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Gaeta dalla mitologia alla storia

Tesori d'Italia27 Marzo 2019
Testo dell'audio

«Pria che Enea sì la nomasse», scrive Dante nell’Inferno, a proposito del viaggio di Ulisse: la regione di Gaeta prende nome da Cajeta, nutrice di Enea, che qui venne sepolta.

Origini tra mito e storia

Visitata da entrambi i due massimi viaggiatori letterari dell’antichità (vi passarono anche gli Argonauti), abitata dagli inospitali lestrigoni, i giganti antropofagi che distrussero quasi tutte le navi della flotta di Ulisse (riuscì a salvarsi solo quella che trasportava l’eroe), nella realtà fu abitata almeno dall’VIII secolo a.C. dai meno crudeli ausoni, aurunci e volsci.

Conquistata non senza fatica dai romani, divenne un luogo di villeggiatura molto rinomato, tanto che per permettere ad imperatori e ad altri illustri personaggi di raggiungerla venne costruita una nuova strada, la Via Flacca, più diretta rispetto all’Appia.

Tutta la zona è piena di monumenti e rovine che ricordano l’antico splendore: ricordiamo solo il mausoleo del veterano delle guerre gallica e civile Lucio Munazio Planco, che domina la città dalla cima del Monte Orlando, e la costruzione funeraria a forma di torre, ben visibile anche dalla linea ferroviaria Roma-Napoli, detta Tomba di Cicerone.

Potente città medievale

Dopo la caduta di Roma le invasioni dei barbari e le scorrerie dei Saraceni fecero molti danni ai quali si sottrasse solo il “castrum” di Gaeta, che divenne un punto di riferimento per tutta l’area. Salita al rango di Ducato, con una indipendenza che mantenne dal X al XII secolo, fino all’invasione normanna, la città si dimostrò potenza marinara di una certa importanza: batté moneta propria (il follaro), emanò leggi, commerciò a lungo, subì numerosi assedi.

Il suo agglomerato urbano divenne una vera e propria roccaforte, come quelli vicini di Campodimele, Sperlonga, Itri, Maranola, Castellonorato e Suio Alto. Tra le mura del borgo, in cui le popolazioni delle zone limitrofe si trasferirono per trovare protezione, sorsero numerose chiese, le maggiori delle quali sono la cattedrale di Sant’Erasmo e la chiesa di San Francesco, inizialmente costruita pare per iniziativa dello stesso Santo, che venne personalmente a predicare a Gaeta, e rifatta più volte, da ultimo nel XIX secolo in stile neogotico a scioglimento di un voto di Ferdinando II dopo la riconquista del trono nel 1848.

Papa Bonifacio VIII, al secolo Benedetto Caetani.
Bonifacio VIII

E proprio da Gaeta veniva la potente famiglia Caetani, a lungo avversaria dei Colonna, tra i cui membri si ricordano numerosi duchi della città e soprattutto Benedetto (che però era nato ad Anagni), divenuto poi Papa con il nome di Bonifacio VIII.

L’Imperatore Federico II ampliò ulteriormente la struttura difensiva di Gaeta, posta al confine del Regno di Napoli, ma fu con il periodo angioino, che la città tornò alla ribalta sulla scena del Regno: dal 1378 fu per qualche anno la residenza dell’antipapa Clemente VII, alleato della Regina Giovanna I, e nel 1387 vi si stabilì, temporaneamente in esilio, l’erede al Trono Ladislao d’Angiò-Durazzo, che vi celebrò le sue nozze con Costanza Chiaromonte. Anche la futura Regina Giovanna II, sorella di Ladislao, soggiornò per molto tempo a Gaeta, dove scelse di farsi incoronare nel 1419.

E proprio da Gaeta partì nel 1435 il primo sovrano della successiva dinastia, Alfonso d’Aragona, per scalzare Renato d’Angiò dal Trono di Napoli. Durante questo periodo la città fu munita di un nuovo castello, il cosiddetto “alfonsino”, mentre il vecchio (chiamato “angioino”) fu ampliato e unito al nuovo. Il Re capì quanto fosse importante il possesso di tale città e volle ulteriormente fortificare Gaeta, con l’aggiunta di due nuove cinte murarie (oggi scomparse).

Con la dominazione spagnola, iniziata nel 1504, il ruolo di “piazzaforte del Regno di Napoli” fu ancora di più accentuato e la città fu dotata di nuovissime fortificazioni bastionate, alle pendici del Monte Orlando, aggiornate contro le ultime e più potenti armi da fuoco.

Gaeta e il cristianesimo: lo Stendardo di Lepanto e l’ospitalità a Pio IX

Nel 1571 si radunò nel porto di Gaeta la flotta pontificia che, al comando dell’ammiraglio Marcantonio Colonna, salpò il 24 giugno 1571 per unirsi al resto della flotta cristiana, comandata da don Giovanni d’Austria, per combattere il pericolo islamico. Come già accennato nei precedenti articoli, il comandante della flotta pontificia aveva ricevuto il 20 giugno 1571 dal Papa San Pio V lo Stendardo di seta che doveva essere issato sulla nave ammiraglia pontificia.

Marcantonio II Colonna
Marcantonio Colonna

Il Colonna nella Cattedrale di Gaeta, davanti a Sant’Erasmo, fece voto che se avesse vinto avrebbe donato lo Stendardo alla Cattedrale di Gaeta e lo avrebbe posto ai piedi del Santo, patrono dei marinai. Al suo ritorno in Gaeta dalla vittoriosa battaglia di Lepanto, Marcantonio Colonna mantenne fede al giuramento fatto.

Dopo secoli in cui Gaeta è ricordata soprattutto per gli assedi subiti, la città torna alla ribalta quando, nel 1848, diventa addirittura sede papale. Il 25 novembre di quell’anno, infatti, Papa Pio IX si rifugia a Gaeta, ospite dei Borbone, in seguito alla proclamazione della Repubblica Romana e vi rimane fino al 4 settembre 1849. In questo periodo Gaeta assume la denominazione di “Secondo Stato della Chiesa”. Ed è proprio durante questo soggiorno che il beato Pio IX viene illuminato dallo Spirito Santo, tanto che al suo ritorno a Roma proclamerà il Dogma dell’Immacolata Concezione.

Gaeta è comunque legata soprattutto al fatto di essere stata teatro della capitolazione del Regno delle Due Sicilie, di cui divenne capitale dal 9 novembre 1861 al 13 febbraio 1861, quando venne firmata la resa di Francesco II di Borbone.

Da questo momento in poi inizia la lenta decadenza di Gaeta, non più centro politico, militare e amministrativo: la fortezza viene trasformata in semplice carcere militare che ospiterà anche il “padre della patria” Mazzini, confinatovi nel 1870 – in un lussuoso appartamento, non certo in una cella – perché non sottraesse la gloria della Presa di Roma all’altro padre, Vittorio Emanuele.

Durante il periodo fascista Gaeta venne separata dall’antica provincia di Terra di Lavoro in Campania (oggi Caserta) per essere trasferita al Lazio, venendo incorporata nell’allora nascente Provincia di Littoria (oggi Latina).

 

Questo testo di Gianandrea de Antonellis è stato tratto è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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