffragi che si fanno a favore di un dato defunto, vengono a questo da Dio applicati. Pare infatti conveniente che Iddio tenga conto dell’intenzione particolare di quelli che lo pregano, eccetto che ragioni speciali di giustizia non glielo vietino. Se di tali ragioni ve ne siano spesso, è cosa molto ardua a sapersi. Santa Francesca Romana dice che le preghiere e le buone opere che si fanno in questa vita per qualche anima del Purgatorio, sebbene vadano subito a vantaggio di questa, per quel vincolo però di carità che le unisce tutte, servono anche a giovare le altre. Se poi siano offerte per un’anima che è già in possesso della gloria, il merito ritorna a colui che le ha fatte, mentre il frutto si spande allora su tutto il Purgatorio.
D’altra parte in molte rivelazioni di Santi vediamo che la giustizia di Dio ha negato talvolta di applicare i suffragi a vantaggio di talune anime per le quali si pregava. Dalla Santa M. Alacoque abbiamo veduto raccontare di quel nobile personaggio, già da noi menzionato, il quale avendo commesso in vita molte ingiustizie verso i suoi soggetti, vedeva in Purgatorio che i suffragi fatti per lui venivano applicati dalla divina giustizia a vantaggio di quelli che egli vivendo aveva oppressi e danneggiati.
Bisogna quindi concludere che Iddio in tal maniera si riserva la più ampia libertà, e che spesso, e fors’anche sempre, l’anima per la quale noi preghiamo non è sollevata dalle sue pene in quella misura che si crede, altrimenti basterebbe guadagnare un’indulgenza plenaria in favore d’un’anima del Purgatorio, o di celebrare in suo suffragio una Messa ad un altare privilegiato, per esser sicuri della sua liberazione, il che è in aperta contraddizione con quanto suol praticare la Chiesa e con quel che ci dicono i Santi nelle loro rivelazioni. Non dobbiamo mai adunque rassicurarci troppo sulla sorte dei nostri cari defunti, ma pregare e pregar molto per loro, poiché senza una speciale rivelazione non potremo mai esser sicuri che essi non abbisognino più dei nostri aiuti.