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Beati misericordes

Catechesi25 Maggio 2020
Testo dell'audio

E qui sorge spontanea la domanda, che cosa faccia Iddio di quell’eccedenza di suffragi ch’egli rifiuta di applicare al defunto, al quale individualmente erano diretti. A noi pare probabilissimo ed in tutto conforme alle leggi della giustizia distributiva, che queste preghiere non vadano perdute, ma che siano applicate ad altre anime che a Dio meglio piace di sollevare. S. Caterina da Genova così si esprime a tal proposito: – “Quando le persone del mondo offrono a Dio preghiere ed elemosine per diminuire le pene delle anime del Purgatorio, queste anime hanno facoltà di distogliere il loro sguardo dall’oggetto divino che di continuo contemplano, per posarlo su questi atti di carità, ma li vengono solo nella bilancia della divina volontà, lasciando che Dio sovranamente disponga di tutto, affinché i suoi diritti siano soddisfatti nel modo che più piaccia alla sua infinita bontà.

Queste anime poi hanno ben ragione di rimettersi interamente alla bontà di Dio, perché ne’ suoi rapporti con loro non domina la giustizia, ma bensì l’amore. E come non dovrebbe amarle Egli che vede in esse le conquiste della sua passione e morte, le future abitatrici del cielo? Egli desidera la fine delle loro pene, e se la giustizia da un lato gli vincola le mani, dall’altro invita noi a soccorrerlo nelle sue membra sofferenti; Tibi derelictus est pauper, orphano tu eris adjutor! (Ps. 9, 34). Queste parole del Salmo si applicano molto bene a quelle anime. Iddio non può far nulla per trarle dalla miseria nella quale sono piombate, e quindi confida a noi la cura di aiutarle; sono esse orfane pel momento, e perciò c’invita ad averne cura”.

Nostro Signore apparendo un giorno a S. Geltrude, le disse: – Tutte le volte che liberi un’anima dal Purgatorio fai un atto a me sì gradito, che più non lo sarebbe se riscattassi me stesso dalla cattività. – Spesso nostro Signore si è perfino abbassato ad implorare dall’uomo suffragi per le sue care anime del Purgatorio. Potremmo citare molti di questi esempi, ma ci limiteremo solo al seguente che è raccontato da S. Teresa nel suo libro delle fondazioni (capo 10).

«Nel giorno dei morti l’illustre Don Bernardino di Mendoza mi fece dono di una casa e di un bel giardino situato in Valladolid, perché vi fondassi un monastero in onore della SS. Vergine. Due mesi dopo, questo gentiluomo caduto improvvisamente malato perdette la parola, e quantunque con segni esteriori mostrasse il desiderio di volersi confessare e la viva contrizione che aveva dei suoi peccati, tuttavia non poté farlo.

Morì egli, e sebbene allora io mi trovassi lontana dalla sua città, il Signore mi fece conoscere che Don Bernardino di Mendoza era salvo, ma che aveva però corso molto pericolo di dannarsi se la misericordia di Dio non si fosse esercitata sopra di lui in considerazione dei doni fatti al convento della Vergine SS. da me fondato; nondimeno l’anima sua non sarebbe potuta uscire dal Purgatorio prima che venisse celebrata nella nuova casa la prima Messa.

A tal notizia rimasi tanto commossa che quantunque desiderassi di affrettare più che fosse possibile l’altra fondazione del convento di Toledo, partii immediatamente per Valladolid per sollecitarvi il compimento dell’edificio del convento. Un giorno mentre stavo a Medina del Campo pregando in una chiesa, nostro Signore mi disse che cercassi di affrettare l’apertura del convento di Valladolid, perché l’anima di Mendoza era in preda ai più atroci tormenti.

Me ne partii all’istante sebbene non fossi affatto preparata al viaggio, ed arrivata a Valladolid il giorno della festa di S. Lorenzo, chiamai immediatamente gli operai ed imposi loro di terminare nel più breve tempo i muri del chiostro; e siccome questo lavoro richiedeva ancora qualche settimana, pregai il Vescovo di permettermi l’erezione di una cappella provvisoria per uso delle suore che mi avevano colà accompagnata; il che avendo ottenuto, appena compiuta la cappella, vi feci subito celebrar la Messa, e con mia gran gioia e sorpresa, mentre mi mossi per andare all’altare a ricevere la S. Comunione, vidi l’anima del nostro benefattore, il quale a mani giunte e col viso splendente, ringraziandomi di quanto io aveva fatto per liberarlo dal Purgatorio, se ne saliva al cielo».

Da ciò si può argomentare con quanta bontà ed amore Iddio s’interessi delle povere anime del Purgatorio. Queste amorose premure di colui che un giorno sarà nostro giudice ci spronino a pregar molto per quelle care sofferenti, affinché con questo mezzo ci si prepari un giudizio favorevole quando verrà l’ora suprema in cui dovremo comparire al tribunale di Dio e sperimentar forse i rigori della sua giustizia, poiché allora saranno felici i misericordiosi, perché sarà loro usata misericordia: Beati misericordes, quoniam ipsi misericordiam consequentur (Matth., 5, 7).

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