Gerusalemme II: dal Golgota alla prima chiesa

«Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò» (Mt 27, 57-61).
Questo passo segue di poco la descrizione del luogo detto Golgota, che significa «Luogo del Cranio», dove Gesù Cristo, crocifisso insieme a due ladroni, emise il Suo spirito.
Tombe nella pietra
Oggi il luogo del Sepolcro si trova in mezzo agli edifici della Città Vecchia di Gerusalemme. Dagli scavi fatti nel 1961 si è appreso come l’area attorno al giardino del Golgota fino al I sec. a.C. fosse stata una cava di pietra, cava che, abbandonata, tornò ad essere un orto. Nelle sue pareti rocciose furono ricavate delle tombe ed una di queste è quella che, ricavata da un pilastro sporgente, Giuseppe di Arimatea cedette a Gesù. L’entrata era bassa, ci si doveva inginocchiare per entrarvi e a chiusura vi era una grande lastra di pietra. Dopo il passaggio c’era un vestibolo che portava alla vera e propria camera funeraria. Vi era stato scavato un solo banco sul lato destro. E’ presumibile che Giuseppe di Arimatea avesse intenzione di scavarne altri per la famiglia. Ma la Risurrezione cambiò i suoi piani.
Dentro le mura
L’orto del Golgota rimase esterno alle mura di Gerusalemme fino a circa il 44 d.C., quando Agrippa inglobò la zona costruendo la terza cerchia delle mura. I primi cristiani già vi si recavano per celebrarvi la «Memoria» degli eventi della Crocifissione, Morte e Risurrezione del Signore. Le due rivolte giudaiche provocarono grossi mutamenti anche nel tessuto urbano della città: all’inizio del II sec. Gerusalemme fu completamente rasa al suolo, l’imperatore Adriano fondò una nuova città per cancellare tutti i ricordi antichi. Nella nuova Aelia Capitolina il sito corrispondente all’orto del Golgota venne a coincidere con il centro della città e proprio in quel punto furono costruiti gli edifici del nuovo Campidoglio con altari dedicati a Giove, Giunone e Minerva. «E’ [la] Grotta salvifica che alcuni atei ed empi avevano pensato di fare scomparire dagli [occhi degli] uomini, credendo stoltamente di nascondere in tal modo la verità. E così […] vi avevano scaricato della terra portata da fuori e coperto tutto il luogo; lo avevano poi rialzato e pavimentato con pietre, nascondendo così la divina Grotta sotto quel grande terrapieno. Quindi […] avevano eretto sulla terra un sepolcreto veramente fatale per le anime, edificando un recesso tenebroso a una divinità lasciva, Afrodite, e poi offrendovi libagioni abominevoli su altari impuri e maledetti», così racconta Eusebio di Cesarea nella sua Vita di Costantino.
In questa condizione quei luoghi rimasero per circa 180 anni, anche se le comunità giudeo-cristiane presenti mantennero la Memoria.
Dalle tenebre alla luce
Nel 325 al concilio di Nicea fu deciso di distruggere i templi pagani eretti sui luoghi santi. L’imperatore Costantino, «animato dallo Spirito divino, non trascurò affatto quell’area, che tanti materiali impuri mostravano occultata […] Invocato Dio suo collaboratore, diede ordine di sgombrarla. […] Venivano subito demolite da cima a fondo le invenzioni dell’inganno e venivano distrutti e abbattuti gli edifici dell’errore con tutte le statue e le divinità. […] L’Imperatore volle dichiarare sacro il suolo stesso e comandò di fare nell’area uno scavo molto profondo […] E quando apparve l’area al fondo della terra, allora contro ogni speranza appariva anche tutto il resto ossia il venerando e santissimo testimonio della Risurrezione salvifica e la Grotta più santa di tutte riprendeva la stessa figura della risurrezione del Salvatore. Essa quindi, dopo essere stata sepolta nelle tenebre, tornava di nuovo alla luce e, a quanti andavano a vederla, lasciava scorgere chiaramente la storia delle meraviglie ivi compiute», annota ancora Eusebio nella sua Vita di Costantino.
L’Anastasis
Su quel banco funebre era stato deposto il corpo di Nostro Signore Gesù. Da quella tomba e da dietro quella “grande pietra” era stata annunciata la vittoria sulla morte attraverso la Risurrezione di Gesù.
«L’imperatore diede subito pie disposizioni legali e larghi finanziamenti ordinando di costruire intorno alla Grotta salvifica una casa di preghiera degna di Dio con una magnificenza sontuosa e regale […] [Volle che] l’opera riuscisse qualcosa di singolare, di grandioso e magnifico», si legge ancora nella Vita di Costantino.
Il progetto architettonico prevedeva cinque edifici e, per attuare tutto questo, Costantino fece ulteriormente sbancare la parte rocciosa del sito sia verso nord che verso ovest. Cosicché la tomba di Gesù, scavata nella parete rocciosa, si venne a trovare completamente isolata dalla roccia e come posta al centro di uno spazio sul quale sorse il grande mausoleo costantiniano dell’Anastasis (Resurrezione). Per arrivarvi doveva essere salita la scalinata del portico affacciato sul Cardo massimo, attraversati l’Atrio esterno, la basilica del Martyrium (a cinque navate con doppi matronei) e il Triportico. Costantino volle che la tomba e la pietra su cui fu deposto il corpo del Signore fossero senza decorazioni all’interno, mentre all’esterno l’Edicola fu ricoperta di marmi preziosi.
Questo testo di Olga Donati è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. E’ possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it