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Fede e Chiesa in Dante (Parte II)

Arte e Cultura17 Novembre 2021
Testo dell'audio

Cosa sia il peccato e quale sia la reale condizione del peccatore è ben chiarito nei primissimi versi della Divina Commedia, già in Inferno I 2-3: «Mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita». Il peccato, dunque, «è un deviare, un uscire dalla retta via, la via del bene – chiarisce Galletto – abbandonata questa e intrapresa quella tortuosa del male (il peccato), l’uomo si ritrova in una selva oscura, una selva selvaggia e aspra e forte (v. 5), immagine dello stato di perdizione e di smarrimento conseguente al peccato. Il dolore, indispensabile per ottenere il perdono, è il buon dolor ch’a Dio ne rimarita, come Dante afferma in Purgatorio XXIII 81, che ristabilisce le nozze delle nostre anime con Dio, riconciliandoci con Lui».

Se nella Divina Commedia Dio viene indicato quale somma verità e luce infinita, somma sapienza, sommo bene, somma giustizia, creatore e ordinatore dell’universo, Provvidenza, Trinità, l’Onnipotente, l’essere eterno ed il sommo amore, di Maria, madre di Cristo, Dante dice ch’è «la via privilegiata per giungere a suo Figlio; la sua somiglianza a Cristo va intesa, oltre che fisicamente essendo Maria la sua madre carnale, anche spiritualmente in quanto la creatura per grazia più vicina a Dio, Maria viene presentata anche come modello di tutte le virtù». Mentre l’Eucarestia ovvero «lo pan che ‘l pio Padre a nessun serra», «il pane che Nostro Signore a nessuno fa mancare», come viene definita in Paradiso canto XVIII versi 127-129, viene posta al centro dell’economia sacramentale, di cui rappresenta il cuore vivo.

Circa la Chiesa, è facile notare come tanti problemi di oggi siano gli stessi di ieri: se, infatti, in Paradiso canto XI versi 119-120 essa viene definita «la barca/di Pietro», in Purgatorio canto XXXII verso 129 è lo stesso san Pietro ad esclamare: «O barca mia, come sei male caricata, cioè di quale cattivo peso sei caricata!». Ed ancora in Paradiso canto XXVII versi 55-57:«Da quassù si scorgono lupi famelici in veste di pastori in tutte le regioni dove c’è il gregge di Cristo: o soccorso di Dio, perché non intervieni?». Tuttavia, ci tiene a specificare Galletto, la «reprimenda si conclude con una solenne affermazione di fiducia nell’intervento divino a favore della Chiesa», che «Dante sempre chiama la Santa Chiesa e verso la quale non manca di manifestare grande rispetto e reverenza; altrettanto per l’ufficio del supremo pastore, il Papa, pur lamentando che tale ufficio sia ricoperto da persone indegne». Ed anzi precisa come gli «energici richiami non siano dettati da astio, bensì da profondo affetto».

Ed anche in questo è possibile rintracciare l’estrema, efficace e premurosa attualità della Divina Commedia….

 

Questo testo di Luigi Bertoldi è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it

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