Il frutto della Santa Messa

La morte del Signore in Croce guadagna la grazia sovrannaturale e la Santa Messa la applica.
La applica per tre fini:
- Il bene della Chiesa intera: la Chiesa purgante, la Chiesa militante e la Chiesa trionfante;
- Il bene di coloro per cui la Santa Messa viene specificamente celebrata;
- Il bene del celebrante e dei fedeli assistenti.
Il frutto ricevuto dipende dalle disposizioni di coloro che lo pregano e che lo ricevono.
Quanto a queste grazie in genere, Santa Teresa d’Avila dice: “Senza la Santa Messa che cosa sarebbe di noi? Tutto perirebbe quaggiù, perché soltanto Essa può fermare il braccio di Dio”.
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori dice: “Senza la Messa, la terra sarebbe da molto tempo annientata a causa dei peccati degli uomini”.
E San Pio da Pietrelcina dice: “Sarebbe più facile che la terra si reggesse senza sole, anziché senza la Santa Messa”.
Quanto al bene recato per le anime defunte, San Girolamo dice: “Per ogni Messa devotamente celebrata, molte anime escono dal Purgatorio per volarsene al cielo”.
Quanto alle grazie applicate agli assistenti, San Bernardo dice: “Si merita di più ascoltando devotamente una Santa Messa che non il distribuire ai poveri tutte le proprie sostanze e col girare peregrinando su tutta la terra”.
Sant’Agostino dice: “Tutti i passi che uno fa per recarsi ad ascoltare la Santa Messa sono da un angelo numerati e sarà concesso da Dio un sommo premio in questa vita e nell’eternità”.
“Assicurati – disse il Signore a Santa Geltrude (nella foto) – che a chi ascolta devotamente la Santa Messa, Io manderò negli ultimi istanti della sua vita tanti dei miei Santi per confortarlo e proteggerlo, quante saranno state le Messe da lui ben ascoltate”.
CONSEGUENZE PRATICHE
I) Assiduità
La prima conseguenza è che dobbiamo assistere alla Santa Messa il più spesso possibile. San Leonardo da Porto Maurizio esortava: “O popoli ingannati, che fate voi? Perché non correte alle chiese per ascoltare quante più Messe potete? Perché non imitate gli Angeli che, quando si celebra la Santa Messa, scendono a schiere dal Paradiso e stanno attorno ai nostri Altari in adorazione per intercedere per noi?”.
II) Disposizione adatta
La seconda conseguenza pratica è di assistere con la disposizione adatta. Più grande è l’amore di coloro che vi partecipano, più grande è la grazia e il merito. Questo amore si deve indirizzare verso il Signore sacrificato sulla Croce che è proprio il cuore della Santa Messa.
Nel suo libro “Gesù Eucaristico Amore” Padre Manelli spiega che la vera partecipazione attiva alla Santa Messa è quella che ci rende vittime immacolate come Gesù, che ottiene lo scopo, per usare le parole di papa Pio XII, di “riprodurre in noi i lineamenti dolorosi di Gesù”.
La pratica spirituale classica all’Offertorio è di offrire se stessi a Dio Padre con l’offerta del pane e del vino, e alla Consacrazione di immolare sé stessi a Lui con l’oblazione del Corpo e Sangue del Signore.
Lo stesso Padre Manelli afferma ancora: “Del resto come rimanere indifferenti di fronte alla Crocifissione e Morte di Gesù? Non saremo mica come gli Apostoli addormentati nel Getsemani e tanto meno come i soldati che, ai piedi della Croce, pensavano al gioco dei dadi, incuranti degli spasimi atroci di Gesù morente?”
San Giovanni Bosco si lamentava di “tanti cristiani che stanno in chiesa volontariamente distratti, senza modestia, senza attenzione, senza rispetto, in piedi, guardando qua e là. Costoro non assistono al Divin Sacrificio come Maria e Giovanni, ma come i Giudei, mettendo un’altra volta Gesù in Croce”.
Guardiamo la Madonna, San Giovanni Evangelista, Santa Maria Maddalena e le pie donne ai piedi della Croce. Loro sono il nostro modello di partecipazione al Santo Sacrificio della Messa: per la Gloria di Dio e la salvezza della nostra anima.
Amen.