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Deo gratias!

Liturgia13 Febbraio 2020
Testo dell'audio

Al termine della lettura il ministrante/accolito risponde a nome del popolo: Deo gratias! “Sia ringraziato Iddio!” Cos’è più doveroso del “ringraziamento” del Signore dal profondo del cuore, per l’insegnamento fattoci per bocca dei Suoi inviati? Nell’Epistola, Dio onnipotente invia a noi, povere creature, una lettera, uno scritto dal Cielo: dobbiamo forse noi disdegnare le Sue parole, piene di infinita dignità, potenza e profondità, e non accoglierle con fede riverente e seguirle con gioiosa prontezza? Ogni parola che viene dalla bocca di Dio è nutrimento celeste soprannaturale per la vita dell’anima. La Sacra Scrittura è il libro più idoneo di tutti ad istruire in vista della salvezza, utile ad ammonire, a far migliorare e a dirigere sulla via della giustizia, affinché l’uomo di Dio diventi perfetto e capace di ogni opera buona (2Tim. 3,15-17).

Tramite le letture bibliche, gli inviati di Cristo seminano e innaffiano il campo del nostro cuore: se sapremo essere riconoscenti di ciò, allora il Signore donerà la crescita affinché il seme celeste della sua parola vivente germogli, cresca, fiorisca e porti frutto – il trenta, il sessanta e il centuplo. Ma affinché questo frutto della salvezza maturi – così da progredire nell’amore di Dio e in tutte le virtù cristiane, crescendo nella perfezione – dobbiamo non solo accogliere e conservare le parole divine con la migliore disposizione del cuore, ma anche perseverare nella “pazienza” in tutte le sofferenze e croci, in tutte le tentazioni e battaglie.

È proprio del vero cristiano il ringraziare sempre Dio per Cristo nostro Signore Che, pieno di Verità e Grazia, si è manifestato a noi, Che è interceduto per noi e per noi è morto sulla Croce, Che è il nostro intercessore e avvocato presso il Padre. Per questo motivo, le parole Deo gratias erano, ai tempi delle persecuzioni, la parola d’ordine – quasi un breve credo – per l’ostiarius (portinaio) che poi lasciava entrare nel luogo delle celebrazioni liturgiche quelli che si facevano riconoscere come cristiani cattolici. Contemporaneamente, in questa esclamazione di riconoscenza era compresa anche la dichiarazione di voler partecipare alle cerimonie liturgiche che erano considerate come una grazia di Dio. Non c’è da meravigliarsi dunque che il Deo gratias sia stato incluso nella liturgia, e così sovente ripetuto.

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