Commento al Trattato della Vera devozione alla Santa Vergine di san Luigi Maria Grignion di Montfort – Parte II

Il Trattato della vera devozione a Maria di san Luigi Maria Grignon di Montfort è diviso in otto capitoli, preceduti da una Introduzione e seguiti da un supplemento dedicato al modo di praticare la devozione nella santa comunione. Nella sua opera, veramente ispirata dalla grazia divina, il santo francese procede attraverso brevi paragrafi, in tutto duecentosessantacinque punti.
Seguiremo questa numerazione, ma non avendo la possibilità di analizzare e meditare questi punti uno per uno, ci limiteremo a scegliere quelli che ci sembrano i più importanti e a mostrare la logica concatenazione che li lega all’interno di tutto il Trattato.
Di fondamentale importanza è l’Introduzione, in cui come abbiamo visto, al primo punto san Luigi Maria enuncia il principio-chiave della sua opera: “Per mezzo della Santissima Vergine Maria Gesù Cristo è venuto al mondo: ugualmente per mezzo di lei egli deve regnare nel mondo”.
Altrettanto importante è il secondo punto che segue: “Maria condusse una vita assai nascosta: per questo è chiamata dallo Spirito Santo e dalla Chiesa Alma Mater: Madre nascosta e segreta. La sua umiltà fu così profonda che ella non ebbe mai sulla terra attrattiva più potente e continua che quella di celarsi a sé stessa e ad ogni creatura, per non essere conosciuta che da Dio solo.”
L’umiltà di Maria è la causa dell’Incarnazione del Verbo. Il Santo lo ripeterà ai numeri 16 e seguenti del Trattato.
L’umiltà è la consapevolezza della propria piccolezza, del proprio nulla, di fronte alla immensa grandezza di Dio. L’umiltà è il fondamento della vita soprannaturale e si contrappone alla superbia. Nel Magnificat, una delle più belle preghiere cristiane, contenuta nel Vangelo di san Luca, la Madonna, assunta nella gloria, dice di sé Magnificat anima mea dominum, l’anima mia magnifica il Signore, “quia respexit humilitatem Ancillae suae”, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. La traduzione però non rende il senso profondo di quel respexit, che è lo sguardo in cui Dio sembra quasi contemplare il suo capolavoro, Maria. E nello stesso Magnificat, la Madonna dice che il Signore ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili: dispersit superbos mente cordis sui, deposuit potentes de sede, et exaltavit humiles.
In queste parole c’è tutta la storia della creazione, che si apre con un atto di superbia, quello di Lucifero e degli angeli ribelli, a cui si contrappone un atto di umiltà: quello di san Michele e degli angeli fedeli. E fino alla fine dei tempi superbia e umiltà si scontreranno nella storia,
La Madonna ha concentrato in sé, si può dire, l’umiltà di tutti i secoli. Ella, che era la prediletta di Dio, chiese al Signore di essere nascosta, di non essere conosciuta che da Lui solo. Dio. che gli aveva ispirato questa richiesta, la volle esaudire e, afferma san Luigi Maria al numero 3 del Trattato, “si compiacque di occultarla agli occhi degli uomini nella sua concezione, nella sua nascita, nella sua vita, nei suoi misteri, nella sua risurrezione ed assunzione, I suoi genitori stessi non la conoscevano; e gli Angeli spesso si domandavano l’un l’altro: “Chi è Costei?”, poiché l’Altissimo la nascondeva ai loro sguardi”.
Chi è Costei? Risuonano nei nostri cuori le parole di un’antifona gregoriana, tratte dal Cantico dei Cantici. Sono le parole con cui gli Angeli, e anche noi, ci chiediamo davanti a Maria: Quae est ista quae ascendit sicut aurora consurgens, pulchra ut luna, electa ut sol, terribilis ut castrorum acies ordinata? (Cantico dei Cantici, 3, 6): Chi è costei che avanza come l’aurora che sorge, bella come la luna, eletta come il sole, terribile come una schiera di soldati ordinati a battaglia?
E’ un mistero inesauribile, che il Trattato della vera devozione ci aiuta a penetrare un poco.