Esposizione del Vangelo

Dopo la preparazione con le preghiere sopra descritte, il sacerdote si porta dal centro al lato destro dell’altare, dove il messale dev’essere disposto in altra maniera rispetto a com’era per la lettura dell’Epistola. Il lato posteriore del libro non deve essere parallelo alla parete posteriore dell’altare, ma deve tenere una posizione obliqua, metà girato verso l’angolo (cornu) dell’altare, cosicché il sacerdote, per la lettura del Vangelo, è semirivolto (semiversus) al popolo guardando a settentrione. In questa posizione egli legge o canta il Vangelo che dev’essere contemplato nel suo inizio, nella parte centrale e nella conclusione.
A questo punto, quali Grazie si augurano scambievolmente il sacerdote e il popolo con il Dominus vobiscum – Et cum spiritu tuo? Il senso di queste espressioni è che la parola di Dio venga rettamente compresa, accettata con fede e messa in pratica fedelmente. Come infatti la pioggia scende dal cielo e non vi ritorna senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui io l’ho mandata (Is. 55,10-11). Così parla il Signore tramite i Suoi profeti. La Sua parola è come un messaggero che non ritorna senza aver assolto il suo compito. E non è sufficiente che il suono della parola raggiunga il nostro orecchio, ma piuttosto lo spirito della verità con la sua luce celeste deve istruirci interiormente, affinché si possa capire e amare la straordinaria maestà e profondità, come anche le insondabili ricchezze del Vangelo. Inoltre, come una misteriosa potenza, lo Spirito di Dio ci deve stimolare e attirare affinché, con il nostro pensare, volere e agire, vogliamo sottometterci e donarci alla divina Parola senza riserva.
La fede viva, limpida e calorosa è un dono prezioso che Dio ci dà, e allo stesso tempo una virtù che dobbiamo conquistare ed esercitare. Scambiandosi il saluto, sacerdote e popolo implorano vicendevolmente la grazia del Signore, cioè di abbracciare e seguire con fede gioiosa la luce e l’amore per le divine verità. Possa, questo augurio di benedizione, compiersi in noi sempre e contemporaneamente svegliare l’ardente desiderio del pane divino della parola di Dio, che è il nutrimento più sincero, salutare e potente per l’anima! Il brano evangelico da leggere viene annunciato in maniera semplice. Se questo inizia con le prime parole di uno dei quattro Vangeli, allora il titolo sarà per es. “Inizio del santo Vangelo secondo Matteo” (per es. nella festa della Natività della Beata Vergine Maria). Ma quando il brano da riferire è preso dal seguito del testo, allora l’annuncio sarà per es.: “Seguito del santo Vangelo secondo Matteo”. Cui il chierichetto risponde: “Gloria Tibi Domine!” – “Gloria a Te, o Signore!” Quando viene annunciata la Buona Novella, che altro possiamo fare se non erompere nella lode del Signore? In maniera del tutto incomparabile Egli si è rivelato a noi e ci ha privilegiato di fronte a milioni d’altri che siedono ancora nelle tenebre e all’ombra della morte. A questo punto il sacerdote fa una croce col pollice sulle parole iniziali del brano da leggere, poi anche sulla propria fronte, sulla bocca e sul petto.
Il segno di croce sul messale vuol significare che tutto il Vangelo, tutta la dottrina e tutta l’opera della Salvezza è racchiusa nell’unico mistero della Croce, cioè nella morte cruenta dell’Uomo Dio per la redenzione del mondo. Per questo motivo S. Paolo chiama il Vangelo semplicemente “la parola della Croce”, e benché fosse stato innalzato fino al terzo cielo, dove egli vide e udì cose ineffabili, non vuol sapere e predicare null’altro se non “Gesù Cristo, e Cristo crocefisso”: egli cerca il suo vanto nella croce di Cristo, in cui sta la nostra salvezza, la nostra vita e la nostra resurrezione. Il mistero della Croce è per il Mondo uno scandalo e una follia; ma per noi è potenza di Dio e sapienza divina, che contiene in sé tutti gli altri misteri del cristianesimo, della fede e della vita cristiana.
La Croce mostra l’amore di Dio, la sapienza e la provvidenza che, tramite la Croce, ci offre riconciliazione, redenzione e perdono dei peccati, ristora l’amicizia e la figliolanza di Dio, e dà forza in tutte le tribolazioni e tentazioni. La Croce insegna tutte le virtù cristiane: mortificazione del mondo e di sé, umiltà, obbedienza, pazienza, speranza, amore verso Dio e verso il prossimo.
La Croce, con cui si segna il Vangelo sul messale deve ricordarci tutto questo. Anche i fedeli segnano la Croce sulla fronte, sulle labbra e sul petto per esprimere di voler mantenere la dottrina della Croce e del Crocefisso nella mente, sulle labbra e nel cuore; e che non si vergognano di proclamare liberamente e con gioia la gloria della Croce di Cristo al mondo, con la parola e con lo stile di vita. Per il sacerdote, che deve predicare Cristo il Crocefisso, questo segno di croce è allo stesso tempo un severo monito a condurre con Cristo una vita nascosta, a essere unito sulla croce con Cristo e crocefisso al mondo. La vera, semplice predica evangelica è solamente la nobile voce del preziosissimo sangue. Il Signore stesso rivelò un giorno alla beata Angela da Foligno, che la parola del Vangelo penetra l’anima con potenza solamente quando viene dalle labbra arrossite con il suo prezioso sangue.
Che la Croce poi non sia solamente un segno molto significativo ma anche un segno efficace, lo si può vedere qui nella sua funzione di difesa e resistenza contro il nemico maligno, affinché egli non si avvicini e tolga la divina Parola dal nostro cuore. Nessuno si vergogni del venerabile segno della nostra salvezza, il più grande dei nostri beni, per mezzo del quale viviamo e siamo: anzi, vogliamo portare la Croce di Cristo come una corona, poiché tutto ciò che ci è utile alla salvezza si compie tramite la Croce. Per questo motivo dobbiamo fare in modo di avere questo segno nelle nostre case, sulle pareti e sulle porte, e sulla nostra fronte e sul cuore, perché essa è il segno della nostra liberazione, il segno della mitezza di Nostro Signore, Che come un agnello fu condotto al macello (Is. 53,7). Non bisogna però segnare la croce così, col dito, sulla superficie, ma iscriverla invece con viva fede nel proprio intimo.
Quando tu ti segni il volto con questo intento, allora nessuno spirito immondo s’intratterrà nelle tue vicinanze, poiché egli fugge la spada con cui fu ferito e che gl’inflisse il colpo mortale. Perciò non vergognarti di un bene tanto sublime, affinché anche Cristo non abbia a vergognarsi di te quando, venendo nella Sua gloria, sarà preceduto da questo segno lucente: più splendido dei raggi del sole. La sua mera apparizione mostrerà al mondo intero che il Signore ha fatto tutto quanto era necessario per la nostra salvezza. Perciò, imprimi la Croce nel profondo dell’anima tua: essa ha redento e trasformato il mondo, espulso l’errore, introdotto la verità, portato il Cielo sulla Terra e trasformato gli uomini in angeli. Tramite questo segno i diavoli non sono più da temere ma da disprezzare; e la morte non è più tale ma è uno stato di sopore: per mezzo di questo segno, tutto ciò che ci avversa giace a terra ed è calpestato. Perciò vogliamo gridare e dire – e se anche tutti i pagani fossero presenti, parleremo con ancora più coraggio – : “La croce è la nostra gloria e il più grande dei nostri beni, è la nostra speranza e la nostra corona”.