Brigida, il fiore svedese che sbocciò a Roma

Chi percorre per la prima volta le piazze di Roma, non può astenersi da un moto di stupore quando arriva all’ampio largo che sbocca sulla grandezza austera e semplice eppure armoniosa e bella di Palazzo Farnese. Il barocco più sorridente e ameno di Piazza di Spagna o di Piazza Navona cedono il passo a un linguaggio architettonico che ancora rammenta la severità della fortezza medioevale, nonostante ci si stia davanti a uno dei più pregiati capolavori del Rinascimento.
Il palazzo oggi dà il nome alla intera piazza, la quale nel Medioevo era semplicemente una estensione della vicina Campo de’ Fiori.
Sintonizzandosi bene con la solenne maestà del palazzo, vediamo a un angolo un lieve e leggiadro campanile sovrastante una chiesetta. Affianco alla Chiesa vediamo una semplice palazzina oggi molto ristrutturata, ma risalente in origine al Medioevo.
In quel posto visse per più di due decenni una delle figure più gloriose della sterminata storia di santi accolti dal dedalo dei vicoli romani: santa Brigida di Svezia. Lì si conservano le sue stanze e il suo arredamento e fra quelle pareti è rimasto catturato qualcosa del suo spirito.
Portavoce di Dio
Oggi è inimmaginabile concepire il protagonismo immenso di questa figura del Trecento nella storia dell’Urbe. Lei fu un fiore del Nord Europa sbocciato appieno, formidabilmente, nella terra imbevuta col sangue dei martiri.
Brigida, come Gertrude, come Ildegarda e Caterina da Siena sono mistiche sublimi ma pronte all’azione immediata forti dal loro grande ascendente; sono i “portavoce” di Dio in un’epoca di grande crisi, personaggi di dimensioni quasi bibliche.
Triste e depressa fu la Roma del Trecento durante l’esilio dei Papi ad Avignone, ma Dio non mancò di farle sentire la sua voce attraverso grandi profeti. Queste notevoli figure femminili mettono inoltre in risalto l’importanza del ruolo della donne nella Chiesa e nella società medievali, che venne poi smarrendosi nei secoli successivi.
Brigida è perfettamente consapevole della sua immane missione, e convinse notevoli personalità ecclesiastiche ad accompagnarla in essa. Infatti, alti prelati la seguiranno su e giù nei suoi percorsi fungendo persino da segretari al fine di prendere note delle sue visioni e rivelazioni, per poi recarsi dai cardinali e dai principi a riferirle.
Brigida era tuttavia una semplice laica, madre di numerosa prole, figlia e vedova di grandi magistrati, imparentata con la famiglia reale dei Folkung. Nacque col secolo che vede il Papato umiliato ad Anagni e poco dopo trascinato nell’esilio.
Da molto piccola incomincia a sperimentare i grandi fenomeni soprannaturali che l’accompagnano tutta la vita. Le sue meditazioni s’incentrano sulla Passione di Nostro Signore e sulla crisi che allora affligge la Chiesa. Le sue visioni panoramiche somigliano ai mosaici di Ravenna o di Torcello, alle grandi cattedrali gotiche. L’universo è un grandioso libro la cui narrazione canta la gloria di Dio, su chi tutto converge e che tutto ordina e spiega.
Il suo habitat familiare, costituito da giuristi notevoli, la ispirava a contemplare permanentemente l’umanità messa alla prova in una immensa sala di tribunale davanti al Supremo Giudice. Le sue descrizioni sono di una tale forza che diventeranno eccelse pagine di letteratura.
Profeta, predicatrice, fondatrice
Rimasta vedova, è Cristo stesso che la investe di una nuova vocazione:
«Tu sarai la mia sposa e il mio portavoce, tu vedrai e udirai cose spirituali e segreti celesti, e il mio Spirito rimarrà con te fino alla morte».
E Brigida consumerà nell’amore per Lui gli anni terreni che le restano. Ma la sua missione va oltre il vedere e l’ascoltare, ed è ancora una volta il Signore che gliela traccia con nitidezza: dovrà essere predicatrice e profeta; fustigare gli errori del suo tempo; annunciare miserie e calamità al fine di convertire i peccatori, richiamando al dovere anche i più potenti, persino il Pontefice Romano.
Brigida dimostrerà sempre che agisce però per puro e disinteressato amore alla cattedra di Pietro, alla quale praticamente ha votato la sua vita. Dovrà fondare inoltre una famiglia religiosa che si prolunga fino ai nostri giorni: l’Ordine del Ss.mo Salvatore.
E la “strega” aveva ragione
Il mandato di ambasciatrice del Cielo comporta un compito storico molto specifico: riportare il Papa da Avignone presso le reliquie degli Apostoli Pietro e Paolo, quel posto dal quale non avrebbe mai dovuto allontanarsi. È lo stesso Nostro Signore che le preannuncia che lei vedrà a Roma sia il Papa che l’Imperatore.
Lei, col pio seguito di ecclesiastici e di donne che l’accompagnano, si trasferirà nell’Urbe dove morirà un quarto di secolo dopo. Tuttavia niente rende verosimile il raggiungimento di questo scopo. Molti coetanei la ritengono fuori di testa, come spesso succede con le persone imbevute da Dio. Annuncia catastrofi se non si mette fine al “tradimento”, è il termine che usa, dell’esilio dei Papi.
Dal Signore ascolta severissimi giudizi persino sui suoi Vicari, così sovente pusillanimi e troppo attaccati alla loro terra francese nonché paurosi della instabilità romana. I suoi più vicini consiglieri spirituali le sconsigliano di riferire questi giudizi. Lei non teme e si arrangia in modo di comunicarli agli alti destinatari.
Qualcuno mormora “la vecchia è matta”. Si trama al fine di farla finire sul rogo come una qualsiasi strega. In certi giorni lei e sua figlia, la futura santa Caterina di Svezia, non possono neanche uscire per strada. Ma Dio smentirà gli uomini confermando appieno il suo portavoce: Brigida non morirà prima di avere visto a Roma sia il Papa Urbano V che l’Imperatore Carlo, che va umilmente a Monte Mario a prendere dalle briglie il destriero che porta il Vicario di Cristo nel suo rientro nell’Urbe.
Al Pontefice si rivolge tuttavia con parole di fuoco sullo stato della Chiesa:
«Il ritorno della sede a Roma è gradito ma Egli prova orrore per i danni e la rovina della sua Santa Chiesa, perché essa ha la porta che si curva verso terra più di quanto dovrebbe».
Ormai il trionfo di Brigida è palese agli occhi di tutti: aveva predetto questi eventi da due decenni in mezzo alle ironie e all’odio.
La tappa finale verso la gloria eterna
Conclusa la grande missione a Roma, si accinge a compiere, anziana e stanca, l’ultima parte della sua vicenda terrena secondo quanto Cristo le aveva promesso decadi prima nella sua patria svedese. Cioè, ella si reca in Terra Santa accompagnata dal suo seguito di prelati e pie donne e lì riceverà rivelazioni immensamente consolatrici, arricchite da stupefacenti dettagli e notizie, su quanto avvenne in quei sacri luoghi sia durante la Passione a Gerusalemme che durante la nascita del Bambino Gesù a Betlemme.
Estenuata fisicamente e mentalmente da queste fortissime ma dolci impressioni, Brigida torna nei vecchi rioni di Roma, da dove ancora avverte tutti della grave svolta in atto sia nel corpo sociale che nella Chiesa, la quale preannuncia i segni di una grande crisi della Cristianità, affermando che i due principali responsabili soni i peccati di superbia e di sensualità. Ma parla “irradiando luce e serenità”, come riferiranno i testimoni al suo processo di canonizzazione.
La fiamma ardente di amore a Cristo sta per spegnersi agli occhi degli uomini. La sua preoccupazione è che alcune cose che Nostro Signore le ha rivelate non le vedrà compiute, in modo particolare, la definitiva restaurazione della sede pontificia a Roma. Ma Gesù la rassicura: le generazioni a lei contemporanee sono state segnate dalla ingratitudine e dalla cecità. Ma verranno coloro che metteranno in atto quanto Dio le ha comunicato. E così infatti avverrà.
Muore nel 1373. La sua fama ormai è tale che il Papa la canonizza nemmeno venti anni dopo, nel 1391.
Questo testo di Juan Miguel Montes è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it