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Così si uniscono arte, fede e tradizioni in Sicilia

Arte e Cultura18 Febbraio 2019
Testo dell'audio

In Sicilia, cultura e fede, turismo e tradizione, religiosità e gastronomia, si uniscono in una straordinaria accoglienza che pone al visitatore soltanto l’imbarazzo di una scelta davvero ampissima.

Feste della devozione popolare

Un buon sistema può essere dunque coniugare un itinerario balneare, paesaggistico o artistico con una delle mille cerimonie cattoliche. A partire dalle più celebri come “u fistinu”, la festa di santa Rosalia a Palermo, con processione, sfilate in costume, luminarie e spettacolo pirotecnico seguiti da un’immensa marea umana.

Oppure la processione catanese della vergine Agata, dal 3 al 5 di febbraio, che commemora il ritorno delle reliquie da Costantinopoli: lo scrigno attraversa la città sospinto da centinaia di devoti in tunica bianca. Aprono, portate a spalle, le undici candelore in legno intagliato e dorato, simbolo delle corporazioni cittadine, protagoniste di una gara di forza e devozione lungo le salite cittadine.

Altre manifestazioni meno note sono però altrettanto suggestive. La Festa patronale del Santissimo Crocifisso e il Festival di musica sacra a Monreale; i Misteri e la Festa di San Giorgio a Ragusa nel mese di maggio, con rappresentazione in costume del martirio; la festa di san Giacomo il 24 e il 25 luglio a Caltagirone, quando i 142 gradini in ceramica della Scala di Santa Maria del Monte vengono illuminati con 4.000 ceri.

A Castelbuono il 27 luglio c’è invece la processione in onore della reliquia di sant’Anna, la patrona, a cui partecipano 20 corporazioni di arti e mestieri e che coinvolge persino i bambini, i quali seguono il simulacro della santa, un prezioso baule d’argento, portando i “coppi”, lanterne di carta colorata.

L’isola si ammanta di nero e di compassione, poi, durante i giorni che forse meglio esprimono la sua fede, quelli della settimana santa. Allora davvero la Sicilia brulica di manifestazioni sontuose e severe, sfarzose e contrite.

A Caltanisetta nei tre lunghi “giorni della Pena”, il mercoledì, giovedì e venerdì, incedono per la città le Vare, 15 superbi gruppi in cartapesta raffiguranti scene della Passione. I riti si concludono con la processione del Cristo nero, chiamato “Signore della città”.

A Noto, la reliquia della Santa Spina viene portata in processione il Venerdì, mentre la Pace, cioè l’incontro in piazza Municipio fra i simulacri della Vergine e del Cristo risorto, si svolge la domenica di Pasqua.

Religione e … cucina

Altro abbinamento imperdibile, quello tra le delizie della cucina locale e le loro talvolta insospettate origini religiose. Il marzapane o pasta reale, ad esempio, prende nome dalla Martorana, cioè la chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio a Palermo, così chiamata in onore di Eloisa Martorana, fondatrice del convento benedettino che ha dato nome ai tradizionali dolcetti: presentati in varie fogge, si basano più o meno sempre sullo stesso trionfo di mandorle, albumi e zucchero. Delizie che le monache preparano meglio di ogni altro pasticciere e benché, purtroppo, anche in Sicilia le vocazioni siano in crisi, la pregiata pasticceria conventuale resiste.

Rinomata ad Agrigento quella del duecentesco monastero cistercense di Santo Spirito, dentro l’intrico della città vecchia, dove grazie alla fatica delle consorelle nascono prelibatezze quali il particolarissimo cuscús dolce: frumento macinato, pistacchio, cioccolato a pezzi, zucchero e frutta candita.

Vedere, scoprire, conoscere e gustare tutto è impossibile. Anche perché spesso i segni più commoventi dell’arte e della fede siciliane si nascondono in un cortile semibuio, in un’edicola malridotta che ricorda la fede dei residenti o addirittura un miracolo, com’è per il quadretto di gesso raffigurante il Cuore Immacolato di Maria Santissima – a Siracusa, in via degli Orti di San Giorgio 11 – che la mattina del 29 agosto 1953 cominciò a lacrimare.

In questo caso il giudizio dell’episcopato siciliano fu positivo e confermato da Papa Pio XII, in un intervento alla Radio Vaticana. Altre volte il sigillo canonico non è giunto. Ma per i fedeli siciliani, questo non significa che la loro povera immaginetta non sia l’icona più importante del mondo.

 

Questo testo di Laura Battisti è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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