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Coscienza pronta e delicata

Teologia Morale30 Maggio 2023
Testo dell'audio

Oggi studieremo la coscienza pronta e delicata, così che poi, nel prossimo podcast, potremo parlare più specificamente della coscienza scrupolosa. Pronta è la coscienza che reagisce e si lascia indurre alla riflessione non solo da gravi perturbamenti e da problemi straordinari, ma anche da questioni e da avvenimenti di minor rilievo. Mentre la coscienza ottusa e pigra si muove difficilmente, non è vigile prima dell’azione e dopo aver agito non è capace di biasimarsi, la coscienza pronta invece impegna la ragione ad una attenzione rapida e facile sull’aspetto morale di ogni azione e ad una posizione cosciente di problemi.

 

La coscienza delicata d’altra parte, si pone in antitesi con la coscienza lassa. Essa riguarda il contenuto morale del pensare rivolto all’atto. La delicatezza dice l’inclinazione della coscienza (abituale) ad applicare, secondo verità, anche nelle piccole sfumature del bene e del male, la norma morale. La coscienza lassa invece dice la tendenza a minimizzare e a negare il significato e l’importanza della norma morale in questioni meno importanti.

 

Come ebbi a dire in qualche appuntamento precedente, tra le creature razionali, certamente la Madonna spicca per l’esercizio di queste due tipologie di coscienza. Per chi volesse approfondire ulteriormente questi aspetti psicologici e morali della Madre di Dio, consiglio vivamente la lettura dell’opera “Maria Santissima nel Vangelo”, scritta da Mons. Pier Carlo Landucci, un fine teologo e filosofo vissuto nel ‘900 e oggi Servo di Dio. In quest’opera, il lettore vedrà con ammirazione come la Madonna si è comportata in ogni circostanza della propria vita e con quanta ponderazione e prontezza abbia sempre scelto le parole e gli atti più perfetti confacenti ad una così mirabile creatura. Lo si vede, ad esempio, nel modo in cui risponde all’Arcangelo Gabriele nel giorno dell’Annunciazione, ma anche nella Visita a Santa Elisabetta e, passando per il ritrovamento di Gesù nel tempio, fino allo svolgimento della vita pubblica del suo diletto Figlio e alla Sua dolorosissima Passione. Tutto questo le è valso, a piena ragione, il titolo di Corredentrice per quanto non ancora dogmaticamente definito.

 

Poiché la coscienza si fonda essenzialmente sulla ragione, è chiaro che le linee fondamentali della coscienza pronta e delicata vanno trovate anzitutto nella formazione della coscienza razionale. Noi sappiamo però che nell’attività della coscienza interferiscono anche altri fattori spirituali e sensibili, specialmente la volontà e il sentimento, e che gli sbandamenti della coscienza non raramente sono causati da una colpa mortale. Allo sviluppo e alla conservazione della coscienza delicata contribuiscono molto, accanto ad un insegnamento fondamentale, l’educazione della gioventù, il dominio delle basse passoni, la pratica di una vita nobile della sensibilità, e soprattutto l’ubbidienza costante alla voce della coscienza. A queste condizioni etico-psicologiche, si aggiungono la condotta religiosa di vita, una viva fede in Dio, il camminare alla sua presenza, la preghiera e la meditazione. Tutte cose che la Santissima Vergine esercitava al massimo grado, essendo anche esente dalla colpa originale. Da ambedue i punti di vista è necessaria una seria conoscenza di se stessi e un regolare esame di coscienza. Importante per una esatta formazione della coscienza è:

 

  1. La conoscenza della sua essenza e della sua funzione;
  2. La comprensione della norma oggettiva e giusta della coscienza, della legge divina naturale e soprannaturale e della legge umana;
  3. Una revisione attenta della coscienza che implichi sia un esame della vita che un esame della confessione;
  4. Educazione ad un giusto habitus della coscienza (maturità della coscienza).

 

Correlative a queste proprietà sono la pesantezza, l’ottusità e la lassità della coscienza causate non solo dalla struttura psico-fisica o dall’istruzione manchevole, ma ancor più dalla cattiva educazione, dalla negligenza nella disciplina interiore di se stessi, dal prevalere dell’istinto, dalla violazione e dallo stordimento della coscienza. In una coscienza fortemente ottusa non sorge nessuna opposizione percettibile e viva anche dopo il peccato mortale; tuttavia rimane per lo più nella ragione morale, nell’intimo della coscienza, la conoscenza necessaria per rendere pienamente responsabile il peccatore della sua trasgressione.

 

In un mondo come quello in cui oggi viviamo si potrebbe essere persuasi che le coscienze sono così ottuse e ottenebrate dalle passioni disordinate da non esservi più responsabilità degli atti, quasi come se si agisse in una sorta di “ignoranza invincibile”. In effetti, soprattutto per i giovani totalmente immersi nella corruzione morale e spirituale del nostro tempo, che non hanno mai avuto un modello diverso da quello proposto (o meglio, imposto a mo’ di vero bombardamento) dai media, dai social, da internet, si potrebbe pensare che non siano responsabili degli atti oggettivamente terribili che compiono. Sono tuttavia convinto che quanto afferma il prof. Jolivet valga anche per loro: esiste, in particolare, un momento della loro vita in cui sono passati dall’innocenza battesimale alla corruzione. O, se non battezzati, una trasgressione consapevole di quella stessa legge morale naturale insita in qualsiasi essere umano in quanto uomo. Credo che quel momento possa ritenersi sufficiente per attribuire loro la responsabilità degli atti successivi compiuti con diversi gradi di gravità, per quanto questi, in se stessi, senza più espliciti richiami della coscienza, né antecedente, né concomitante, né conseguente. Tali atti, infatti, forse non sarebbero stati compiuti se, invece della trasgressione, si fosse ascoltata la voce della coscienza in quel momento di passaggio dall’innocenza alla colpevolezza. Queste ultime sono mie riflessioni personali, che possono essere smentite, ma ritengo possano essere verosimili.

 

A questo punto, ci diamo appuntamento al prossimo podcast in cui parleremo della coscienza scrupolosa.

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