Domenico Giani, vittima della guerra interna in Vaticano

La cacciata di Domenico Giani dal Vaticano – perché di questo si tratta, al netto della melassa che ci viene riversata dai racconti della lunga conversazione con il Pontefice, e della visita del Pontefice stesso alla famiglia del generale silurato – testimonia di una situazione conflittuale all’interno delle alte Mura quale non si ricorda da tempo.
Appare evidente – e nella sua intervista il prefetto della Congregazione per i santi, il cardinale Becciu, già Sostituto alla Segreteria di Stato lo fa capire – che ci sono dei poteri intorno al trono pontificio che si stanno muovendo gli uni contro gli altri, in una silenziosa battaglia di cui sono ignoti gli scopi ultimi, e, naturalmente l’esito. In questa guerra interna qualcuno ha colto l’occasione per liberarsi di un personaggio che stava diventando scomodo, per la sua importanza, e forse per assicurarsi una pedina nuova nel complicato scacchiere.
Ancora una volta dobbiamo registrare che i laici, specialmente se fedeli, specialmente se bravi e onesti, hanno vita difficile in Vaticano. Basta ricordare una lista non esaustiva: Gotti Tedeschi, Navarro Walls, Milone, Greg Burke, Paloma Ovejero, la Scaraffia, altri consiglieri economici…Arriva un momento in cui il reale, profondo, immarcescibile clericalismo dei chierici ha il sopravvento.
Nel caso di Giani, comunque, ci sembra che la pretestuosità del provvedimento sia lampante. Parliamo del “casus” del licenziamento. La pubblicazione, su alcuni giornali dell’ordine di servizio – completo di fotografie di cinque persone di cui si limitava l’accesso oltre le mura, in seguito all’indagine aperta dai magistrati vaticani su alcune operazioni, forse illecite, compiute nell’ambito della Sezione economica della Segreteria di Stato. L’ordine di servizio era stato distribuito sia ai Gendarmi, che alle Guardie Svizzere. E probabilmente è capitato sotto gli occhi – e i telefonini – di altre persone. Non si capisce, allora, se si parla di responsabilità oggettiva (non è stato certo Giani, a fare uscire il documento; anzi sappiamo per certo che sarebbe molto interessato a sapere chi è il burattinaio…) perché si è dimesso Giani, e il comandante delle Guardie Svizzere è ancora al suo posto.
Sembra che ci siano state lamentele per la perquisizione compiuta dai gendarmi in Segreteria di Stato. Che però è stata autorizzata, a quanto ci consta, dal Pontefice. Quindi forte del sigillo pontifico, il generale è partito, e ha messo in moto i suoi uomini. Non è la prima volta in questi anni (pensiamo a George Pell, al cardinale Burke nel caso dell’Ordine di Malta, per esempio) che persone incaricate dal Pontefice si trovano, una volta adempiuti gli ordini, sostanzialmente sconfessate, vittima di fuoco amico. Vanno avanti, convinte di avere il papa dietro, e quando si voltano non trovano nessuno…
E poi non dimentichiamoci che la perquisizione si è svolta nel Sancta Sanctorum del Vaticano, la ricchissima (sembra più dello IOR) Sezione Economica. Dei cinque sospesi l’unico prelato era stato nominato da poche settimane a guardia del pontificio scrigno dei dobloni; la sua nomina- era in precedenza segretario del Sostituto precedente, Becciu – era frutto del nuovo, discusso, Sostituto, Pena Parra. Tutta la vicenda è nata da uno scontro fra IOR e Pena Parra, che ha chiesto alla banca un intervento in un’operazione immobiliare, nata nella Sezione Economica. E non si può neanche dimenticare che chi ha messo il naso nella Sezione Economica (il card. Pell, Milone…) ha subito una severa punizione…E fra le perdite collaterali di questa guerra si deve adesso calcolare anche una persona certamente leale e professionale, Domenico Giani.