< Torna alla categoria

Doveri verso i genitori

Catechesi10 Agosto 2020
Testo dell'audio

Ma non basta eseguire le pie volontà dei defunti, è necessario eseguirle prontamente e senza restrizioni. Alcuni teologi hanno pensato che qualsiasi ritardo nell’esecuzione delle pie volontà dei defunti non dovrebbe nuocere loro, dato che essi da parte loro hanno fatto tutto il possibile per assicurarsi i suffragi e che quindi non per colpa loro avviene il ritardo. Ma contro l’opinione di codesti teologi stanno le apparizioni delle anime, venute a lamentarsi coi vivi della negligenza posta nel suffragarle.

Dirà taluno che in questo caso dipenderebbe da noi prolungare il Purgatorio di un povero defunto, senza ch’egli ne abbia alcuna colpa. Così è, rispondiamo, ed appunto in ciò consiste il delitto di quegli avidi eredi che differiscono all’infinito l’esecuzione dei pii legati: e questo è tanto più, vero in quanto che molte volte, i legati dal defunto stabiliti per l’anima sua non sono altro che restituzioni da lui dovute.

La famiglia che lo ignora o vuole ignorarlo, ama meglio parlare di captazioni o di avidità clericali, e sotto tali pretesti fare annullare il testamento, mentre spessissimo si tratta di strette restituzioni. Supponiamo che il moribondo abbia commesso delle ingiustizie – cosa che accade ben di frequente anche fra le persone che agli occhi del mondo passano per onestissime – e che prima di comparire dinanzi a Dio, volendo riparare al mal fatto, e non volendo svelare ai figli o ai parenti il suo triste segreto, copra la sua restituzione coll’apparenza di un legato pio; che cosa avverrà di quell’anima se questo legato non sarà soddisfatto?

Dovrà essere trattenuta per lunghissimo tempo nel Purgatorio? Sarebbe cosa ben dura, è vero, ma moltissime anime apparse ci fan fede di questo fatto, assicurandoci che finché la giustizia di Dio è lesa, non possono essere ammesse all’eterna beatitudine. D’altra parte essendo esse pure colpevoli di tanto ritardo nel soddisfare i debiti verso i loro creditori, ai quali avrebbero dovuto far restituzione in vita, senza aspettare il momento in cui non rimarrebbe loro più tempo di farlo da sé, è giusto che talvolta Iddio si serva di queste nostre dimenticanze per punirle adeguatamente. Se esse infatti soffrono, il povero prossimo offeso e pregiudicato da loro non ha sofferto e non soffre forse egli pure? Res clamat domino, e finchè la restituzione non sia compiuta, questo grido di lesa giustizia ripercuoterà sempre all’orecchio di quelle anime. Ci par dunque più sicuro attenersi all’assioma teologico, che cioè senza restituzione non vi è Paradiso.

Dovere gravissimo è quello di suffragare i propri genitori. S. Elisabetta d’Ungheria, quando morì sua madre Geltrude, quantunque avesse fatte per lei larghissime elemosine, mortificazioni e preghiere, se la vide una notte comparire col volto triste e smunto, e postasele ginocchioni dinanzi tutta piangente, dirle: – Figlia mia, figlia mia, ecco a’ tuoi piedi la madre tua oppressa dal dolore: abbi compassione di lei. Io ti supplico di moltiplicare i tuoi suffragi onde la misericordia divina mi liberi dagli spaventosi tormenti che soffro.

Ahimè! quanto sono da compiangere coloro che esercitano autorità sugli altri! Io sto ora duramente espiando i falli commessi quand’ero sul trono.

In nome delle angosce e dei dolori fra i quali ti ho messa al mondo, in nome delle veglie e delle fatiche sostenute per la tua educazione, ti scongiuro a fare il possibile per liberarmi da tanti tormenti! – S. Elisabetta, appena cessata la visione, si pose a pregare, a piangere e a flagellarsi così aspramente, che il suo corpo sfinito cadde in letargo, e mentre stava così sopita, ecco comparirle nuovamente la madre vestita di bianco e col volto raggiante d’allegrezza, annunziandole che le preghiere da lei fatte in quel breve tempo le avevano schiuso le porte del cielo (Surio, 19 Nov., Vita S. Elisab.).

A S. Margherita da Cortona, che fu parimente generosissima verso i suoi genitori nell’offrire preghiere e mortificazioni, fu da Dio rivelato che il tempo della espiazione di essi era stato considerevolmente abbreviato. – La venerabile Caterina Paluzzi quando perdette il genitore passò otto intieri giorni in preghiere e macerazioni d’ogni sorta, in capo ai quali avendo fatto celebrare un servizio funebre e gran numero di Messe, rapita in estasi, fu dal divin Salvatore in compagnia di S. Caterina da Siena condotta in Purgatorio, dove intese la voce lamentevole di suo padre, che tra mezzo alle fiamme la scongiurava ad aver pietà di lui e ad affrettare la sua liberazione. Presa da indicibile angoscia, la Santa si volse a nostro Signore, e lo scongiurò ad aver misericordia di quell’anima, pregando anche S. Caterina ad intercedere per lei; ma ebbe in risposta che la giustizia doveva avere il suo corso.

Allora ella s’offrì nella sua ammirabile carità a subire nel proprio corpo quel che restava ad espiarsi dal padre, e il Salvatore la esaudì, poiché l’anima dei padre volò dopo pochi istanti al cielo, mentre da quel momento in poi la vita di Caterina non fu altro che un lungo e continuato martirio (Vedi Diario Domenicano, 16 Ott.). E perciò quando noi desideriamo conoscere la sorte toccata a coloro che abbiamo amato su questa terra, invece di alimentare questa curiosità che dispiace a Dio e che non giova per nulla a quelle povere anime faremmo molto meglio a pregare il Signore che le sollevi da quelle pene.

Da Facebook