Contro Darwin già a fine Ottocento

«La vita non è uno stato della materia ma l’essere del vivente»: così il filosofo Robert Spaemann intervenne ad un convegno con Benedetto XVI sul tema di creazione ed evoluzione. Questa posizione sottolinea come la vita si collochi ad un altro livello rispetto al piano materiale, come lo trascenda in tutto e per tutto. Un “livello superiore”, contestato soprattutto dalle cosiddette teorie evoluzioniste di stampo darwiniano.
Oggi lo sappiamo, il darwinismo è soltanto una teoria, quindi discutibile in tutto e per tutto, anche in campo strettamente scientifico. Dopo la sbornia del positivismo ottocentesco e nonostante vi siano ancora notevoli resistenze, certi “dogmi” laici cominciano a mostrare i loro limiti. Ma le cose non stavano così venti anni dopo la pubblicazione dell’Origine delle Specie (1859), quando Darwin spopolava in tutte gli atenei europei.
Eppure nel 1874, in pieno furore positivista, il gruppo di Cattolici bolognesi, seguendo le indicazioni del gesuita Padre Cornoldi, fondò l’Accademia filosofico-medica di S.Tommaso d’Aquino con l’obiettivo di rilanciare il tomismo quale criterio di giudizio nei confronti delle filosofie contemporanee, che stavano distruggendo l’unità sostanziale dell’uomo ovvero la sua spiritualità, la razionalità e l’immortalità.
Nell’ambito delle scienze naturali questo significava marcare una netta distanza contro ogni evoluzionismo materialista. Quest’opera per la difesa di un sano rapporto tra fede e ragione nacque a Bologna. Questo gruppo di Cattolici antirisorgimentali della città era animato da coraggio, capacità intellettuali e organizzative non comuni nell’Italia nascente.
Nell’ambito della difesa del principio creatore bisogna riconoscere due personalità che diedero un contributo rilevante, i dottori Marcellino Venturoli e Giuseppe Bianconi. Il primo, nato a Bologna nel 1828, dedicò tantissime energie all’Accademia, ma più in generale a tutto il movimento cattolico (sarà Presidente dell’Opera dei Congressi dal 1884 al 1889); il secondo, nato a Bologna nel 1809, si dedicò maggiormente agli studi, ma seppe anche rinunciare alla cattedra universitaria, quando nel 1864 rifiutò di giurare di fronte alle neoautorità italiane, per mantenere intatta la sua posizione di coscienza in merito al ruolo del Papato. Entrambi hanno scritto testi di dura critica epistemologica alle scienze naturali del tempo.
Di Venturoli ricordiamo ad esempio Del Materialismo e Panteismo nelle Scienze naturali (1875), e di Bianconi il celebre La teoria darwniana e la creazione detta indipendente (1875), pubblicata prima in francese e poi in italiano. Il confronto del Bianconi con Darwin è serrato e articolato, anche rispettoso delle intuizioni dell’inglese e ancora oggi viene riconosciuto come un tentativo serio di critica scientifica al darwinismo. Molta acqua è passata sotto i ponti, ma va riconosciuta la perenne validità della filosofia, che i due cattolici bolognesi applicarono alle proprie riflessioni. Come ricordava Benedetto XVI nel 2006, «negare la trascendenza dell’uomo rispetto al mondo materiale comporterebbe la perdita di ciò che è umano nell’uomo» Venturoli e Bianconi lo sapevano molto bene. E noi?
Questo testo di Lorenzo Bertocchi è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it