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Gabriel García Moreno

Storia29 Giugno 2018
Testo dell'audio

Nel 1985 papa Giovanni Paolo II, in visita in Ecuador, rinnovò l’atto di consacrazione del Paese al Sacro Cuore di Gesù, utilizzando quello che, nel 1874, l’allora presidente della repubblica ecuadoregna aveva fatto inserire nel preambolo alla Costituzione. Questo presidente fu Gabriel García Moreno.

Gabriel Gregorio García y Moreno era nato a Guayaquil il 24 dicembre 1821, figlio del facoltoso commerciante spagnolo Gabriel García y Gómez e della nobildonna María Mercedes Moreno y Morán de Buitrón, parente del cardinale primate di Spagna, José Ignacio Moreno y Maisonave.

Gabriel García Moreno studiò giurisprudenza a Quito ed esercitò l’avvocatura, impegnandosi anche nel giornalismo politico. Viaggiò in Europa, dove studiò le lingue e i sistemi politici.

 

Nemico del laicismo

Rientrato in Patria, trovò l’Ecuador in mano alla fazione laicista e ferocemente anticlericale. Fu eletto al senato, ma la situazione degenerò in una breve guerra civile, al termine della quale gli venne offerta la presidenza. Le elezioni del 1861 lo confermarono. Alla scadenza del suo mandato fondò il partito conservatore ecuadoriano. Venne rieletto presidente nel 1869 e ancora nel 1875.

La sua vastissima popolarità era dovuta all’energica azione di governo da lui compiuta a favore del popolo. Innanzitutto dimezzò il suo stipendio e quello dei funzionari più elevati. Nel contempo aumentò i salari più bassi e ridusse le tasse. Avviò un vasto programma di alfabetizzazione pubblica, rendendo più rigorosa la selezione dei maestri e richiamando i gesuiti (che i liberali avevano espulso) per le scuole di secondo grado.

 

Una fede profonda

Gabriel García Moreno, religiosissimo, si alzava all’alba per cominciare la sua giornata lavorativa con la Messa nella cattedrale di Quito e lo si vedeva, paludato delle insegne presidenziali, portare la Croce nella processione del Venerdì Santo o reggere il baldacchino in quella del Corpus Domini.

Intanto l’Ecuador veniva modernizzato tramite una vasta campagna di lavori pubblici: scuole, ospedali, ferrovie. L’osservatorio astronomico di Quito, potenziato, divenne in breve uno dei più prestigiosi al mondo. Il tenore di vita degli indios fu notevolmente elevato e fu loro concesso il diritto di voto.

L’Ecuador stipulò un Concordato con la Santa Sede, in base al quale la Repubblica rinunciava all’antico privilegio di patronato (ovvero il vincolo del papa di poter scegliere i vescovi solo tra i nomi indicati dal governo).

Quando i piemontesi invasero Roma, l’Ecuador fu l’unico Stato a elevare formale protesta per il diritto internazionale violato e anche il solo a inviare una somma di denaro al Papa in simbolico risarcimento per la perdita dello Stato Pontificio.

Ma così facendo Gabriel García Moreno aveva creato qualcosa di insopportabile per i laicisti ottocenteschi: un Paese florido, prospero, forte e cattolicissimo, con una popolazione così soddisfatta da rieleggere continuamente un uomo da Messa quotidiana, un uomo che non si era sposato per dedicarsi completamente a quella che considerava una missione.

 

Il martirio

L’Ecuador di Gabriel García Moreno era la contraddizione concreta e tangibile della teoria laicista, secondo la quale il Cattolicesimo era solo fomite di ignoranza, povertà e oscurantismo. Il colmo, per massoni e carbonari del tempo, fu una Costituzione che si apriva con l’invocazione al Sacro Cuore.

Così, il García Moreno venne pugnalato a morte il 6 agosto 1875 mentre usciva dalla Cattedrale. Sapeva di essere nel mirino, ma non aveva mai voluto la scorta.

Due anni dopo toccò all’ arcivescovo di Quito, José Ignacio Checa, colpevole di avere pronunciato quella famosa consacrazione: gli avvelenarono l’ostia della Messa del Venerdì Santo.

Louis Veuillot, direttore del parigino «L’Univers», commemorò García Moreno scrivendo che, con lui, Dio aveva mostrato quali capi può dare agli uomini che Lo onorano; e a quali miserabili si affidano quelli che Lo odiano.

Scomparso García Moreno, l’Ecuador ripiombò in un incubo di guerre civili e sottosviluppo.

 

Questo testo di Rino Camilleri è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. E’ possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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