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Due Papi del mese di maggio: san Pio V e san Celestino V

Analisi e commenti03 Maggio 2021
Testo dell'audio

Nel mese di maggio, seguendo l’antico calendario, ricorrono le feste liturgiche di due Romani Pontefici: l’uno molto noto, l’altro quasi sconosciuto, ma santi entrambi: Pio V e Celestino V.

Pio V, al secolo Michele Ghislieri fu Papa per sei anni, dal 1566 al 1572. Nacque nel 1504, a Bosco Marengo, in Piemonte, entrò a 14 anni nell’Ordine dei Domenicani, fu priore di diversi conventi del suo Ordine, teologo, Commissario generale del Santo Uffizio e, dal 1558, Inquisitore generale a vita di tutta la cristianità. Papa Paolo IV, lo nominò quindi vescovo di Nepi e di Sutri, e poi cardinale. Tali onori non modificarono in nulla l’austerità della sua vita, neanche dopo la sua elezione a Romano Pontefice, avvenuta il 7 gennaio 1566.

Una volta eletto Papa, Pio V intraprese una profonda riforma dei costumi della Chiesa, a cominciare dalla Città Eterna, arginò il dilagare delle eresie in Europa, stringendo alleanze con i sovrani cattolici dell’epoca, specialmente con il re di Spagna Filippo II, e giunse persino a scomunicare la regina eretica d’Inghilterra, Elisabetta I. Ma il nome di san Pio V è legato soprattutto alla restaurazione della Messa dopo la devastazione liturgica protestante, e alla grande vittoria di Lepanto, di cui proprio quest’anno ricorre il 450esimo anniversario.
Pio V attribuì il merito della vittoria alla Madonna del Rosario e in suo onore introdusse nelle litanie lauretane l’invocazione Auxilium Christianorum. Morì il 1 maggio 1572, fu canonizzato nel 1712 ed è sepolto a Santa Maria Maggiore.

San Pio V può essere considerato un Papa modello non solo per il suo tempo, ma per ogni epoca ed è per questo che gli ho dedicato una biografia che esce in questi giorni in Italia e negli Stati Uniti, pubblicata dagli editori Lindau e Sophia Institute.

Ma io oggi, accanto a san Pio V, voglio ricordare anche l’altro santo pontefice del mese di maggio, Celestino V (1215-1296), Pietro da Morrone, Papa per soli quattro mesi, nel 1294.

Nato ad Isernia, in Abruzzo, nel 1215, Pietro da Morrone prese questo nome dall’eremo in cui fin dalla giovinezza si rifugiò. Fu un monaco austero, che visse in solitudine, ma esercitò una straordinaria influenza spirituale sugli uomini del suo tempo.

Dopo la morte del Papa Niccolò IV, nell’aprile del 1292, la Chiesa non riusciva ad eleggere il suo successore. Passarono due anni, finché Carlo II re di Napoli e Andrea III re di Ungheria vennero di persona nell’eremo di Pietro da Morrone per convincerlo ad accettare il Papato. Il santo eremita cercava sempre di fare la volontà di Dio e la faceva anche obbedendo alla volontà degli altri. Accettò il pontificato come una prova, ma poi si chiese se questa era davvero la volontà di Dio. “Più un uomo è illuminato – osserva Ernest Hello – più dubita di se stesso”. Chiese consiglio e dopo solo quattro mesi di pontificato decise di rinunciare alla tiara.

Celestino V si mise in ginocchio davanti ai cardinali, lesse una commovente dichiarazione di rinuncia e chiese loro il permesso di ritirarsi. Glielo concessero piangendo. Tornò Pietro da Morrone e morì nel castello di Fumone il 19 maggio 1296. Fu canonizzato nel 1313, meno di vent’anni dopo la sua morte. Le sue spoglie sono venerate nella basilica di Santa Maria di Collemaggio all’Aquila,.
Qualcuno può vedere delle rassomiglianze fra la rinuncia di Benedetto XVI e quella di Celestino V, ma sbaglia. Dante definì Celestino “colui che fece per viltade il gran rifiuto” (Inferno, III, 59-60), ma questi versi potrebbero meglio applicarsi a Benedetto XVI che fu Papa per otto anni e si dimise senza una ragionevole giustificazione, piuttosto che a Celestino, che rinunziò al pontificato dopo pochi mesi, comprendendo di non essere idoneo al trono pontificio.

Se San Pio V fu santo in quanto Papa, Celestino V fu santo non in quanto Papa, ma in quanto “non Papa”, ovvero fu santo perché comprese che ciò che Dio voleva da lui non era l’esercizio del pontificato, ma una vita interiore silenziosa e distaccata dal mondo. La sua scelta di dimettersi fu dunque santa.

Non c’è nulla di più grande nella Chiesa di un Papa che governi secondo la volontà di Dio e niente c’è di più terribile di un Papa che governi contro la volontà divina. Per questo bisogna sempre pregare per la persona del Papa e per l’istituzione del Papato

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