Ad Te levavi animam meam

Con l’Avvento ha inizio l’anno liturgico: è il tempo di attesa della salvezza; il tempo della preparazione all’avvento del Signore con la Sua Redenzione. La venuta redentrice del Signore è triplice: il Suo discendere sulla terra divenendo uomo; il Suo entrare nei cuori tramite la Grazia e la Sua venuta alla fine del mondo per il Giudizio finale.
“La prima venuta fu umile e nascosta, la seconda è misteriosa e benevola, la terza sarà evidente e terribile”. Predominante nella liturgia è la celebrazione della prima venuta di Cristo con la Sua nascita nella stalla di Betlemme. Il continuo gioioso e nostalgico sentimento che si forma nella Chiesa trova ora nell’Introito delle quattro Messe domenicali la sua più conveniente espressione.
Ad Te levavi animam meam;
Deus meus, in Te confido, non
erubescam neque irrideant me inimici mei:
etenim universi, qui Te exspectant, non
confundentur. Vias Tuas, Domine, demonstra mihi: et
semitas Tuas edoce me.
Gloria Patri.
A Te levai l’anima mia; Dio mio,
confido in Te, non permettere che io sia
umiliato e che i miei nemici mi deridano:
poiché tutti quelli che sperano in Te non saranno confusi.
Mostrami le Tue vie, Signore, e insegnami i Tuoi sentieri.
Gloria al Padre.
Il Vangelo ricorda la fine del mondo, la maestosa venuta del Giudice; perciò innalziamo il cuore e il sentimento oltre le cose passeggere della terra e guardiamo a Dio, ultima nostra meta – a Cristo, “alla Luce eterna dei fedeli”. Con piena fiducia in Dio, imploriamo protezione e aiuto contro tutti i nemici della Salvezza, così come anche direzione e guida sulla via della virtù e sul sentiero della perfezione, affinché possiamo attendere fiduciosi la venuta del Giudice del Mondo.
“Popolo di Sion. Ecco che il Signore viene a salvare le genti: il Signore farà udire la Sua Voce maestosa e darà gioia ai vostri cuori. O Pastore d’Israele, ascolta, Tu che guidi, come un gregge, Giuseppe”.
La gioia si moltiplica alla promessa che il Signore stesso verrà a salvarci. Da buon Pastore vuole cercare la pecorella smarrita sulla Terra e salvarla. “Pascolerò le mie pecore” – così Egli dice – “e le farò riposare: andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata” (Ez. 34,15-16). Questa voce dolce e potente del buon Pastore deve certamente consolare e incoraggiare il nostro povero cuore.
“Siate sempre lieti nel Signore! Lo ripeto! Siate lieti. La vostra mitezza sia nota a tutti gli uomini. Il Signore vi è vicino. Non inquietatevi di nulla; ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre necessità con preghiere, con suppliche, con azioni di grazie“.