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Dagli show blasfemi all’inverno demografico

Zoom: una notizia alla settimana25 Dicembre 2019
Testo dell'audio

Disumane, anzi demoniache le parole pronunciate dalla comica statunitense Michelle Wolf, che ha sfruttato il palcoscenico offertole dal proprio programma, Joke Show, diffuso dalla piattaforma Netflix, per dichiarare, nel corso di un monologo a dir poco volgare e blasfemo, di essersi sentita «potente come Dio» quando ha abortito. Risuona, empio, in queste parole il grido del serpente: «Diventerete come Dio» (Gn 3,5).

Non paga, Michelle Wolf ha anche aggiunto, tra gli applausi comandati da studio: «Molte persone pensano che, benché sia consentito loro di abortire, ciò debba avvenire soltanto in alcuni casi specifici. Bene, io penso invece che si dovrebbe abortire per qualsiasi motivo lo si desideri».

La celebre conduttrice rappresenta purtroppo una delle punte avanzate del femminismo progressista internazionale, che ha assunto questa nuova strategia più aggressiva, senza coscienza, senza scrupoli e che pertanto considera uno scherzo uccidere i bambini nel grembo delle proprie madri.

A fronte di questi pessimi maestri digitali, provvidenzialmente, sempre negli Stati Uniti, esistono anche degli antidoti: i CMS-Centers for Medicare & Medicaid hanno pubblicato l’edizione definitiva di un regolamento, messo a punto dagli HHS ovvero dai Servizi Sanitari ed Umani e finalizzato a render più difficile il ricorso all’Obamacare per finanziare l’aborto. Ciò è stato possibile, introducendo una semplice disposizione amministrativa ovvero l’obbligo di emettere fatture separate per le pratiche abortive sui premi assicurativi, col fine di ridurre abusi ed i versamenti impropri. Il provvedimento è in linea con i propositi del Congresso americano ed, in ogni caso, col forte impegno pro-life già più volte espresso e dimostrato dal Presidente Trump.

Tutti coloro che aderiscono ad un piano sanitario vengono pertanto preventivamente informati se questo copra anche i servizi abortivi, così da consentire loro di decidere liberamente se pagarli o meno, evitando però, in caso di rifiuto, qualsivoglia penalizzazione sulla polizza stipulata.

In 12 dei 24 Stati più il Distretto della Columbia, che offrono piani assicurativi derivati dall’Obamacare e finanziati dai contribuenti, oltre l’80% copre ora l’aborto solo su esplicita richiesta od in forma facoltativa.

Se, grazie all’amministrazione Trump, gli Usa stanno cercando di correre ai ripari e di invertire la tendenza a favore della vita nascente, dall’altra parte del pianeta, in Europa, si comincia a fare i conti con un autentico inverno demografico assolutamente provocato dalla foga abortista ed eutanasica espressa dai movimenti radicali, soprattutto dalle Sinistre, causa di troppi morti e con pochi vivi: secondo il prestigioso quotidiano iberico Abc, al trascorrere di ogni generazione, la Spagna perde circa il 40% della propria popolazione. È questo l’effetto più evidente provocato dall’assenza totale di nascite. A dirlo a chiare lettere, sono le statistiche elaborate dalla Fondazione Renacimiento Demográfico, il cui presidente, Gonzalo Babé, ha commentato: «Siamo passati da molte culle a molti capelli grigi».

Come spiega il direttore generale della Fondazione, Alejandro Macarrón, nel 1976 la Spagna aveva 36 milioni di abitanti, praticamente zero stranieri e 677 mila nuovi nati. Nel 2017, gli abitanti sono divenuti 46,5 milioni, di cui oltre 6 milioni di immigrati, ma i neonati sono divenuti solo 391 mila.

Anche l’Istituto nazionale di Statistica iberico fa notare come quest’anno nel primo semestre siano nati meno di 177 mila bambini in tutto il Paese, toccando il fondo: è, infatti, il dato peggiore registrato dal 1941 ad oggi, dato oltre tutto in continua flessione. Il tasso di fertilità (1,26 figli per donna) è tra i più bassi al mondo ed è inferiore alla soglia critica di 1,5, soglia ritenuta necessaria per assicurare un futuro.

Di questo passo, secondo gli esperti, si giungerà ben presto ad una maternità zero ovvero ad un punto di non ritorno. Non solo. Sono da mettere in conto anche pesanti ripercussioni sociali: dalle progressive, ma inarrestabili chiusure dei reparti di ostetricia e di pediatria, dei nidi e delle scuole, con un conseguente incremento della disoccupazione tra educatori ed insegnanti, al crollo del prodotto interno lordo nell’ultimo trentennio, dovuto al contrarsi della massa dei consumatori. Entro un quarto di secolo si prevede un crollo nella qualità della vita tra gli anziani ed un numero annuo di nuovi pensionati di gran lunga superiore a quelli deceduti. Di conseguenza potrebbe essere ulteriormente aumentata l’età lavorativa, per far fronte al venir meno della forza-lavoro giovane.

Osserva il dott. Macarrón, già citato: «Ci preoccupiamo solo delle pensioni, ma il 40% delle famiglie spagnole è già monoparentale e la solitudine è un’epidemia, che sta minando la nostra salute». Duro il giudizio di Javier Rodriguez, direttore del Forum delle Famiglie spagnolo: «La Spagna è un Paese egoista, noioso, privo di innocenza, di speranza e di futuro. Un Paese, in attesa delle propria irrimediabile estinzione, poiché ha scartato l’esperienza più trascendente di tutte, quella della famiglia». Gli spagnoli davvero sono disposti a pagare questo prezzo? E, con loro, anche l’Occidente?

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