Commento al Trattato della Vera devozione alla Santa Vergine di san Luigi Maria Grignion di Montfort – Parte V

Dio Padre comunicò a Maria la propria fecondità, afferma san Luigi nel numero 17 del Trattato, “per darle il potere di produrre il Figlio suo e tutti i membri del suo corpo mistico”.
Maria ha ricevuto da Dio il potere di generare, che è il potere in cui le creature, rassomigliano di più al loro Creatore. Il potere di generare è chiamato fecondità. La fecondità per eccellenza è quella di una madre che mette al mondo un figlio. Questo atto è come un riflesso dell’atto creativo. La madre naturalmente non crea il bimbo che ha nel seno, perché è Dio che infonde al microscopico essere che ella ha concepito l’anima che gli dà la vita, ma l’atto del concepimento rimanda a quello di creazione, perché grazie ad esso un figlio di Dio è tratto dal nulla.
La fecondità è’ l’espressione più alta dell’amore. San Tommaso d’Aquino dice che “Bonum est diffusivum sui”: il bene, l’amore, è in sé stesso fecondo, diffusivo, tende per sua natura ad espandersi. E Dio, sommo bene, è immensamente diffusivo e fecondo.
La Santissima Trinità è il mistero di un Dio che manifesta la sua fecondità ad intra, al suo interno, attraverso il movimento che congiunge il Padre al Figlio attraverso lo Spirito Santo, ma che poi manifesta ad extra questa fecondità con la creazione dell’universo.
Dio, per essere fecondo non ha alcun bisogno di creare, ma la creazione, che è da parte sua un atto gratuito, non necessario, esprime la fecondità dell’Amore divino. Fin dall’eternità, che non è un momento nel tempo, ma è l’eterno presente, Dio ha deciso e voluto creare un mondo in cui manifestare il suo amore e la sua gloria. E tutta la creazione è, potremmo dire, ordinata all’Incarnazione del Verbo.
Al numero 20 san Luigi afferma: “Lo Spirito Santo essendo sterile in Dio, cioè non producendo altra persona divina, divenne fecondo per mezzo di Maria, sposandola. Con lei, in lei e da lei egli formò il suo capolavoro, Dio fatto uomo e formerà fino alla fine del mondo i predestinati e i membri di questo capo adorabile” .
Entriamo nel cuore del Trattato: lo Spirito Santo, produce in Maria e per mezzo di Maria Gesù Cristo e i membri del Corpo Mistico. E’ il mistero dell’Incarnazione, “mistero di grazia – dice san Luigi – sconosciuto anche ai più dotti e spirituali tra i cristiani” (n. 21).
La Madonna, con il suo Fiat, ha partecipato attivamente alla realizzazione di questo Mistero. Dio ha chiesto infatti a Maria il consenso per realizzare il suo mistico matrimonio con lo Spirito Santo. Non si trattò di un atto puramente formale. Nello spazio di un attimo, un attimo lungo come l’eternità, l’attimo che seguì all’annuncio dell’Arcangelo Gabriele, Maria vide il futuro, ma non vide solo l’immensa grandezza della sua missione; vide anche lo straziante dolore della Passione. Le fu chiesto in quel momento dall’Angelo il consenso a tutti i dolori che Ella e il suo divin Figlio avrebbero sofferto. Fu una mistica passione dell’anima, quella che precedette il suo Fiat. Fu, prima ancora che la spada di Simeone trafiggesse il suo cuore nel tempio, il momento in cui ella accettò di essere la donna dei dolori, l’Addolorata, per compiere la missione che Dio le assegnava. Ma ogni dolore svanì nell’immensità del suo gaudio. Il Fiat di Maria, fu un atto di eroica conformità alla volontà di Dio e fu anche il più perfetto atto libero della storia. Perché non c’è vera libertà al di fuori del Bene e del Vero e Maria con il suo Fiat abbraccio l’immenso bene, la Verità infinita con tutto l’amore di cui una creatura mai fu capace. Atto di perfetta libertà, ma anche di perfetta dipendenza da Dio, che avrebbe avuto conseguenze straordinarie: perché quest’atto avrebbe generato l’Uomo-Dio e il Suo Corpo Mistico, la Santa Chiesa. Ella meritò di essere corredentrice.