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Commento al Trattato della Vera devozione alla Santa Vergine di san Luigi Maria Grignion di Montfort – Parte XXI

Il Trattato della Vera devozione alla Santa Vergine21 Maggio 2020
Testo dell'audio

Il primo capitolo del Trattato della vera devozione di san Luigi Maria è stato un crescendo, fino agli ultimi numeri, dal 47 al 49, dedicato agli apostoli degli ultimi tempi. Nel secondo capitolo del Trattato, espone alcune verità fondamentali, che ci aiutano a capire in che cosa consiste esattamente la vera devozione a Maria.

Le verità fondamentali, esposte dal santo sono le seguenti:

La prima verità (nn. 61-67): Gesù Cristo è il fine ultimo della vera devozione a Maria.

La seconda verità (nn. 68-77): noi dobbiamo appartenere come schiavi di amore a Gesù Cristo e a Maria.

La terza verità (nn. 78-82). Dobbiamo vuotarci di quanto di cattivo è in noi, perché “le nostre migliori azioni sono ordinariamente contaminate e corrotte dal cattivo fondo che vi è in noi” (n. 78)

La quarta verità: (nn. 83-86). La nostra indegnità è tale che, per andare a Dio, abbiamo bisogno di un mediatore presso il mediatore, che è Gesù Cristo. “Così per andare a Gesù, bisogna andare a Maria, nostra mediatrice d’intercessione, come per andare all’eterno Padre bisogna andare a Gesù, nostro mediatore di redenzione” (n. 86)

La quinta verità (nn. 87-89): E’ difficilissimo, data la nostra fragilità, conservare in noi le grazie e i tesori ricevuti da Dio. La fedeltà a Dio è un miracolo della grazia e questo miracolo non è possibile senza Maria. Solo Maria ci può aiutare a conservare la grazia di Dio.

Soffermiamoci sulla terza verità, perché se non ci vuotiamo di quanto di cattivo è in noi, se non acquisiamo la virtù dell’umiltà se non apriamo il nostro cuore allo Spirito Santo, non possiamo andare avanti nella comprensione più profonda del messaggio del Trattato.

I numeri 78 e 79 sono tra i più radicali dell’opera di Montfort, perché contrappongono la verità del peccato originale e delle sue conseguenze alle utopia dell’uomo buono diffuse dall’umanesimo e dall’illuminismo. Ascoltiamo le dure, ma salutari parole di san Luigi:

“Per rendere la nostra anima degna dello Sposo celeste è necessario innanzi tutto conoscere con il lume dello Spirito Santo il nostro interno: incapacità ad ogni bene, debolezza in tutto, incostanza, indegnità per qualsiasi grazia, iniquità per il peccato dei nostri progenitori. Siamo stati tutti guastati, inaspriti, gonfiati e corrotti come il lievito inacidito rovina la massa in cui è messo. I peccati attuali commessi, ancorché perdonati, aumentarono la nostra depravazione e lasciarono cattivi residui nell’anima” (n. 79).

Continua il santo: “I nostri corpi sono così corrotti, che sono chiamati dallo Spirito Santo i corpi del peccato, concepiti, nutriti nel peccato e capaci di peccato, soggetti a infinite malattie, e che di giorno in giorno non generano che infezioni, vermi e corruzione”

Prima di parlare delle nostre anime il santo parla dei nostri corpi, perché è in essi che si vedono in maniera più evidente le conseguenze del peccato originale: le sofferenze fisiche, la malattia, la morte. Il nostro corpo, in seguito al peccato, ha in sé un germe di disgregazione fisica, che lo conduce al disfacimento e alla separazione dall’anima, il suo principio vitale. In questa separazione dell’anima dal corpo consiste la morte e la morte è la conseguenza del peccato. Il peccato ha introdotto nel mondo tutti i germi di decomposizione e di morte che sono sotto i nostri occhi, ma di cui talvolta fatichiamo a riconoscere la vera causa.

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