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Commento al Trattato della Vera devozione alla Santa Vergine di san Luigi Maria Grignion di Montfort – Parte XXIII

Il Trattato della Vera devozione alla Santa Vergine23 Maggio 2020
Testo dell'audio

Dio è tutto, noi siamo niente. Questa verità profonda è difficile da capire, più difficile ancora da praticare nelle sue conseguenze. Ma è la pura verità.

“Pertanto – afferma san Luigi al n. 80 c’è forse da meravigliarsi se Nostro Signore disse che colui il quale vuole seguirlo dovrà rinunciare a sé stesso e odiare l’anima sua, poiché salva la sua anima chi l’odia e la perde chi l’ama? Questa sapienza infinita, che non impone comandamenti senza motivo, ci ordina di odiare noi stessi soltanto perché siamo grandemente degni di odio: niente di più degno d’amore che Dio, niente più degno di odio che noi stessi”.

Non basta amare Dio, bisogna odiare noi stessi; o meglio l’amore di Dio si misura dall’odio che portiamo verso noi stessi. Ancora una volta le parole di san Luigi esprimono con radicalità la dottrina delle due città di sant’Agostino: una città in cui l’amore di Dio è portato fino al disprezzo di sé, e un’altra città in cui l’amore di sé è portato fino al disprezzo di Dio.

Con ancora maggior radicalità alla parola disprezzo san Luigi sostituisce quella di odio, che significa separazione, separazione totale. Odiare non il proprio corpo, ma ciò che c’è di più profondo nella nostra anima. Certo noi siamo creati da Dio e tutto ciò che è creato da Dio è buono, ma la creatura è buona perché è creata e, in quanto creata, dipende in ogni attimo della sua esistenza da Dio. E’ buona la sua dipendenza da Dio. La creatura diviene cattiva quando si separa da Dio per divenire autonoma, autosufficiente.

Perciò, bisogna vuotarsi di quanto è cattivo in noi per “morire ogni giorno a noi stessi”, altrimenti “se non moriamo a noi stessi, e se le nostre devozioni, anche le più sante, non ci portano questa morte, non produrremo frutto di alcun valore” (n. 81). Che cosa significa “morire a noi stessi”? Significa non attaccarsi a nulla, distaccarsi da tutto. Ciò che san Paolo chiama “morire ogni giorno a noi stessi” (1 Cor, 15, 31) non è altro che servirsi delle cose del mondo senza provarne necessità. Per morire a noi stessi, riempirsi di Dio e diventare santi occorre scoprire, il grande mezzo, la vera strada, cioè la perfetta devozione alla Madonna.

Dopo avere esposto le cinque verità fondamentali che costituiscono il presupposto della vera devozione a Maria, san Luigi dedica un altro capitolo della sua opera, il terzo, a metterci in guardia contro le false devozioni a Maria, ed elenca sette specie di falsi devoti alla santa Vergine: cioè i devoti critici, che sono spiriti orgogliosi che non credono a nulla e criticano tutto (n. 93); i devoti scrupolosi, che temono di disonorare il figlio onorando la Madre (n. 94-95); i devoti esteriori, privi di spirito interiore (n. 96); i devoti presuntuosi, che sono peccatori in preda alle loro passioni (n. 97-101); i devoti incostanti, che praticano la devozione della Santa Vergine ad intervalli e secondo il loro capriccio (n. 101) ; i devoti ipocriti, che nascondono i loro peccati sotto un’apparente devozione alla Vergine (n. 102); i devoti interessati, che ricorrono alla Vergine solamente per ottenere qualche favore (n. 103).

La vera devozione invece deve essere interiore, tenera, che non significa sentimentale, ma semplice; santa; costante e disinteressata, cioè portare l’anima alla ricerca non di sé stessa, ma di Dio solo nella sua santa Madre. La vera devozione a Maria consiste in una completa rinuncia a noi stessi per appartenere completamente a Lei.

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