Canto antifonale e responsoriale

In Occidente era sin dall’inizio tradizione che al salmodiare del cantore fossero intercalati versi del popolo. Esisteva infatti un’apposita classe professionale di cantori ecclesiastici dei Salmi; l’ufficio di questi cantori, poi, si trasformò per lo più nell’Ordo dei lettori. Per le loro voci bianche, fresche e pervasive si scelse e si usarono di preferenza i pueri cantorum.
La maggior parte dell’alto clero riceveva la formazione clericale nelle scuole dei lettori. Una profonda innovazione del canto liturgico si ebbe quando, a metà del VI secolo, la forma antifonica si stabilì nella liturgia della Chiesa d’Oriente e in quella Latina d’Occidente. Essa è simile al canto responsoriale in quanto tutta l’assemblea la canta alternatamente, ma si differenzia da esso perché per il resto non ha un solo cantore, bensì due cori che si alternano cantando a vicenda i singoli versi. Abbiamo qui dunque dei cori che praticano il canto alternato ovvero la salmodia corale rispetto al salmeggiare di un singolo. Questa antifonia ha il vantaggio che “il canto dei Salmi si muove più rapidamente anche quando c’è una partecipazione più numerosa, non stanca molto, vivifica l’attenzione e rende attraente il canto” .
Così come il canto responsoriale fu ravvivato dal ritornello corale, altrettanto – da tempi remoti – si cercava di arricchire anche il canto antifonale aggiungendo dei versi per renderlo più interessante. A questo scopo, affinché i cantori si introducessero più facilmente nella 4 melodia del Salmo, lo si fece precedere da un breve canto detto “Antifona”, distinto dal Salmo. L’antifona, poi, era ripetuta non solamente alla fine del Salmo ma anche dopo tutti o dopo alcuni versi alternati, alla maniera di un ritornello. S. Basilio (375) illustra le due forme di canto – l’antifonica e la responsoriale – in uno scritto agli abitanti di Neocesarea: “La salmodia è identica e ben intonata in tutte le Chiese di Dio. Il popolo si alza durante la notte e si porta in chiesa, e dopo aver pregato, procede con il salmodiare. Poi, divisi in due gruppi, i fedeli salmeggiano a cori alternati, talvolta lasciano singoli cantori guidare il canto e tutti gli altri seguono; e quando hanno trascorso la notte in un così vario salmeggiare, allora intonano tutti come da una sola bocca e da un solo cuore il Salmo penitenziale”.
Le due forme fondamentali del canto liturgico dominano in eguale misura le quattro liturgie latine (romana, ambrosiana, gallicana, mozarabica). “Tutti conoscono il canto a una sola voce e quello corale, e sono concordi nel chiamarlo canto responsoriale e antifonale. Generalmente, il canto responsoriale è una melodia ampiamente sviluppata, adatta per un solista; mentre invece quello antifonico è più semplice, più o meno sillabico, così da essere opportunamente accessibile anche a coloro che non sono cantori provetti” (Wagner).
Le parti cantate della liturgia della Messa si dividono in due gruppi che, sotto diversi punti di vista, possiedono un carattere opposto: le une, in relazione col momento liturgico dell’anno in corso, sono sempre mutabili (Introito, Graduale, Offertorio, Comunione), mentre le altre, che fanno parte dell’Ordinario della messa (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei), non mutano mai il proprio testo.
Un tempo queste parti invariabili della Messa venivano cantate soprattutto dal popolo e dai chierici che stavano all’altare; per questo motivo le loro melodie erano semplici e non richiedevano una particolare bravura. Le melodie più belle e impegnative furono introdotte tra l’XI e il XII secolo; la loro esecuzione fu lasciata o assegnata alla schola cantorum. La circostanza che alla corte dei papi greci del VII e VIII secolo appartenessero anche chierici greci spiega il fatto che i canti in uso a Roma venissero poi cantati in lingua greca anche in altri luoghi. Avvenne così che, nel Medioevo, nell’abbazia di Sankt Blasien, nella Foresta Nera, si cantasse il Gloria sia in latino che in greco.
I canti mutabili hanno origine dalle salmodie, ma si distinguono nell’esecuzione musicale poiché gli uni sono responsori, o vengono cantati come tali, le altre sono cantate in maniera antifonale. Ai canti responsoriali della Messa appartengono il Graduale e l’Alleluia, mentre l’Introito, l’Offertorio e il salmo della Comunione sono di ordine antifonale.
Il canto responsoriale, il salmodiare ad una voce, intrecciato ai versi intercalati del popolo, risale all’epoca apostolica: è il più antico di tutti i canti della Messa. Si usava cantarlo soprattutto al termine delle letture bibliche per dare ai presenti l’opportunità di esprimere al Signore, col canto, i sentimenti e i propositi appena evocati e ispirati dalla Parola di Dio. Allo stesso tempo il canto offriva un gradevole diversivo, mantenendo l’attenzione sveglia e attiva. Perciò questo canto, tra le due letture, fu fin dall’inizio fine a sé stesso; mentre l’Introito, l’Offertorio e il salmo della Comunione furono introdotti più tardi per riempire gli spazi durante le cerimonie o gli atti sacri del culto.