Avila. Scrigno di santi e pietre

Una terra di castelli, monasteri, piccoli borghi sullo sfondo di un cielo azzurrissimo, i caldi colori della meseta (l’altipiano castigliano) e tutt’attorno una corona di montagne dalle vette innevate. Pare uno scenario fiabesco, eppure esiste davvero. È la provincia di Ávila, circa 100 chilometri a nord-ovest di Madrid, nella parte meridionale della regione della Castiglia-León.
L’origine della città è incerta, probabilmente risale all’VIII secolo a.C., poi consolidata durante le dominazioni cartaginese e romana. Occupata dagli arabi dopo il 711 d.C., venne liberata da Alfonso VI nel 1088 e proprio a questo periodo risalgono le celeberrime mura, che cingono completamente il centro storico, ristrutturate per ordine di Filippo II alla fine del ‘500.
L’epoca aurea
L’epoca aurea di Ávila corrisponde al Siglo de oro spagnolo e ha legato indissolubilmente questa terra a due donne: Isabella di Castiglia e santa Teresa. La prima, regina di Castiglia dal 1474 al 1504, era nata nel 1451 nel castello di Madrigal de Las Altas Torres, un villaggio poco distante dalla città. Non destinata al trono, la giovane Isabella era cresciuta nelle distese assolate di Ávila, Arevalo e Madrigal fra campi di grano, pascoli e chiese romaniche. E qui, vinta l’inattesa guerra di successione per la corona di Castiglia, già adulta, imparò il latino, la diplomazia e l’arte di governo.
L’ambiziosa missione che si era data, quella di costruire la nazione spagnola, la costrinse a spostarsi nei suoi vasti domini, ma il legame con la regione natale non venne mai meno. Finanziò personalmente la costruzione e il restauro di chiese e monasteri, tra cui il magnifico convento domenicano di Santo Tomás, dove lei stessa e il marito Ferdinando risiedettero durante i soggiorni in città. Tanto zelo civile, sempre accompagnato da grande fervore religioso, creò le premesse sociali e culturali perché da queste terre nascesse una generazione di importanti santi e uomini di Chiesa.
E questo ci collega all’altra figura legata alla città di Ávila: santa Teresa, Dottore della Chiesa, di cui parliamo in altro articolo. Ávila ospita molte reliquie di santa Teresa del Gesù, tra cui un dito, che Francisco Franco volle tenere sul proprio comodino fino alla morte.
Patrimonio mondiale
Dichiarato patrimonio mondiale dall’Unesco, il centro storico di Ávila comprende, oltre alla cinta muraria, una magnifica cattedrale fortificata e un gran numero di chiese e palazzi gotici e rinascimentali, molti dei quali di carattere religioso. Fra essi particolare rilievo hanno il complesso monastico teresiano di San Giuseppe, il Real Monasterio de Santo Tomás e il Monasterio de la Encarnación.
La cattedrale di Cristo Salvatore è considerata il più antico esempio di gotico spagnolo, sebbene la sua costruzione fosse stata iniziata in stile romanico intorno al 1100. La pianta è a croce latina e l’abside è integrata nelle mura e faceva parte del sistema difensivo della città. La facciata principale è fiancheggiata da due torri, una delle quali incompiuta, mentre quella laterale, detta degli Apostoli, presenta possenti contrafforti. Sull’altro lato c’è un incantevole chiostro a pianta quadrata. Il coro e il chiostro furono aggiunti posteriormente, nel XVI secolo. La cappella maggiore è arricchita da una magnifica pala d’altare realizzata da Vasco de la Zarza, con pitture di Pedro Berruguete e Juan de Borgoña. Di grande pregio anche le vetrate quattrocentesche.
Il convento domenicano di Santo Tomás fu edificato su iniziativa dei Re Cattolici nel 1480. Esempio di tardo gotico spagnolo, la struttura si articola su tre chiostri e comprende, oltre agli ambienti dei frati, gli appartamenti reali, destinati ad ospitare i sovrani durante i soggiorni ad Ávila ed oggi utilizzati per due piccole esposizioni permanenti, una di storia naturale e una di arte orientale. Annessa al convento un’imponente chiesa che ospita il sepolcro dell’unico figlio maschio di Isabella e Ferdinando, Giovanni, prematuramente scomparso nel 1497. La Chiesa è arricchita con pregevoli dipinti e pale realizzati fra XV e XVIII secolo e prevalentemente raffiguranti scene di vita domenicana. Di grande effetto anche la sacrestia, sotto il cui pavimento pare si trovino i resti del grande inquisitore Tomás de Torquemada.
Questo testo di Andrea Giannotti è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. E’ possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it