Canada, dalla fede al secolarismo

Ai primi insediamenti aborigeni ed eschimesi dall’Asia fecero seguito prima il dominio francese, poi quello della Corona britannica, quindi la realizzazione di una Confederazione ed il varo recente della Costituzione: sono questi i cinque momenti caratterizzanti la storia del Canada, storia scandita, specie nel Québec, da una significativa e costante presenza francofona e cattolica. Solo nell’ultimo periodo è entrata in massa la secolarizzazione…
La storia del territorio noto come Canada può essere agevolmente suddivisa in cinque momenti fondamentali.
Il primo corrisponde all’arrivo, all’insediamento e alla distribuzione geografica delle prime nazioni aborigene (gli indiani) e successivamente degli Aleut e degli Inuit (gli eschimesi). Essi provenivano dall’Asia e arrivarono a ondate successive posteriormente al 20.000 a.C., dando origine a gruppi estremamente diversificati quanto a modi di sostentamento, culture e lingua. Sono undici le famiglie linguistiche aborigene presenti nel territorio dell’odierno Canada, dai pescatori Haida del Pacifico ai cacciatori Beothuk di Terranova, passando per i nomadi Siouan delle Praterie ed i semi-sedentari Algonquian della regione orientale.
I primi contatti con gli europei, rappresentati dai popoli del Nord Europa (i Vichinghi), che ebbero luogo in Groenlandia tra il 950 e il 1500 d.C. e a Terranova intorno al 1000, non lasciarono significative tracce biologiche o culturali. La nostra conoscenza di tale segmento cronologico (20.000 a.C.-1607) è molto lacunosa e si basa quasi esclusivamente sui pochi reperti archeologici rimasti, sulla paleontologia e sui recentissimi studi sulle differenziazioni progressive del DNA umano.
Il periodo francese
Il secondo segmento della storia del Canada corrisponde al periodo che va dal 1608 al 1763. Si tratta del cosiddetto periodo “francese”, la cui origine stabile corrisponde alla fondazione del villaggio di Québec. Questo segmento cronologico era stato preceduto da viaggi di esplorazione da parte di inglesi e francesi (a partire da Giovanni Caboto nel 1497), ma soprattutto dalle numerose spedizioni francesi e basche, che approfittavano dell’abbondanza di merluzzi, foche e balene al largo di Terranova e dell’odierna provincia della Nova Scotia. L’insediamento francese venne favorito dalla relativa facilità della navigazione lungo il fiume San Lorenzo, che consentiva l’accesso diretto all’interno del continente fino alla regione dei Grandi Laghi.
In assenza di una significativa immigrazione dalla Francia (nel 1750 le colonie britanniche del continente avevano 1.206.000 abitanti contro i 51.900 della Nuova Francia), occorse circa mezzo secolo prima che la Nuova Francia acquisisse uno status di colonia piccola, ma stabile. La sua sopravvivenza iniziale dipese sostanzialmente dallo sforzo economico della Chiesa cattolica francese, che aveva a cuore il benessere spirituale degli indiani, e dal numero ridotto di questi ultimi, che erano stati indeboliti dalle malattie involontariamente portate dai francesi e che comunque non si sentivano minacciati da una presenza francese a carattere soprattutto commerciale.
Al culmine della sua espansione, intorno al 1713, la Nuova Francia includeva un immenso territorio, che andava da Terranova e Acadia sulla costa orientale (le odierne province di Nova Scotia e New Brunswick) alla regione detta Canada (gli insediamenti posti lungo il San Lorenzo) fino ai Grandi Laghi e all’odierno Midwest statunitense, infine, in direzione sud, fino alla Louisiana.
Il Nord-America britannico
Ma eccoci al terzo momento della storia canadese, quello del Nord-America Britannico (1763-1867). Dopo la Pace di Parigi (1763) seguita alla Guerra dei Sette Anni, la corona francese cedette il Canada alla Gran Bretagna. La regione posta lungo il fiume San Lorenzo, dal Golfo omonimo fino a Montréal, venne trasformata in Provincia del Québec, successivamente ribattezzata Lower Canada (e poi nuovamente Québec). Perse tredici tra le sue colonie continentali (i nuovi Stati Uniti) a seguito della Pace di Parigi-Versailles (1783), che concluse la Guerra per l’Indipendenza Americana; le restanti province (Nova Scotia, New Brunswick, Prince Edward Island e Upper Canada) vennero a formare il nuovo Nord-America Britannico, un insieme di province direttamente dipendenti dalla corona o dal parlamento britannici, senza alcun legame formale tra loro.
Questo terzo segmento cronologico fu caratterizzato, tra l’altro, dall’arrivo di un grande flusso di nuova immigrazione. Lealisti in fuga dagli Stati Uniti rivoluzionari trovarono rifugio nelle province marittime (Nova Scotia e New Brunswick), dove spesso il loro numero fu superiore a quello degli antichi abitanti di lingua inglese o francese. Irlandesi e scozzesi delle Highlands, molti dei quali di religione cattolica, fuggirono la povertà delle loro terre di origine per riversarsi in gran numero tanto a Terranova e nelle province marittime quanto nella nuova provincia dell’Upper Canada (poi Ontario), dove spesso fecero della religione cattolica la religione maggioritaria, pur in un contesto linguistico prevalentemente anglofono.
La leadership cattolica
La Provincia del Québec non soltanto continuò a essere prevalentemente francofona, ma in essa la Chiesa cattolica assunse una enorme importanza grazie al suo ruolo di unico interlocutore istituzionale dei funzionari britannici, quasi tutti di religione anglicana. Il ruolo di leadership della Chiesa venne ufficialmente riconosciuto dalla corona sia nell’approvazione della presenza di un vescovo cattolico a Québec (1766), sia nel riconoscimento giuridico della comunità cattolica (Quebec Act, 1774).
Il periodo del Nord-America Britannico fu anche caratterizzato dalla notevole crescita economica delle province del Québec e dell’Ontario, da una sempre maggiore collaborazione tra le varie province, dalla crescente ostilità delle stesse verso i vicini americani, questi ultimi particolarmente aggressivi verso i loro confini (la vittoriosa guerra contro il Messico terminò nel 1848), nonché da un’espansione verso i territori dell’Ovest. Tale espansione, pur assumendo dimensioni molto ridotte rispetto a quella degli Stati Uniti, portò alla creazione delle nuove province della British Columbia (1858) e del Manitoba (1870). In questo stesso periodo si manifestava sempre più la nuova politica imperiale britannica di disimpegno economico e militare nei confronti delle sue colonie a predominio anglofono e il processo di trasferimento delle responsabilità fiscali e istituzionali dal Parlamento britannico alle autorità provinciali.
Dominion of Canada
Con il consenso di tutte le parti (e quindi senza alcuna rottura traumatica simile a ciò che fu la Rivoluzione Americana per i vicini del Sud), nel 1867 il Parlamento britannico approvò una legge nota come British North America Act, che suggellava la creazione del Dominion of Canada, inaugurando cosi il quarto segmento cronologico della storia del Paese (1867-1982). Il Dominion fu il primo tassello di quella Confederazione canadese alla quale in un primo tempo aderirono soltanto Nova Scotia, New Brunswick, Québec e Ontario, poi fecero seguito tutte le altre province. Terranova, ultima provincia ad aderire, lo fece nel 1947, mentre Saskatchewan e Alberta, create nel 1905, entrarono automaticamente a far parte del Dominion.
Il BNA Act rappresentava il felice compromesso tra le richieste di autonomia da parte delle singole province e le esigenze di unificazione politica ed economica, compromesso che gli Stati Uniti, precipitati tra il 1861 e il 1865 in una sanguinosa Guerra Civile, non erano stati in grado di trovare. L’elemento cardine del nuovo ordine era il riconoscimento del fatto che il Dominion si incardinava sui due popoli “fondatori”, quello di lingua inglese e quello di lingua francese, e che soprattutto a quest’ultimo andavano garantiti quei caratteri nazionali, che sostanzialmente consistevano nell’uso della lingua francese e nella pratica della religione cattolica.
Dal punto di vista della politica internazionale, dopo il 1867 il Canada continuò a svolgere un ruolo subordinato a Londra nel contesto dell’impero britannico, ma senza avere una significativa voce in capitolo. Una svolta fondamentale si ebbe nel 1931 con l’approvazione da parte di Londra dello Statuto di Westminster, secondo la quale i sei Dominions (Canada, Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa, Irlanda e Terranova) ottenevano la completa indipendenza legislativa, anche se poi spettava ai singoli Paesi scegliere se e quando applicare nei fatti il deliberato di Westminster.
Il Canada scelse ancora una volta la via del compromesso: formalmente i canadesi rimasero cittadini britannici ed erano rappresentati dal Parlamento britannico fino all’approvazione della legge sulla cittadinanza nel 1946, successiva al forte impegno canadese nella Seconda Guerra Mondiale. Ad ogni modo, al di là di differenze anche significative con i propri alleati (si vedano la crisi di Suez del 1956 e la Guerra del Vietnam del 1964-1975), il Canada gravitò sempre nell’area occidentale e anticomunista.
La “Rivoluzione Tranquilla”
La cosiddetta “Rivoluzione Tranquilla”, che ebbe luogo nella provincia del Québec negli anni 1960-1966, rappresentò un momento di grande importanza sia per la provincia stessa, che da molto cattolica si trasformò in una delle più secolarizzate (dopo oltre un secolo e mezzo di leadership della Chiesa cattolica), sia per il resto del Canada, che, soprattutto sotto la guida del primo ministro Pierre Elliott Trudeau (1968-1979, 1980-1984), osteggiò duramente la politica separatista del nuovo Québec, da una parte imponendo al Paese il rafforzamento del bilinguismo anglo-francese (Legge sulle lingue ufficiali, 1969), dall’altro giocando la carta del multiculturalismo (Legge sul multiculturalismo canadese, 1988), onde indebolire il nazionalismo francofono. I due referendum separatisti promulgati dalla Provincia del Québec (1980, 1995) non superarono, seppure di pochissimo, la soglia richiesta.
La Costituzione
Fu proprio il primo ministro Trudeau a inaugurare, nel 1982, il più recente segmento della storia del Canada con la promulgazione di una Costituzione canadese (che a tutti gli effetti sostituiva il British North America Act del 1867 e dunque decretava la fine anche formale della sovranità parlamentare britannica sul Canada) e di una Carta canadese dei diritti delle libertà che insisteva sul carattere multiculturale del Paese e riconosceva il carattere fondativo del principio di comunità a discapito della centralità dell’individuo, tradizionalmente riconosciuta tanto dalla Common Law britannica quanto dalla Costituzione degli Stati Uniti.
Dal 2015 è primo ministro del Canada Justin Trudeau, che trent’anni dopo il padre Pierre e una serie di primi ministri conservatori (nella sostanza, anche se non sempre appartenenti a tale partito), sembra ripercorrerne le orme, benché ormai il separatismo quebecchese non sia che un lontano ricordo.
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Questo testo di Luca Codignola è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it